Cronaca

L’atroce omicidio di Francesco Vangeli, Gratteri: “Prenderemo anche i complici” (VIDEO)

I Carabinieri hanno individuato i presunti esecutori materiali. Il fermo motivato dal pericolo di fuga di uno dei principali indiziati. Ora è caccia ai favoreggiatori

Un omicidio atroce e un delitto premeditato. E' quanto ha sottolineato il procuratore capo della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro Nicola Gratteri illustrando i dettagli che hanno portato al fermo di Antonio Prostamo, 30 anni di San Giovanni di Mileto, nipote del boss Nazzareno Prostamo, accusato di essere uno degli esecutori materiali dell'omicidio di Francesco Vangeli.

Pericolo di fuga. Un'operazione necessaria quella condotta nella notte dai Carabinieri del Comando provinciale di Vibo perché "c'era - ha specificato Gratteri - il concreto pericolo di fuga dell'indagato e da qui vi è stata la necessità di intervenire con questa tempistica". Per Gratteri, presente alla conferenza stampa unitamente al comandante provinciale dei Carabinieri di Vibo Gianfilippo Magro, al comandante della Compagnia di Vibo Gianfranco Pino e al comandante del Norm Luca Domizi, dietro quest'indagine ci sarebbe una quadro indiziario solido fatto di intercettazioni telefoniche e ambientali, sopralluoghi, rastrellamento del territorio, pedinamenti e interrogatori. Una risposta all'appello più volte lanciato dalla madre di Vangeli: "E' venuta più volte in Procura e a lei abbiamo sempre detto di aver pazienza e fiducia nel nostro operato".




Omicidio atroce. A coordinare l'indagine sono stati i sostituti procuratori della Dda Frustaci e De Bernardo mentre sul campo l'inchiesta è stata condotta dai vari reparti dei Carabinieri: dalla Stazione di Mileto fino al Nucleo operativo e radiomobile passando per il Cacciatori di Calabria. Un chiaro caso di lupara bianca con trae origini da una serie di moventi: dalla ragazza contesa e pretesa dal nipote del boss fino ai debiti di droga non pagati alla sottrazione di una pistola da parte di Vangeli e mai restituita. "Vangeli - ha detto Gratteri - è stato ucciso per motivi abbietti ed è stato un omicidio atroce. Ancora agonizzante è stato chiuso in un sacco e buttato nel fiume". L'arma del delitto, così come il corpo della vittima, non sono stati mai ritrovati. "I Carabinieri - ha spiegato Gratteri - hanno rastrellato palmo a palmo l'intero fiume Mesima". Probabilmente il cadavere di Vangeli è finito a mare e sparito. Per il suo omicidio sono ora indagati i due fratelli Prostamo. Antonio e anche Giuseppe che si trova già detenuto perché arrestato lo scorso mese di maggio.

Caccia ai complici Le indagini non si chiudono qui perché gli inquirenti vogliono ora fare luce sui favoreggiatori e su tutti coloro che hanno avuto un ruolo nella vicenda, i cosiddetti complici che hanno collaborato nell'organizzazione del delitto e nelle fasi che hanno portato all'occultamento e alla distruzione del cadavere. Un'inchiesta che promette quindi nuovi sviluppi nonostante l'ambiente tipicamente 'ndranghetistico in cui la vicenda è maturata e si è evoluta fino al tragico epilogo finale. Nessuno ha parlato e nessuno ha collaborato con gli inquirenti. Neanche la ragazza contesa e lo stesso Gratteri nei suoi confronti ha più volte ribadito "l'atteggiamento omertoso".

*Interviste video al comandante del Norm Luca Domizi e al procuratore della Dda di Catanzaro Nicola Gratteri

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