Cronaca

Operazione “Black widows”, scena muta davanti al gip per sei dei sette fermati

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Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere anche le due donne al centro dell’inchiesta: Rosa e Viola Inzillo. Ha invece provato a respingere ogni accusa il più giovane degli indagati

Sono comparsi questa mattina davanti al gip del Tribunale di Vibo Valentia Graziamaria Monaco le sette persone fermate la notte scorsa nell’ambito dell’operazione condotta dalla Squadra Mobile di Vibo Valentia e coordinata dalla Dda di Catanzaro sulla guerra di mafia che ha insanguinato le Preserre del Vibonese. Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere sei dei sette indagati. Si tratta di Vincenzo Cocciolo, 30 anni di Gerocarne; Domenico Inzillo, 63 anni di Francica; Rosa Inzillo, 50 anni di Sorianello; Viola Inzillo, 52 anni di Gerocarne; Michele Nardo, 47 anni di Sorianello (difesi dall’avvocato Nazzareno Latassa); e di Antonio Farina, 43 anni di Soriano Calabro (assistito dall’avvocato Giuseppe Orecchio). Ha invece risposto alle domande del giudice provando a respingere punto su punto ogni singola accusa Gaetano Muller, 19 anni, di Soriano Calabro, difeso dall’avvocato Giuseppe Di Renzo. Al termine degli interrogatori il gip si è riservato ogni decisione in merito alla convalida o meno dei fermi. Il verdetto è atteso entro le prossime 48 ore. 

Operazione “Black widows”. L’inchiesta è stata coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro ed in particolare dai sostituti procuratori Annamaria Frustaci e Filomena Aliberti che hanno lavorato sotto la supervisione del procuratore Nicola Gratteri e del suo vice Giovanni Bombardieri. Le sette persone fermato nell’ambito dell’operazione condotta dalla Squadra Mobile di Vibo e dal Commissariato di Serra San Bruno con il supporto dello Sco, il Servizio operativo di Roma e del Reparto prevenzione crimine di Vibo, sono accusate a vario titolo di tentato omicidio, detenzione e porto abusivo di armi – provento di furto o comunque alterate per aumentarne la potenzialità offensiva, ricettazione.  Le indagini sono scaturite dal tentato omicidio di due fratelli, uno dei quali minore e affetto da sindrome di Down, e hanno fatto luce su una faida all’interno della quale emerge la figura di due donne, sorelle di un uomo ucciso nel giugno dello scorso anno in un agguato a Sorianello. Le due donne, secondo gli inquirenti avrebbero aizzato la “faida”, occupandosi anche di nascondere le armi da utilizzare, e in un caso anche inducendo anche la loro anziana madre ad occultare una pistola nella biancheria intima per sfuggire ad eventuali controlli delle forze dell’ordine.

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