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‘Ndrangheta, operazione “Mamma Santissima”: le accuse rivolte a Caridi e a Sarra

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Il senatore reggino si sarebbe avvalso del sostegno di diverse cosche ed in occasione delle Regionali del 2010 avrebbe incontrato i Pelle di San Luca

di MIMMO FAMULARO

E’ un’inchiesta storica. Il Ros dei Carabinieri l’ha denominata “Mamma Santissima”. E’ la prosecuzione di altre voluminose e dettagliate attività investigative e giudiziarie. Un’indagine che va a completare la ricostruzione della struttura della ‘ndrangheta con particolare riferimento alle infiltrazioni e ai condizionamenti sulla pubblica amministrazione, l’economia e la politica. Base di partenza una serie di inchieste pregresse sviluppate sempre dal Ros: Meta, ‘Ndrangheta Banking, Reale e Crimine. Tutte hanno dimostrato l’unitarietà ed il tendenziale verticismo della ‘ndrangheta come organizzazione di tipo mafioso, nonché esistenza ed operatività di un organo collegiale di vertice, denominato Provincia, in seno al quale sono rappresentate le cosche dei tre Mandamenti (Centro, Jonico e Tirrenico) e delle altre articolazioni dell’organizzazione operanti in altre parti del territorio nazionale ed all’estero.

La composizione della “Cupola”. Oggi si va oltre e con l’indagine “Mamma Santissima” gli investigatori ritengono di aver scoperto e svelato l’esistenza di una ulteriore “Struttura direttiva occulta”, sovraordinata rispetto alla Provincia. Una struttura “segreta” caratterizzata da regole speciali alla quale avevano accesso anche «massoni» o «nobili», intendendosi per essi coloro che non avevano estrazione propriamente criminale. Una vera e propria “cupola” di cui farebbero parte – secondo gli inquirenti – l’avvocato Giorgio Di Stefano, l’ex parlamentare Paolo Romeo, l’ex sottosegretario regionale Alberto Sarra, l’ex funzionario pubblico Francesco Chirico ed il senatore Antonio Stefano Caridi.

Paolo Romeo

Paolo Romeo

Le singole posizioni. Secondo l’accusa Giorgio De Stefano e Paolo Romeo svolgevano funzioni di di partecipazione ad associazione mafiosa in qualità di «promotori, dirigenti ed organizzatori» apicali della componente «riservata» della ‘Ndrangheta; di direzione e coordinamento del più ampio sistema criminale di tipo mafioso. In questo contesto vanno calate le figure dei politici Antonio Stefano Caridi e di Alberto Sarra, indicati come soggetti nuovi, che avrebbero operato nella direzione strategica individuata dai due avvocati “affinché – si legge nell’ordinanza – gli interessi di promanazione ‘ndranghetistica vengano comunque realizzati e tutelati, interferendo così sul funzionamento di enti di rango costituzionale, tanto locali che nazionali. A Sarra e a Caridi è contestata la condotta di partecipazione ad associazione mafiosa in qualità di «dirigenti ed organizzatori» della «componente riservata» della ‘Ndrangheta.

Alberto Sarra

Alberto Sarra

Le accuse ad Alberto Sarra. L’ex sottosegretario regionale si sarebbe “avvalso, per sé ed in favore di altri candidati del sostegno elettorale delle cosche Pesce, Condello, De Stefano, Tegano, Lo Giudice, Alvaro, Libri-Caridi, Vadalà, Lampada, Pangallo e Crucitti, operando direttamente in sinergia con Paolo Romeo al fine di elaborare ed attuare il progetto politico che attribuiva un ruolo di centralità in primo luogo all’ex sindaco ed ex presidente della Regione Calabria Giuseppe Scopelliti”.
Sarra – una volta acquisite le funzioni pubbliche a seguito di consultazioni elettorali viziate dalle pressanti ingerenze mafiose – avrebbe agevolato e rafforzato sistema criminale di tipo mafioso:  gestendo un enorme bacino di voti della ‘ndrangheta da orientare al fine di perfezionare, in proiezione, l’articolato programma criminoso descritto;   interferendo, mediante l’uso deviato del proprio ruolo pubblico, sull’esercizio delle funzioni degli organi regionali di cui era divenuto componente;   favorendo le componenti politiche – in costanza di campagna elettorale – ed imprenditoriali delle varie articolazioni territoriali della ‘ndrangheta al fine di garantirgli rilevanti vantaggi patrimoniali.

Antonio Caridi

Antonio Caridi

Le accuse ad Antonio Stefano Caridi. Pesanti le accuse rivolte dalla Dda di Reggio nei confronti dell’attuale senatore che nel corso del tempo si sarebbe “avvalso, per sé ed altri candidati, del sostegno elettorale delle cosche De Stefano-Tegano, Libri-Caridi, Crucitti, Audino, Borghetto-Zindato, Nucera, Morabito, Iamonte, Maviglia ed, in ultimo, i Pelle, con cui si è incontrato in occasione delle elezioni Regionali del 2010”.
Per gli inquirenti, avrebbe operato direttamente in sinergia con Paolo Romeo “al fine di attuare il progetto politico” andando a ricoprire nel 2002 e 2007 l’incarico di assessore all’ambiente del Comune di Reggio Calabria, cosa quest’ultima, che ha permesso – per gli investigatori – alla cosca De Stefano di controllare la società Fata Morgana Spa. Come nel caso di Sarra, Caridi avrebbe quindi gestito un enorme bacino di voti della ‘ndrangheta, imponendo l’assunzione di persone anche riferibili alle indicate articolazioni della ‘ndrangheta nelle società a capitale misto pubblico privato; favorendo le componenti imprenditoriali delle varie articolazioni territoriali della ‘ndrangheta al fine di garantirgli rilevanti vantaggi patrimoniali.

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