Prima finanziere alla Dia di Catanzaro, poi alle dipendenze della presidenza del Consiglio. Michele Marinaro, 51 anni, nato a Leonberg in Germania e residente a Girifalco, nell’inchiesta Rinascita Scott, è indagato per concorso esterno in associazione mafiosa, rivelazione e utilizzazione dei segreti di uffici “per fatti commessi nel 2016 e ancora in atto”. In particolare in qualità di maresciallo della Guardia di Finanza in servizio alla Sezione operativa della Direzione investigativa Antimafia del capoluogo calabrese avrebbe fornito ai vertici dell’associazione Mancuso, tramite l’avvocato Giancarlo Pittelli, con il quale era in diretto e costante contatto, notizie sulle attività investigative in atto nei confronti degli esponenti della ‘ndrangheta vibonese, commettendo anche specifiche rivelazioni del segreto di ufficio e raccogliendo indebitamente e fuori verbale informazioni dai collaboratori di giustizia la cui escussione veniva delegata dall’autorità giudiziaria.
Il concorso esterno di Marinaro e i suoi rapporti con l’avvocato Pittelli. Dalle carte di Rinascita Scott è emerso come l’avvocato Pittelli fosse stato in grado di riferire al boss Luigi Mancuso alcune indiscrezioni relative al contenuto della collaborazione di Andrea Mantella. Il legale sarebbe stato puntuale nel dire che ci sarebbero stati duecentocinquanta omissis nel verbale del collaboratore, che sarebbe accaduto un macello su Vibo, che ci sarebbero stati numerosissimi arresti. Il legale avrebbe anche avuto da ridire sul fatto che da quando è arrivato Gratteri la Procura era stata blindata e non riusciva ad avere le stesse informazioni assicurate prima dai suoi canali. E in un’altra occasione, a proposito della sua necessità di scoprire notizie utili sul processo “Gli intoccabili” celebratosi a Roma, avrebbe affermato che se ci fosse stato Michele le cose sarebbero state diverse. L’uomo a cui il noto penalista catanzarese farebbe riferimento sarebbe proprio Michele Marinaro, i cui stretti rapporti, secondo il carteggio del gip Barbara Saccà firmataria dell’ordinanza che ha portato a 334 arresti su richiesta della Dda guidata da Nicola Gratteri, sono dimostrabili dall’analisi dei tabulati telefonici relativi all’utenza in uso a Pittelli.
Le soffiate delle dichiarazioni del pentito. Il 14 dicembre 2016 il collaboratore di giustizia Andrea Mantella, viene interrogato da due marescialli della Dia, uno dei quali risulta essere proprio Marinaro. Il giorno prima di sentire il pentito, quindi il 13 dicembre 2016, Pittelli avrebbe inviato un sms al finanziere a cui è seguita una telefonata da parte d quest’ultimo all’avvocato. Già a partire da questa data, Pittelli sarebbe in grado di portare carte a Luigi Mancuso che lo aveva incaricato di scoprire il contenuto delle dichiarazioni del pentito. Ritornando indietro nel tempo le prime informazioni acquisite da Pittelli sul conto di Mantella e riferite ai Mancuso e Giovanni Giamborino risalgono al 29 luglio 2016: nella conversazione tra Giamborino e Rosario La Bella emerge chiaramente che Pittelli aveva già portato un fascicolo coperto da molti omissis. Quattro giorni prima di questa data, il 24 luglio 2016, sono documentati dieci contatti tra Pittelli e Marinaro.
La fonte riservata di Pittelli. Da una pluralità di elementi investigativi, scrive il gip, emerge che Pittelli si sentisse con Marinaro in prossimità dei giorni in cui riusciva a fornire informazioni riservate ai Mancuso e tutta una serie di riscontri induce a pensare che Michele Marinaro fosse la fonte di Pittelli.
L’altro capo di accusa. Marinaro risponde, inoltre, di rivelazione e utilizzazione dei segreti di uffici per violazione dei doveri inerenti le sue funzioni, perché “all’epoca in servizio alla Dia di Catanzaro rivelava a Giovanna Galgano, al fine di avvertire suo fratello Francesco Galgano, notizie di ufficio che dovevano rimanere segrete e ne agevolava la conoscenza”. Avrebbe messo in guardia i Galgano su un sequestro preventivo a carico di Claudio Scardamaglia, vicino ai Galgano, al quale avrebbe partecipato lo stesso Marinaro.
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