Cronaca

‘Ndrangheta: Andrea Mantella collabora con la giustizia. Trasferito a Rebibbia

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Esponente di spicco della cosca Lo Bianco di Vibo Valentia, ma da tempo unitosi al clan dei Piscopisani, il 43enne potrebbe svelare anni di delitti e affari dei capibastone

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La notizia è ufficiale: Andrea Mantella da qualche mese sta collaborando con la Dda di Catanzaro. Si trova attualmente nel carcere romano di Rebibbia dove è stato trasferito dal penitenziario di Spoleto. Aveva finito di scontare una condanna definitiva relativa ai procedimenti antimafia nati dalle operazioni “Goodfellas” e “Nuova Alba” dove era stato condannato per il reato di associazione mafiosa con un ruolo di spicco all’interno del clan Lo Bianco di Vibo Valentia. In città non aveva però più fatto ritorno e da ciò la “preoccupazione” dei familiari ai quali Andrea Mantella avrebbe fatto pervenire delle missive in cui annunciava la volontà di “vuotare il sacco” raccontando anni di affari, crimini e delitti compiuti nell’ambito della criminalità organizzata vibonese e non solo.

Di recente, il 9 marzo scorso, era stato assolto dal Tribunale collegiale di Vibo Valentia dall’accusa di estorsione aggravata dalle modalità mafiose. Era stato lo stesso pm della Dda di Catanzaro, Camillo Falvo, a chiedere nei suoi confronti l’assoluzione atteso che la parte offesa non aveva confermato in aula le accuse.

Mantella

Andrea Mantella

Il personaggio. Nel processo “Goodfellas”, Andrea Mantella è stato condannato in via definitiva a 4 anni ed 8 mesi per associazione mafiosa. Nel processo “Nuova Alba”, invece, è stato condannato a 6 anni di reclusione per lo stesso reato ma con la copertura di un arco temporale differente. La sentenza definitiva di “Goodfellas” ha certificato ancora una volta (come già fatto dal procedimento “Nuova Alba”) l’adesione al sodalizio mafioso dei Lo Bianco da parte di Andrea Mantella “che non ha mai dato vita in alcun modo ad un gruppo autonomo – hanno scritto i giudici in sentenza – contrapposto agli stessi Lo Bianco”. Tuttavia, negli ultimi tempi Andrea Mantella, unitamente al cognato Francesco Scrugli (ucciso nel marzo 2012 a Vibo Marina nella faida con i Patania di Stefanaconi), si era avvicinato al clan dei Piscopisani (“famiglie” Battaglia, Fiorillo e Galati) dando vita ad un “cartello” di clan (unitamente ai Bonavota di Sant’Onofrio, agli Emanuele di Gerocarne ed agli Anello di Filadelfia) antagonista ad una “costola” del clan Mancuso di Limbadi e Nicotera. In particolare, all’articolazione del clan facente capo a Pantaleone Mancuso, detto “Scarpuni”.

pentito carcere

La decisione di Andrea Mantella di collaborare con la giustizia potrebbe essere stata dettata dal recente pentimento di Pasquale Giampà, alias “Mille lire”, personaggio di spessore dell’omonimo clan di Lamezia Terme fondato da Francesco Giampà, detto “Il Professore”, da anni ristretto in carcere. Andrea Mantella vanta infatti una stretta parentela con i Giampà e potrebbe aver temuto rivelazioni “scottanti” sul suo conto da parte del parente pentito. In passato Andrea Mantella e Francesco Scrugli erano stati assolti dall’omicidio di Raffaele Cracolici, detto “Lele Palermo”, boss di Maierato ucciso a Pizzo Calabro. Fatto di sangue per il quale Mantella era indicato come esecutore materiale e che sarebbe stato commesso in concorso con elementi del clan Bonavota e del clan Fruci di Acconia di Curinga. Ma tanti sono i fatti di sangue, anche risalenti negli anni, di cui Andrea Mantella potrebbe raccontare agli inquirenti: dalla sparatoria dinanzi al cinema “Valentini” di Vibo contro un elemento di spicco del clan Mancuso, avvenuta nei primi anni ’90, sino ad altri fatti di sangue commessi a Vibo Valentia pure per la semplice restituzione di cavalli. Di certo, Andrea Mantella conosce gli affari delle “famiglie” Lo Bianco e Barba in particolare e potrebbe anche descrivere il sistema di “mazzette” ed estorsioni da anni imposto dai clan sulla città di Vibo Valentia e non solo. Anche in materia di appalti pubblici e coperture mafiose a Vibo e nel Vibonese, Andrea Mantella potrebbe svelare parecchi particolari inediti, così come sui contatti con i “colletti bianchi” di Vibo e del Cosentino dove per un periodo è stato ristretto in regime di arresti “domiciliari” (Villa Verde a Donnici).

Restano da capire i tempi della Dda di Catanzaro e le modalità di utilizzo delle dichiarazioni di Andrea Mantella. Tutta da valutare, infatti, sarà la genuinità dei suoi racconti e soprattutto la ricerca dei riscontri. Le sue dichiarazioni potrebbero riscontrare quelle dell’altro collaboratore di “peso” della criminalità organizzata vibonese: Raffaele Moscato, le cui dichiarazioni più significative sono tuttavia tuttora coperte da omissis e, ad oltre un anno dall’avvio della sua collaborazione, si attende ancora qualche operazione antimafia fondata principalmente sulle sue accuse. (g.b.)

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