Cronaca

‘Ndrangheta a Vibo, quando il pentito Bartolomeo Arena svelò il piano per uccidere “Saro Cassarola”

Secondo il collaboratore di giustizia Francesco Antonio Pardea voleva vendicare lo zio scomparso per lupara bianca nel 1983

Cassarola-e-Armi

Rosario Pugliese, alias “Saro Cassarola”, 43 anni, esponente di spicco dell’omonima ‘ndrina, doveva essere ucciso. E’ quanto emerso dalle carte della maxi inchiesta “Rinascita Scott” coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro e condotta dai Carabinieri di Vibo Valentia. A rivelarlo, tempo addietro, agli inquirenti è stato il nuovo collaboratore di giustizia Bartolomeo Arena, l’uomo che con le sue dichiarazioni sta incastrando le “nuove leve” ricostruendo tentati omicidi, danneggiamenti, estorsioni commessi ai danni di imprenditori e commercianti a Vibo città.

Un agguato sventato. Secondo quanto dichiarato dal pentito, il gruppo dei “Ranisi” con in testa Francesco Antonio Pardea avrebbe pianificato nei dettagli l’agguato contro Pugliese da compiere in via Terravecchia, in prossimità del centro cittadino. Un omicidio che se compiuto avrebbe potuto scatenare una vera e propria guerra di mafia considerata lo spessore “criminale” delle vittima designata. Saro “Cassarola” doveva morire – secondo quanto riferito da Bartolomeo Arena agli inquirenti – per una vendetta. Sarebbe stato infatti uno dei responsabili dell’uccisione di Francesco Antonio Pardea, detto il “Filofoso”, zio di Pardea junior (porta lo stesso nome di battesimo) scomparso per lupara bianca nel lontano 1983. Ad eseguire l’omicidio dovevano essere – secondo quanto sostenuto da Arena – Marco Ferraro, detto Dandi, di Vibo e Filippo Grillo, 26 anni di Briatico ma residente al Nord.

L’arsenale di armi a Piscopio. Il piano sarebbe saltato per via del pentimento di Bartolomeo Arena e del ritrovamento il 20 ottobre scorso di un vero e proprio arsenale di armi nel centro abitato di Piscopio. Non l’armeria dei Piscopisani ma quella dei “Ranisi” che avrebbero murato in un immobile rustico pistole, fucile e kalashnikov pronti ad essere utilizzati per l’azione di fuoco che avrebbe potuto sconvolgere gli equilibri a Vibo. I Carabinieri hanno però scoperto tutto e nel corso di una serie di perquisizioni sono riusciti a trovare le armi disarmando la ‘ndrina e arrestando il presunto custode delle armi, Filippo De Miceli, 48 anni, incensurato. Al resto ha provveduto Bartolomeo Arena che con le sue dichiarazioni ha azzerato le cosche di Vibo.

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