Cronaca

‘Ndrangheta, politica, voti e sangue: dalla Calabria alla Liguria, i retroscena di “Alchemia”

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I contatti con l’ex senatore Gianfranco Chessa, i voti dei clan ai politici, i summit a Limbadi ed allo Zomaro, gli omicidi a Gioia Tauro ed i legami insospettabili dei Gullace e dei Raso 

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di GIUSEPPE BAGLIVO

Dalla Calabria alla Liguria, dalle montagne dello Zomaro a Limbadi, da San Ferdinando (paese di origine di Antonio Fameli, stabilitosi in Liguria e pure lui fra gli arrestati) a Gioia Tauro, da Cittanova a Loano, da Palmi a Reggio Calabria. C’è tutto questo nell’inchiesta “Alchemia”, l’ultima operazione della Dda di Reggio Calabria che ha “toccato” anche il senatore reggino Antonio Caridi, il vicepresidente del Consiglio regionale della Calabria, Francesco D’Agostino, ed il deputato di Lamezia Terme (ex Udc ed ex Forza Italia) Giuseppe Galati.

Orlando Sofio, l’omicidio Priolo e l’ex senatore Gianfranco Chessa. Fra gli arrestati dell’operazione “Alchemia” c’è anche il 62enne Orlando Sofio di Cittanova, residente a Novi Lugure, accusato di concorso in associazione mafiosa. Viene ritenuto l’accompagnatore ufficiale di Carmelo Gullace, quest’ultimo indicato come il capo dell’omonimo clan di Cittanova, ma da tempo trapiantato in Liguria. Orlando Sofio sarebbe stato uno dei referenti “piemontesi” del sodalizio di Cittanova, fungendo anche da trait d’union tra le varie articolazioni criminali della cosca del reggino.

Carmelo Gullace

Carmelo Gullace

Per il gip sono in questo senso “evidenti” i rapporti intrattenuti da Sofio e Carmelo Gullace con la cosca dei Piromalli di Gioia Tauro. A seguito dell’omicidio di Vincenzo Priolo avvenuto l’8 luglio 2011 a Gioia Tauro per mano di Vincenzo Perri, secondo il giudice distrettuale reggino, sia Sofio che Gullace avrebbero offerto ai Piromalli ed ai Priolo il loro appoggio nelle ricerche dell’assassino che, dopo, l’omicidio, si era reso latitante. In Liguria si registrarono infatti le immediate reazioni all’efferato omicidio di Vincenzo Priolo, tanto che affiliati alla ‘ndrangheta appartenenti a cosche contigue a quella dei Piromalli si attivarono per verificare se Vincenzo Perri avesse trovato rifugio da alcuni parenti  ed amici residenti in Liguria ed in Costa Azzurra. A tale fine, documentato sarebbe l’interessamento della “famiglia” calabrese dei Marcianò, residenti a Ventimiglia, al pari della cosca Raso-Albanese-Gullace, lo storico sodalizio mafioso di Cittanova uscito vincente dalla trentennale faida con il clan rivale dei Facchineri.

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Dall’indagine “Alchemia” è anche emerso che Orlando Sofio avrebbe intrattenuto contatti telefonici e personali con l’ex senatore Gianfranco Chessa, ex Forza Italia, attuale presidente dell’Autorità provinciale per l’energia del vercellese e della Valsesia e componente del coordinamento provinciale di Alessandria del partito “Futuro e Libertà”, tanto da recarsi anche a casa del politico. Dalle intercettazioni, gli inquirenti si convincono che Sofio volesse sostenere elettoralmente il senatore Chessa, veicolando nelle competizioni elettorali il voto dei calabresi nel circondario di Novi Ligure, in provincia di Alessandria, in cambio dell’assegnazione di lavori pubblici in favore di aziende riconducibili a membri della sua famiglia.

Gianfranco Chessa

Gianfranco Chessa

Orlando Sofio, del resto, secondo la Dda ed il gip, già si giovava di conoscenze all’interno del Comune di Novi Ligure, dal momento che il nipote – Francesco Sofio – era un componente del Consiglio comunale e consigliere della Commissione per le opere pubbliche e la viabilità e con il quale si sentiva spessissimo. L’avvocato ed ex senatore Chessa (che non è indagato), dopo l’inchiesta “Alchemia” ha dichiarato di non vedere Sofio da decenni, ma le intercettazioni contenute nell’ordinanza del gip documentano contatti fra i due sino al settembre 2011.

