Cronaca

L’escalation dei Bonavota nei nuovi verbali del pentito Andrea Mantella

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Dallo scambio dei killer ai contrasti in “famiglia”, ecco alcuni dei retroscena contenuti nell’inchiesta “Conquista” portata a termine dai carabinieri e dalla Dda di Catanzaro

di GIUSEPPE BAGLIVO

E’ un “fiume in piena” il collaboratore di giustizia Andrea Mantella il cui apporto dichiarativo è stato definito come “preziosissimo” dal pm della Dda di Catanzaro, Camillo Falvo, nell’ambito dell’operazione denominata “Conquista” che ha colpito con un provvedimento di fermo di indiziato di delitto il clan Bonavota di Sant’Onofrio. Tanti gli aspetti inediti svelati dal pentito vibonese, raggiunto da un’ordinanza di arresti domiciliari – datata 31 ottobre e 2 novembre scorsi – per gli omicidi di Raffaele Cracolici (alias “Lele Palermo”) e Domenico Di Leo.

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Il pm Camillo Falvo

Andrea Mantella e Pasquale Bonavota. Incrociando le dichiarazioni di Andrea Mantella con quelle del collaboratore di giustizia Francesco Michienzi, di Acconia di Curinga, nonchè con altre risultanze investigative già emerse nell’inchiesta antimafia “Uova del drago” dell’ottobre 2007, i carabinieri del Nucleo Investigativo di Vibo e il pm della Dda Camillo Falvo sono riusciti a ricostruire l’escalation del clan Bonavota nelle gerarchie della ‘ndrangheta vibonese. Una cosca guidata da Vincenzo Bonavota e la cui esistenza era già stata riconosciuta con sentenza definitiva nel 1993 in contrapposizione all’alleanza di clan capeggiati da Rosario Petrolo di Sant’Onofrio (detto “Saro da petrara”), da Nicola Bartolotta di Stefanaconi (“U Pirolu”) ed dai fratelli Matina di Stefanaconi (detti “Sabini”). Uno scontro armato culminato nella “strage dell’Epifani”a che nel 1991 costò la vita a due innocenti uccisi nella piazza principale di Sant’Onofrio da un commando dei Petrolo-Bartolotta-Matina che lasciò sul “campo” anche 9 feriti. Andrea Mantella nelle sue dichiarazioni agli inquirenti accusa ora Pasquale Bonavota (indicato quale attuale capo della cosca dopo la morte del padre Vincenzo) di aver compiuto alcuni omicidi insieme a Domenico Di Leo, detto “Micu i Catalani” (poi ucciso  dallo stesso clan Bonavota nel luglio 2004) proprio nel periodo della c.d. “Strage dell’Epifania”.

Mantella

Andrea Mantella

Francesco Scrugli

Francesco Scrugli

Non è però questa la sola novità di rilievo. Mantella spiega infatti di aver compiuto per i Bonavota pure l’omicidio di Domenico Belsito, ucciso materialmente sulla Nazionale a Pizzo dal suo “braccio-destro” Francesco Scrugli. Uno scambio di uomini fra i due clan per le azioni delittuose che avrebbe portato Domenico Bonavota e Francesco Fortuna di Sant’Onofrio a rendersi disponibili per compiere un attentato nei confronti di Antonio Franzè, di Vibo Valentia, cognato dello stesso Mantella e con cui il futuro collaboratore sarebbe entrato all’epoca in contrasto. Motivo degli attriti, una relazione intrapresa da Mantella con una sua parente e per la quale, a suo dire, “Antonio Franzè mi diffamava per Vibo”. I Bonavota per ricambiare il favore a seguito di alcuni omicidi compiuti da Mantella e Scrugli per loro conto, avrebbero quindi mandato a Vibo “Francesco Fortuna – ha spiegato agli inquirenti Mantella – in quanto lui è un tiratore scelto. Fortuna è salito a Vibo, si è messo dentro una Peugeot 206 di un ragazzo di Sant’Onofrio. Era presente anche Francesco Scrugli”.

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Dopo tale tentativo di colpire Antonio Franzè, cognato dello stesso Mantella, il futuro collaboratore di giustizia, unitamente a Francesco Scrugli, sarebbe stato quindi convocato in campagna dai Bonavota. “Erano presenti – ha raccontato Mantella in recentissimi verbali dell’ottobre scorso – Domenico Bonavota, Nicola Bonavota, Domenico Cugliari detto “Micu i Mela”, Bruno Cugliari, fratello di Domenico, Francesco Fortuna e Onofrio Barbieri. Pasquale Bonavota non era presente, ma andava sempre il fratello Nicola, credo a Roma, a riferirigli tutto quello che stava accadendo, anche perchè il capo vero dei Bonavota – ha sottolineato Mantella – ancora oggi è proprio lui assieme a Domenico Cugliari, detto Micu i Mela. Le decisioni venivano prese sempre da Pasquale Bonavota che le condivideva con lo zio Domenico Cugliari, mentre Domenico Bonavota era il braccio armato, quello che più di tutti voleva gli omicidi: erano un momento in cui stavano perdendo potere. Ancora oggi, per quanto mi risulta, la situazione all’interno del gruppo Bonavota – ha spiegato Mantella – è questa. In quella circostanza, in campagna mi dissero che avevano dei problemi per commettere gli omicidi, per evitare di essere coinvolti direttamente. Avevano bisogno di precostituirsi degli alibi, con spostamenti ed altro mentre venivano commessi gli agguati”.

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Omicidio di Raffaele Cracolici. Molti i particolari offerti da Andrea Mantella anche sull’omicidio di Raffaele Cracolici, per il quale si è autoaccusato. “Pasquale Bonavota mi disse che quello che aveva fatto degli abusi nei loro confronti era Alfredo Cracolici, ucciso nel 2002, ma loro avevano intenzione di uccidere anche Raffaele Cracolici perchè temevano una sua risposta. I fratelli Bonavota erano a conoscenza che Raffaele Cracolici, dopo l’omicidio del fratello, stava preparando un agguato nei loro confronti, tanto che stavano chiusi in casa e attenti alla risposta così come facevano Bruno Cugliari e Domenico Cugliari, detto Micu i Mela. Un’altra ragione per la quale volevano uccidere Raffaele Cracolici consisteva nel fatto che lui – ha fatto mettere a verbale Mantella – era amico del sindaco Rizzo di Maierato per cui aveva ancora più influenza sull’area industriale che lì stava nascendo. Per queste ragioni e per il fatto che dava fastidio su Acconia e l’Angitola agli Anello, i Bonavota insieme agli stessi Anello già nel 2002 volevano uccidere Raffaele Cracolici. Dal 2002 i Bonavota si vedevano sempre con gli Anello-Fruci di Filadelfia ed Acconia”. La stretta amicizia fra Pasquale Bonavota ed il boss di Filadelfia, Rocco Anello, era del resto già emersa chiaramente nell’inchiesta “Uova del Drago” del 2007.

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