Cronaca

‘Ndrangheta: “Mamma Santissima”, il senatore Caridi fra clan e assunzioni pilotate

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Arrivata a palazzo Madama la richiesta di autorizzazione all’arresto per il politico reggino. Ecco gli “sponsorizzati” elencati dalla Dda: dalle società miste all’ospedale sino alle Ferrovie

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di GIUSEPPE BAGLIVO

La presidenza del Senato della Repubblica ha trasmesso alla Giunta per le immunità di palazzo Madama la richiesta di autorizzazione per l’esecuzione della misura cautelare della custodia in carcere nei confronti del senatore reggino Antonio Caridi, 47 anni, di Reggio Calabria (membro in Senato del gruppo “Gal”, sigla che sta per “Grandi Autonomie e Libertà”, area politica vicina al centrodestra). La documentazione dei magistrati dell’antimafia reggina, ed in particolare l’ordinanza del gip distrettuale, è già a disposizione dei componenti della giunta ai fini della consultazione.

Roma, aula del senato della Repubblica foto dell'aula del senato della Repubblica vuota

E’ molto probabile che il relatore del caso sarà lo stesso presidente della Giunta per le immunità del Senato, Dario Stefano (Gruppo Misto). In ogni caso, la richiesta di arresto della magistratura reggina verrà calendarizzata al più presto.

Dall’ordinanza di custodia cautelare dell’operazione antimafia “Mammasantissima” che ha permesso di portare alla luce buona parte di una struttura occulta in seno alla ‘ndrangheta che avrebbe agito per condizionare la vita politica ed economica reggina, e non solo, emergono intanto le gravi contestazioni che la Dda muove al senatore Antonio Caridi, accusato di essere un dirigente ed organizzatore della componente “riservata” della ‘ndrangheta, nella cui veste avrebbe fruito dell’appoggio elettorale del clan De Stefano in occasione di tutte le consultazioni elettorali alle quali ha preso parte, dalla prima candidatura (elezioni comunali 1997) sino alle elezioni regionali del 2010. Nelle elezioni regionali del 2005 avrebbe invece fruito anche del sostegno dei clan Crucitti ed Audino di Reggio Calabria.

Giuseppe Morabito

Giuseppe Morabito

Nelle elezioni per il rinnovo del Consiglio regionale del 2000, gli inquirenti ritengono di aver poi documentato che Antonio Caridi ha goduto dell’appoggio del medico Giuseppe Pansera, genero del boss Giuseppe Morabito, detto “Tiradritto”, di Africo, fra i capi in assoluto dell’intera ‘ndrangheta, mentre nelle elezioni comunali del 2007 lo stesso Caridi avrebbe fruito del sostegno elettorale della “famiglia” Polimeni, inquadrata nella più ampia cosca dei Tegano di Archi.

Il danneggiamento al portone di Caridi e la sua assistenza sanitaria ad un latitante. In epoca antecedente alle elezioni comunali del 2007, secondo la ricostruzione degli inquirenti, Antonio Caridi avrebbe quindi dato mandato a soggetti appartenenti alla cosca Tegano di individuare l’identità dell’autore del danneggiamento del portone della propria abitazione,

Paolo Rosario De Stefano

mentre a conferma dei rapporti con i vertici del clan De Stefano, i magistrati sottolineano che le risultanze investigative avrebbero permesso di portare alla luce l’assistenza sanitaria prestata da Antonio Caridi all’allora latitante Paolo Rosario De Stefano (in foto a sinistra), figlio naturale di Giorgio De Stefano, il potente boss dell’omonimo “casato”, fratello di Paolo, Giovanni ed Orazio De Stefano, ucciso in località “Acqua del Gallo” in data 9 novembre 1977.

Le “assunzioni” sponsorizzate dal politico. Antonio Caridi è poi accusato di aver interferito sull’esercizio delle funzioni di organi di rango costituzionale di cui è, oppure è stato, componente e le cui funzioni avrebbe contribuito a piegare verso interessi di parte in grado di provocare vantaggi ed utilità personali, professionali e patrimoniali, come nel caso: “dell’assunzione – scrive il gip distrettuale nel capo d’imputazione del senatore Caridi – di Savio Leandro Vittorio, dirigente di Settore dell’Afor – Forestazione di Reggio Calabria”.

