Cronaca

‘Ndrangheta a Vibo, le “nuove leve” del clan e le intimidazioni ai familiari di Mantella

Il pentito Bartolomeo Arena indaca agli inquirenti anche il presunto mandante ed esecutore materiale del ferimento dell'imprenditore vibonese Mazzotta

Vibo-e-Bartolomeo-Arena

Dai danneggiamenti ai Mantella al ferimento dell’imprenditore Mazzotta. Le “nuove leve” delle ‘ndrine vibonesi avevano creato il terrore in città. Nessuno poteva sfuggire alle loro pressioni, neanche i familiari del collaboratore di giustizia, vittime di alcuni atti intimidatori. Di questo e di molto altro ancora parla Bartolomeo Arena nei numerosi verbali inseriti tra le migliaia di pagine della maxi inchiesta “Rinascita Scott”. Quelli che un tempo erano i “soldati” e gli “azionisti” dell’ex boss “scissionista” Andrea Mantella sono cresciuti atteggiandosi a capi e avviando una vera e propria strategia allo scopo di prendersi la città.

Le intimidazioni ai Mantella. Il collaboratore di giustizia indica i presunti autori degli atti intimidatori ai familiari di Mantella: dall’incendio all’autovettura della sorella fino al danneggiamento del negozio della madre. Ad eseguire materialmente i due incendi appiccando il fuoco sarebbero stati – secondo quanto riferito da Arena – Marco Ferraro e Filippo Di Miceli su indicazione sua e dei Francesco Antonio Pardea. “Tali azioni – afferma il pentito – furono decise in quanto i familiari di Mantella, nonostante la collaborazione del loro congiunto, mantenevano un atteggiamento irriverente e ritenevano che i medesimi avessero contatti con il collaboratore”. Due danneggiamenti nel giro di pochi giorni con uno scopo ben preciso: “Ribadire che i Mantella – spiega Arena – non avevano più voce in capitolo”.

Il ferimento dell’imprenditore Mazzotta. Bartolomeo Arena fa luce anche sull’attentato ai danni di Maurizio Mazzotta, ferito a colpi d’arma da fuoco davanti alla porta della propria attività commerciale nel quartiere Affaccio lo scorso mese di gennaio. Anche in questo caso il mandante sarebbe stato Francesco Antonio Pardea mentre a sparare sarebbe stato Marco Ferraro. Secondo quanto riferito dal collaboratore di giustizia, Mazzotta era ritenuta una persona che denunciava facilmente: “Pertanto Pardea – spiega Arena – non volendo pagare gli acquisti fatti, pianificava il ferimento dell’imprenditore incaricandone Marco Ferraro”. Un’azione che sarebbe stata presa di iniziativa dal Pardea senza dare conto agli altri affiliati. “Dopo la sparatoria – continua Arena – l’imprenditore si sarebbe rivolto ai Lo Bianco tramite Giuseppe Manco, nipote di Paolino Lo Bianco per cui poi il Pardea se la sarebbe vista direttamente con Paolo Lo Bianco sperando di ottenere l’azzeramento del suo debito”.

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