Cronaca

‘Ndrangheta, Mantella “canta” e conferma Moscato: il boss “Scarpuni” doveva morire

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Il ruolo dei Piscopisani e del broker della cocaina Campisi, il tentato omicidio di Romana Mancuso e del figlio, i propositi di Bruno Emanuele e gli affari con la droga

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di GIUSEPPE BAGLIVO

Sta riempiendo pagine e pagine di verbali Andrea Mantella dinanzi ai magistrati della Dda di Catanzaro con la quale da qualche mese ha iniziato a collaborare. Cresciuto nella “mala” vibonese all’interno del clan Lo Bianco, divenuto “azionista” di peso all’interno dello stesso clan unitamente al cognato Francesco Scrugli (poi ucciso a Vibo Marina nel marzo 2012 dal clan Patania di Stefanaconi), Andrea Mantella nell’ultimo decennio ha via-via scalato i “gradini” del crimine sino a rendersi parzialmente autonomo dalla “casa-madre” per stringere invece una solida alleanza con il gruppo dei “Piscopisani” (dal nome della frazione Piscopio di Vibo Valentia) nato attorno alle “famiglie” Battaglia, Fiorillo e Galati.

Mantella

Andrea Mantella

Soltanto una minima parte delle dichiarazioni del neo collaboratore di giustizia sono state depositate e messe a disposizione delle difese degli imputati del processo “Black money” contro il clan Mancuso in corso dinanzi al Tribunale collegiale di Vibo Valentia. Il grosso delle “confessioni” e delle accuse di Andrea Mantella è invece ancora coperto da omissis  e gli inquirenti non si stanno risparmiando in queste settimane per trovare i necessari riscontri al narrato del collaboratore. Le dichiarazioni di Mantella – che il pm Marisa Manzini ha chiamato a deporre in videoconferenza nel processo “Black money” per l’udienza del 5 settembre prossimo – verranno utilizzate in tale fase semplicemente per rafforzare il quadro accusatorio nei confronti di alcuni imputati che sono a giudizio sulla scorta di ben altro materiale probatorio (che non sempre ha retto nel parallelo troncone processuale celebrato con rito abbreviato e già arrivato a sentenza di secondo grado).

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Giovanni Mancuso

Pantaleone Mancuso

Pantaleone Mancuso

In particolare, le dichiarazioni di Mantella, che la Dda ha deciso di ritenere non più coperte da segreto, serviranno per meglio delineare il contesto associativo (mafioso) nel quale si sarebbero mossi gli imputati: Antonio Mancuso, Giovanni Mancuso, Giuseppe Mancuso (figlio del defunto boss Pantaleone, detto “Vetrinetta”) e Pantaleone Mancuso (detto “Scarpuni”).

La cocaina. Secondo Andrea Mantella, Pantaleone Mancuso, detto “Scarpuni”, avrebbe acquistato sostanza stupefacente insieme a Gregorio Giofrè di San Gregorio d’Ippona, genero del boss Rosario Fiarè. La cocaina sarebbe stata poi rivenduta a Nicotera, con un via-vai di persone che avrebbero portato i soldi, provento della vendita dello stupefacente, anche nella pescheria di Santa Buccafusca, la moglie di Pantaleone Mancuso (“Scarpuni”) suicidatasi con l’acido muriatico dopo un iniziale intento di collaborare con la giustizia. Non è la prima volta che “Scarpuni” viene accusato di traffico di sostanze stupefacenti. Per tale accusa, nei suoi confronti l’allora procuratore della Dda di Catanzaro, Giuseppe Borrelli, ed il pm Simona Rossi, avevano infatti chiesto 25 anni di reclusione al termine della requisitoria del maxi-processo “Genesi” celebrato a Vibo Valentia. Il Tribunale ha però assolto Pantaleone Mancuso (“Scarpuni”) da tale reato e l’assoluzione – al pari di tutte le altre assoluzioni – non è stata appellata dalla Dda.

Bruno Emanuele

Bruno Emanuele

Rosario Fiorillo

Rosario Fiorillo

Gli Emanuele delle Preserre, i Piscopisani ed il progettato omicidio di “Scarpuni.” Su altro versante, Mantella spiega invece agli inquirenti l’insofferenza del boss Bruno Emanuele di Gerocarne (cresciuto inizialmente come “soldato” dei Loielo) a sottostare ai Mancuso i quali, dal canto loro, avrebbero mandato al boss delle Preserre solo le “briciole” su diversi affari. A volere però la morte del boss di Limbadi e Nicotera, ad avviso di Andrea Mantella,  sarebbero stati soprattutto i Piscopisani, alleati anche al broker della cocaina Domenico Campisi (poi ucciso nel giugno 2011) di Nicotera, il quale – e qui l’elemento è di assoluta novità – sarebbe stato al corrente del proposito omicida nei confronti di Pantaleone Mancuso, detto “Scarpuni”.