Altro “capitolo” dell’inchiesta avrebbe inoltre svelato il tentativo dei Gullace e di Orlando Sofio di mettere le mani sugli appalti del Terzo Valico, creando addirittura lo stesso Sofio un comitato “Sì Tav”.

Francesco Gullace

Francesco Gullace

“L’Ostello Zomaro” per le riunioni di mafia. Fra gli arrestati c’è anche Fortunato Caminiti, 57 anni, di Cittanova. Viene ritenuto un esponente della cosca Raso-Albanese-Gullace, coniugato con la figlia di Serafina Raso, quest’ultima sorella di Giuseppe Raso, detto “l’avvocato”, e sorellastra dei fratelli Gullace. Caminiti è quindi un nipote di Giuseppe Raso, ritenuto il capo del “locale” di ‘ndrangheta di Canolo, ma al tempo stesso elemento di vertice dell’omonimo clan di Cittanova da sempre alleato alle “famiglie” Gullace ed Albanese. Nel suo agriturismo allo Zomaro, nota località montana dell’aspromonte non lontana da Cittanova, si sarebbero tenute diverse riunioni di ‘ndrangheta alle quali, nel tempo, avrebbero partecipato i fratelli Francesco (Ciccio) e Carmelo Gullace, i fratelli Raso, Girolamo Giovinazzo (Jmmy), Girolamo (Mommo) Raso (deceduto negli scorsi anni) ed altri soggetti legati al clan di Cittanova.

Girolamo Giovinazzo

Girolamo Giovinazzo

Le riunioni a Limbadi per il sostegno ai politici. Fra le contestazioni mosse dall’inchiesta “Alchemia” a Girolamo Giovinazzo, 44 anni, di Cittanova, detto “Jmmy” – ritenuto partecipe al clan dei Raso-Albanese-Gullace ed in costanti rapporti con il capo Girolamo Raso sino al decesso di quest’ultimo – ed a Pantaleone Contartese, 39 anni, di Limbadi, anche quella di aver sostenuto elettoralmente alle elezioni regionali del 2010 in Calabria, Antonio Caridi, attualmente senatore, per il quale pende una richiesta al Senato di autorizzazione all’arresto nell’ambito dell’inchiesta “Mammasantissima” in quanto ritenuto fra i politici referenti della ‘ndrangheta. A tal fine sarebbe stata organizzata una riunione di ‘ndrangheta il 10 dicembre 2009 a Limbadi, nel Vibonese, nel capannone di Pantaleone Contartese. Secondo gli inquirenti, Girolamo Giovinazzo sarebbe stato il “volto pulito” della cosca Raso-Gullace e titolare, sino al sequestro preventivo da parte della Procura di Palmi, di numerose attività imprenditoriali, deputato a tenere i rapporti con il mondo politico ed in particolare con Antonio Caridi (che sarebbe stato conosciuto personalmente anche da Pantaleone Contartese), all’epoca consigliere comunale a Reggio Calabria, poi divenuto nel 2010 consigliere regionale di centrodestra ed attualmente senatore. Per la Dda, Antonio Caridi, grazie a Giovinazzo ed alla riunione nel capannone di Limbadi, avrebbe ottenuto il sostegno elettorale anche da parte dei clan di Rosarno e del clan Mancuso di Limbadi. 

Gabriele Parisi

Gabriele Parisi

Il consigliere comunale di Palmi ed il clan Parrello-Gagliostro. Fra gli arrestati dell’operazione “Alchemia”, anche Gabriele Parisi, il consigliere comunale di Palmi eletto nelle amministrative del 2012 nella lista del Pdl a sostegno dell’attuale sindaco Giovanni Barone. Consulente del lavoro e dottore commercialista, Parisi per la Dda reggina avrebbe gestito la contabilità del clan Parrello-Gagliostro (altra consorteria colpita dall’inchiesta “Alchimia”) ed all’interno del Consiglio comunale di Palmi sarebbe stato il referente della consorteria, eletto anche grazie all’appoggio di tale consorteria mafiosa. Parisi, secondo gli inquirenti, sarebbe stato perfettamente al corrente del fatto che le aziende intestate a terzi erano in realtà riconducibili ai Gagliostro.

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