Cronaca

Hotel 501 a Vibo, la Dda: “I soldi della cosca Lo Bianco-Barba reinvestiti nel prestigioso albergo”

Nelle casse della famiglia Mancini sarebbe finita la somma di 1.200.000 euro, parte della quale della cosiddetta "bacinella" della cosca

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Non trascura nulla l'inchiesta Rinascita-Scott. Anzi traccia le coordinate di tutti i movimenti e gli affari sul territorio.E nella rete tesa dal procuratore Nicola Gratteri finisce anche la gestione del 501 Hotel di Vibo prima e dopo il fallimento.

Prima del fallimento. Rispetto alle gestione Mancini, dall'inchiesta emerge come "Francesco Barba, Vincenzo Barba e Paolino Lo Bianco avessero attribuito a Giovanni Giuseppe Mancini (classe 1934), già controllore del pacchetto di maggioranza azionaria e con incarichi direttivi e di amministrazione, la titolarità di una parte del pacchetto azionario dell'Hotel 501, già di proprietà della 501 HOTEL S.P.A. (poi fallita), immettendo nelle casse della famiglia Mancini, la somma di 1.200.000 euro, parte dei quali (almeno circa 300.000 euro) facenti parte della cosiddetta "bacinella", ossia della cassa comune della cosca Lo Bianco e Barba e di altre consorterie alleate. Giovanni Giuseppe Macini aveva ricevuto "la somma di denaro sopra indicata e ne acquisiva formalmente la disponibilità, investendola nell'attività commerciale ed accettando di fungere da prestanome in relazione alla parte del pacchetto azionario riferibile a Francesco e Vincenzo Barba, operando congiuntamente con il defunto Carmelo Lo Bianco".




Dopo il fallimento. Sotto la lente della Dda finiscono anche la società Italian Trade ed i suoi membri: Paolo Antonio Basile, Salvatore AntoniO La Tassa, Nazzareno La Tassa, Mario Lo Riggio e Salvatore Malara, oltre che il boss Saverio Razionale. Devono rispondere di concorso di trasferimento fraudolento di valori in concorso tra loro con l'aggravante di favorire l'associazione con l'aggravante mafiosa. Secondo i magistrati, Basile Lo Riggio e Nazzareno La Tassa, "quali soci occulti di Italiantrade, avrebbero attribuito fittiziamente la titolarità delle quote della società ad Antonio Salvatore La Tassa e Salvatore Malara che ne accettavano consapevolmente la formale intestazione". Alcuni degli indagati nello specifico capitolo dell'inchiesta, "gestivano di fatto, quali soci occulti, la società che, nel frattempo prendeva in gestione dalla curatela fallimentare del Tribunale di Vibo, l'Hotel 501, di proprietà della fallita 501 Spa, con l'intento di acquistarlo, mandando al ribasso le aste indette dal Tribunale fallimentare e consentire alla cosca Lo Bianco-Barba di rientrare dall'investimento di 1,2 milioni di euro, costituenti provento dell'attività illecita dell'associazione mafiosa". Inoltre, "decidevano chi assumere a lavorare in albergo, utilizzando pubblicamente la struttura come sede di riferimento anche per scopi personali, organizzando eventi all'interno dell'hotel e selezionando i fornitori". E ancora, le stesse persone avrebbero da un lato "progettato impieghi futuri o si sarebbero lamentati di iniziative per loro discutibili assunte dalla locale prefettura per un eventuale impiego come centro per immigrati".

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