Domenico Campisi

Domenico Campisi

Mantella racconta agli inquirenti che sarebbe stato Francesco Scrugli a riferirgli che in un’occasione Rosario Fiorillo, detto “Pulcino”, di Piscopio, sarebbe andato ad incontrare Domenico Campisi chiedendo a quest’ultimo di insegnare ai Piscopisani qualche stradina secondaria capace di farli arrivare a Nicotera e sorprendere “Scarpuni” per farlo fuori. Dissidi vi sarebbero pertanto stati fra Domenico Campisi ed i due cugini Mancuso (“Scarpuni” e “l’Ingegnere”), con i Piscopisani e Scrugli intenzionati ad eliminare “Scarpuni” – per come ha già dichiarato sul punto pure il pentito Raffaele Moscato -, allo scopo di avere mani libere sulle attività estorsive a Vibo. Secondo Andrea Mantella, da Longobardi a Vibo Marina passando per Portosalvo, a prendere i soldi delle estorsioni doveva essere il gruppo dei Piscopisani, mentre a Vibo-città e sino a Vibo-Pizzo il denaro l’avrebbe dovuto riscuotere lo stesso Andrea Mantella insieme a Francesco Scrugli. A beneficiare della programmata morte di “Scarpuni”, secondo Andrea Mantella, sarebbero stati anche i Bonavota di Sant’Onofrio.

Pantaleone Mancuso (Ingegnere) e Giuseppe Mancuso

Pantaleone Mancuso (“l’Ingegnere”) ed il figlio Giuseppe Mancuso

Il tentato omicidio di Romana Mancuso. Andrea Mantella spiega infine agli inquirenti della Dda di Catanzaro che a sparare il 26 maggio del 2008 a Romana Mancuso (sorella di Antonio, Giovanni, Cosmo Michele, Luigi e Pantaleone “Vetrinetta”) ed al figlio Giovanni Rizzo sarebbe stato Giuseppe Mancuso, figlio di Pantaleone Mancuso, detto “l’Ingegnere”. Un soggetto, Giuseppe Mancuso, dal quale si sarebbe “guardato” lo stesso Andrea Mantella dopo aver picchiato a Vibo l’altro Giuseppe Mancuso ovvero il figlio di Pantaleone Mancuso detto “Vetrinetta”. A differenza della testimone di giustizia Ewelina Pytlarz (ex moglie di Domenico Mancuso, fratello di Pantaleone Mancuso “Scarpuni”) che aveva indicato fra gli autori materiali del tentato omicidio di Romana Mancuso e del figlio anche Pantaleone Mancuso “l’Ingegnere”, Andrea Mantella colloca invece sul luogo dell’agguato Domenic Signoretta di Jonadi ovvero l’uomo condannato di recente quale “armiere” e uomo di fiducia di Pantaleone Mancuso “l’Ingegnere”. Domenic Signoretta era stato inoltre già indicato dal pentito di Gioia Tauro, Arcangelo Furfaro, come uno degli autori dell’omicidio del broker della cocaina Domenico Campisi, che sarebbe stato eliminato su mandato di Pantaleone Mancuso detto “l’Ingegnere” per questioni inerenti il rifornimento di sostanze stupefacenti.

Andrea Mantella

Le dichiarazioni di Andrea Mantella sul tentato omicidio di Romana Mancuso e del figlio Giovanni Rizzo – con quest’ultimo che avrebbe visto i suoi killer raccontando la cosa a Pino Raguseo, genero di Cosmo Michele Mancuso, il quale a sua volta ne avrebbe parlato in carcere a Francesco Scrugli – potrebbero rivelarsi importanti nel processo d’Appello che vede imputati per tale fatto di sangue (consumato a colpi di pistola e kalashnikov) Pantaleone Mancuso “l’Ingegnere” ed il figlio Giuseppe Mancuso. Entrambi sono stati assolti in primo grado nell’ottobre scorso da un processo le cui indagini sono state portate avanti e riaperte dalla Squadra Mobile di Catanzaro (il pm Camillo Falvo aveva chiesto 16 anni per Pantaleone Mancuso “l’Ingegnere” e 14 anni per Giuseppe Mancuso) sulla scorta dei racconti della sola testimone di giustizia Ewelina Pytlarz. Secondo Andrea Mantella, Romana Mancuso sarebbe stata intenzionata a denunciare quanto a sua conoscenza alle forze dell’ordine sia in occasione della scomparsa del marito e sia in occasione del tentato omicidio ai suoi danni e del figlio. I fratelli ed i nipoti, però, ad avviso di Andrea Mantella, avrebbero rassicurato la donna dicendole che al figlio non sarebbe più successo nulla.

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