Cronaca

‘Ndrangheta, operazione “Conquista”: i Bonavota rispondono e contestano le accuse

foto-arrestati-operazione-conquista-bonavota.png

E’ attesa per oggi la decisione del gip sulla convalida o meno dei fermi. Ieri gli interrogatori di garanzia in carcere. Solo uno degli indagati ha preferito fare scena muta

di MIMMO FAMULARO

Sono comparsi uno dopo l’altro davanti al gip Gabriella Lupoli nella sala colloqui della casa circondariale di Vibo Valentia dove sono detenuti da mercoledì scorso, il giorno in cui è scattata l’operazione “Conquista”, condotta dai carabinieri del Nucleo investigativo vibonese sotto il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. Quello di ieri è stato il giorno degli interrogatori di garanzia per cinque delle sei persone fermate (uno è ancora irreperibile) nell’ambito dell’inchiesta che ha “decapitato” il clan Bonavota di Sant’Onofrio.

‘Ndrangheta, “decapitato” il clan Bonavota. Ci sono 6 fermi e uno è irreperibile (NOMI-VIDEO)

Scena muta. Si è avvalso della facoltà di non rispondere al giudice delle indagini preliminari Domenico Febbraro, il 23enne di Sant’Onofrio, difeso dall’avvocato Franco Muzzupappa, ed accusato di essere uno degli esecutori materiali del danneggiamento ad una delle aziende del noto imprenditore vibonese Pippo Callipo.

Ndrangheta: clan Bonavota, ricostruite due tentate estorsioni alle aziende di Callipo

Accuse respinte al mittente. Hanno parlato e hanno invece respinto tutte le accuse loro mosse gli altri indagati che si sono dichiarati estranei ai fatti contestati nelle quasi 400 pagine dell’ordinanza di fermo. Alle domande del gip hanno risposto, alla presenza dei loro avvocati, Domenico Bonavota, Onofrio Barbieri e Giuseppe Lopreiato, tutti reclusi nel carcere di Vibo Valentia.

‘Ndrangheta: i Bonavota, Mantella e gli omicidi di Raffaele Cracolici e Domenico Di Leo

L’interrogatorio di Pasquale Bonavota. Quasi contemporaneamente è stato invece interrogato nel carcere di Roma Pasquale Bonavota, considerato dagli inquirenti il capo dell’omonima cosca. Il presunto boss ha risposto alle domande del gip e dichiarato di aver conosciuto  Andrea Mantella in una sola circostanza: in carcere negli anni ’90. Conclusi gli interrogatori di garanzia, si attendono ora le prime decisioni. Sia il gip di Vibo Valentia che quello di Roma dovranno convalidare o meno il fermo disposto dal sostituto procuratore della Dda, Camillo Falvo, per poi trasmettere gli atti dell’inchiesta per competenza al gip distrettuale di Catanzaro.

L’escalation dei Bonavota nei nuovi verbali del pentito Andrea Mantella

Gli indagati. Sono sei le persone fermate nell’ambito dell’inchiesta che ricostruisce uno spaccato di storia criminale che affonda le sue radici ai primi anni del nuovo millennio. Gli inquirenti ritengono di aver individuato i mandanti e gli esecutori materiali degli omicidi di Raffaele Cracolici, detto Lele Palermo, ucciso il 4 maggio del 2004; nonché i mandanti e i killer di Domenico Di Leo, alias Micu i Catalanu, trucidato il 12 luglio del 2004. Negli atti dell’inchiesta si fa luce anche sui danneggiamenti e le intimidazioni perpetrate nei confronti dell’imprenditore vibonese, Pippo Callipo. Gli indagati devono quindi rispondere, in concorso e a vario titolo, di omicidio, detenzione di armi comuni da guerra, danneggiamenti ed estorsione continuata ed aggravata dal metodo mafioso. I fermi riguardano Pasquale Bonavota, 42 anni, ritenuto il capo società; Domenico Bonavota, 37 anni, considerato il capo dell’ala militare dell’omonimo clan; Onofrio Barbieri 36 anni, Giuseppe Lopreiato, 22 anni, Domenico Febbraio. Gli ultimi tre – secondo i carabinieri – sarebbero legati con ruoli diversi al gruppo dei Bonavota. Una sesta persona, Nicola Bonavota, 40 anni, fratello di Pasquale e Domenico, è ancora irreperibile e attivamente ricercato dai carabinieri.

‘Ndrangheta, operazione “Conquista” contro i Bonavota: ecco chi sono gli indagati (NOMI-FOTO)

Più informazioni