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Business della marijuana nel Vibonese, nove condanne. C’è anche Emanuele Mancuso

Il gup di Catanzaro ha emesso il suo verdetto al termine del processo con rito abbreviato sfociato dall'inchiesta "Giardini segreti". Due le assoluzioni

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Nove condanne e due assoluzioni. Questo il verdetto del gup distrettuale di Catanzaro Pietro Carè nell’ambito del processo con rito abbreviato scaturito dall’inchiesta denominata “Giardini segreti” che ha scoperchiato un vasto traffico di marijuana gestito da una presunta associazione con a capo Emanuele Mancuso, l’ex rampollo dell’omonima famiglia di Limbadi che da due anni è un collaboratore di giustizia. E proprio dalle sue dichiarazioni è scaturita l’indagine, coordinata dalla Dda di Catanzaro e condotta sul campo dalla Squadra Mobile di Vibo, che ha portato all’arresto di diverse persone.

Le condanne. All’esito del giudizio abbreviato, il giudice ha condannato Emanuele Mancuso a quattro anni e 11 mesi di reclusione (il pm antimafia Annamaria Frustaci aveva chiesto la pena a quattro anni e 8 mesi);  Giovanni Battaglia di Nicotera a 6 anni e 10 mesi; Francesco Costa di Nicotera a 6 anni e otto mesi; Giuseppe Di Certo di Nicotera a 4 anni e tre mesi più 12mila euro di multa; Giuseppe Franzè di Stefanaconi a 6 anni e 10 mesi; Giuseppe Navarra di Rombiolo a sei anni e 10 mesi; Francesco Giuseppe Olivieri di Nicotera a sei anni e 10 mesi; Valentin Ciprian Stratulat di Nicotera a 7 anni e 2 mesi; Pantaleone Perfidio di Nicotera a sette anni e due mesi.

Assolti. Il gup ha invece assolto da tutte le accuse Cesare Costa (difeso dall’avvocato Francesco Sabatino) e Giuseppe Olivieri (avvocato Francesco Schimio), entrambi per non aver commesso il fatto. Altri quattro imputati hanno optato per il rito ordinario e il processo è in corso dinnanzi al Tribunale di Vibo. Nel collegio difensivo erano impegnati gli avvocati: Francesco Schimio, Antonia Nicolini, Francesco Capria,  Francesco Sabatino, Vincenzo Galeota, Daniela Garisto, Giuseppe Renda e Stefano Sambugaro.

“Giardini segreti”. Secondo le risultanze investigative c’era Emanuele Mancuso, sarebbe stato a capo della rete di produzione e coltivazione di marijuana smantellata nell’ambito del blitz condotto dalla Squadra Mobile di Vibo Valentia diretta da Giorgio Grasso che hanno agito sotto il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro guidata dal procuratore Nicola Gratteri. Il rampollo della famiglia Mancuso, nuovo collaboratore di giustizia, ha svelato agli investigatori i particolari di un business fiorente che avrebbe fruttato oltre venti milioni di euro. In particolare Emanuele Mancuso avrebbe acquistato su un sito internet (sequestrato ed oscurato dalla polizia postale) i semi di marijuana e il fertilizzante utile per impiantare vere e proprie piantagioni di canapa indiana nel Vibonese. Nell’arco di tre anni la polizia ha sequestrato ben 26mila piante nel territorio compreso tra Joppolo, Nicotera e Capistrano. La droga veniva coltivava, prodotta ed essiccata nelle piantagioni del Vibonese ma spacciata al dettaglio in tutta Italia attraverso una capillare rete gestita dal gruppo guidato da Emanuele Mancuso.

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