Antonio Caridi

Antonio Caridi

Ma anche come nei casi di: “Giuseppe Rechichi, direttore operativo di Multiservizi Spa”, ritenuto dai magistrati “affiliato di rilievo alla cosca Tegano di Archi di Reggio Calabria”; Bruno De Caria, direttore operativo di “Leonia Spa”, ritenuto dalla Dda affiliato di rilievo alla cosca Fontana di Archi di Reggio Calabria; Logoteta Demetrio, presidente del Consiglio di amministrazione della società Fata Morgana spa, espressione politica di Giuseppe Scopelliti”; Aiello Salvatore, direttore operativo di Fata Morgana spa ed oggi collaboratore di giustizia”. Tali personaggi, messi nero su bianco dai magistrati nel capo di imputazione elevato nei confronti di Caridi, secondo l’accusa sarebbero stati individuati da Antonio Caridi quando ricopriva l’incarico di assessore all’Ambiente al Comune di Reggio Calabria (dal 2002 al 2007 e dal 2007 al 2010).

Le altre assunzioni “favorite” da Caridi. L’elenco degli assunti “imposti” da Antonio Caridi è però ancora lungo ed interessa sempre le società partecipate.

leonia spa

La Dda contesta infatti ad Antonio Caridi pure l’assunzione di “Giovanni Costantino, appartenente all’articolazione territoriale della ‘ndrangheta denominata cosca Lo Giudice, che veniva assunto da Leonia Spa, dalla quale risulta avere percepito reddito dal 2008 al 2011; Mandalari Rocco – cognato di Vincenzino Zappia ed appartenente, come il congiunto, alle articolazioni territoriali della ‘ndrangheta denominate cosche De Stefano e Tegano –, che veniva assunto da Leonia Spa; Melissari Rocco – appartenente all’articolazione territoriale della ‘ndrangheta denominata cosca De Stefano, che veniva assunto da Leonia Spa”, società attiva nella raccolta dei rifiuti a Reggio.

Bianchi melacrino

Antonio Caridi, ad avviso della Dda, avrebbe inoltre imposto all’Azienda ospedaliera Bianchi-Melacrino-Morelli” di Reggio Calabria l’assunzione della signora Concetta Santoro, “coniuge – sottolineano i magistrati antimafia – di Nicolazzo Bruno appartenente alla articolazione territoriale della ‘ndrangheta denominata cosca Tegano”, che veniva assunta dalla predetta azienda ospedaliera dalla quale risulta aver percepito reddito dal 1998″.

L’interesse di Caridi per le Ferrovie. Nella “Soc. Coop. New Labor” – società associata al “consorzio Kalos” – incaricata dalla Società Trenitalia Spa (in qualità di stazione appaltante) di subentrare nelle attività del “lotto 13 Calabria”, riguardante la manutenzione e pulizia dei convogli ferroviari alla Stazione Centrale e nella c.d. “platea lavaggio” di Reggio Calabria, Antonio Caridi – secondo l’accusa – avrebbe imposto l’assunzione di Domenico Grillo. In tale ambito, secondo gli inquirenti, Antonio Caridi avrebbe operato “avvalendosi della collaborazione del sindacalista Barillà Antonino, a sua volta – sottolinea la Dda – legato a Francesco Chirico”, quest’ultimo arrestato.

Antonio Caridi

Antonio Caridi

Al fine di favorire i clan di ‘ndrangheta, Antonio Caridi avrebbe quindi imposto ai dirigenti delle FF.SS. l’aumento del volume di lavoro della ditta Ferroser per consentire alla cosca Tegano di accrescere l’importo della somma di denaro imposta mensilmente a titolo di tangente.

Infine, in cambio del sostegno elettorale del potente clan Pelle di San Luca, Antonio Caridi – quale assessore regionale alle Attività Produttive nell’ambito delle Giunta regionale presieduta all’epoca da Giuseppe Scopelliti – è accusato di aver canalizzato sul predetto clan i contributi per il settore agricolo di sua competenza, previa “predisposizione di procedure pilotate e caratterizzate da false attestazioni”.

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