Cronaca

Vibo ad un passo dalla guerra di ‘ndrangheta: il piano per uccidere “Mommo” Macrì

Secondo quanto emerge dall'inchiesta "Rinascita" l'agguato era pronto ma i carabinieri l'hanno sventato scoprendo l'auto e lo scooter rubati parcheggiati in una piazza

Carabinier-e-Mommo-mACRI

Vibo è stata ad un passo da una guerra di mafia. E' quanto emerge dalle migliaia di pagine che costituiscono la monumentale inchiesta "Rinascita Scott". Le dichiarazioni del pentito Bartolomeo Arena confermano il clima di alta tensione che si respirava in città dove le 'ndrine dei "Ranisi" e dei "Cassarola" aveva ormai raggiunto livelli di allarme. E mentre Francesco Antonio Pardea - secondo quanto sostenuto dallo stesso Arena - stava preparando un agguato uccidere Rosario Pugliese, esponente di spicco del gruppo dei "Cassarola", c'era chi invece voleva fare la "festa" a Domenico Macrì, detto "Mommo", il capo dell'ala militare della 'ndrina dei "Ranisi".

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L'agguato sventato. Che a Vibo si stesse preparando un agguato era già in qualche modo emerso nell'aprile del 2018. L'ipotesi investigativa che emerge dall'inchiesta della Dda è che l'obiettivo sarebbe stato proprio "Mommo" Macrì, finito nel mirino del gruppo avverso per una serie di vicende che avevano creato tensioni tra i vari affiliati. I carabinieri del Nucleo radiomobile guidati dal tenente Luca Domizi avevano ritrovato in una piazza della città non lontana dal centro una Fiat Panda rubata qualche giorno prima a Lamezia Terme e uno scooter provento di un altro furto parcheggiati l'una al fianco dell'altro. All'interno dell'auto c'erano due caschi con visiera una pistola semiautomatica con caricatore e tredici colpi. (LEGGI QUI)

Una scoperta inquietante non avvenuta per caso visto che i militari del Norm avevano l’ordine all'epoca del fatto di controllare e verificare tutte le Fiat 500 e Fiat Panda, le auto più rubate in assoluto. E proprio seguendo questa direttiva che i carabinieri sono riusciti a scoprire in piazza Primo Maggio, nel centro cittadino, i due mezzi. Che fossero stati parcheggiati lì per programmare un agguato lo si era subito capito e il ritrovamento dell'auto e dello scooter ha probabilmente fatto saltare un piano già pronto. Si scopre ora che per la ricettazione della macchina, del motociclo e della pistola risulta indagato Francesco Paternò, detto "Cisca", ritenuto dagli inquirenti vicino ai "Pugliese-Cassarola" e finito in carcere anche per altri reati contestati dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro.

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