Cronaca

‘Ndrangheta: Andrea Mantella ed i riti di affiliazione nella clinica di Donnici

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A svelarli al Tribunale di Vibo, il pentito Samuele Lovato che è stato pure lui detenuto nella struttura. Favori dai sanitari, regalie, false patologie e libertà di movimento per i detenuti

di GIUSEPPE BAGLIVO

Ricoveri “facili” dei boss nella clinica “Villa Verde” di Donnici (Cs) – non a caso a suo tempo finita al centro di una “bufera” giudiziaria – soldi ai medici per detenzioni “allegre” nella clinica e affiliazioni alla ‘ndrangheta nella stessa struttura sanitaria. E’ quanto emerso stamane dinanzi al Tribunale collegiale di Vibo Valentia nel corso dell’esame in videoconferenza – collegato da una località protetta – del collaboratore di giustizia Samuele Lovato, già “braccio-destro” del boss di Cassano, Tonino Forastefano, poi pure quest’ultimo passato fra le fila dei collaboratori di giustizia.

Mantella

Il processo in cui è avvenuto l’esame del collaboratore è quello nei confronti di Andrea Mantella (in foto), 44 anni, di Vibo Valentia, imputato del reato di estorsione, aggravata dal metodo mafioso, ai danni dell’architetto Domenico Ceravolo di Soriano Calabro.

L’esame di Lovato. Rispondendo alle domande del pm della Dda di Catanzaro, Camillo Falvo, il pentito cosentino ha spiegato di aver intrapreso il percorso di collaborazione con la giustizia nel giugno del 2010 mentre si trovava detenuto agli arresti domiciliari nella clinica “Villa Verde” di Donnici, dopo un trasferimento da un precedente regime detentivo in stato di carcere duro. “Ho conosciuto Andrea Mantella a Villa Verde di Donnici – ha riferito Lovato – perchè anche lui era all’epoca detenuto ai domiciliari nella clinica. Prima di conoscerlo, un altro detenuto nella clinica e gli infermieri mi dissero che Andrea Mantella aveva grande voce in capitolo per poter godere di privilegi all’interno della clinica. L’ho conosciuto dopo le festività del Natale 2008 quando lui ritornò in clinica dopo un permesso di cui aveva goduto per passare le feste nella sua Vibo Valentia. Tramite Andrea Mantella fui alloggiato al secondo piano della clinica, anzichè al quarto dove vi erano i malati mentali gravi. Il secondo piano era a pagamento, anche se io in realtà non pagai nulla in quanto Mantella intercesse con il dirigente sanitario della clinica dell’epoca. Mantella mi raccontò che in carcere aveva finto di stare male e gli era stata riconosciuta una patologia psichiatrica ottenuta attraverso regalie ai medici. Dissi a Mantella – ha continuato Lovato – di essere “battezzato” nella ‘ndrangheta per ottenere la sua fiducia, anche se in realtà formalmente non lo ero. Siamo comunque diventati amici e mangiavamo ogni giorno insieme”.

tribunale toga aula

Le “visite” dei vibonesi a Mantella dentro la clinica. Sarebbe stato Andrea Mantella a svelare a Lovato i “trucchi” per simulare malattie capaci di evitare il carcere duro e passare ai “domiciliari” nella clinica dove “ogni giorno – ha dichiarato il pentito – venivano ricevuti gli affiliati in libertà che prendevano ordini sulle attività illecite da compiere all’esterno”. A venire in clinica, provenienti da Vibo Valentia, “per far visita ad Andrea Mantella  – ha svelato Lovato – erano Antonio Pardea, Salvatore Morelli, Francesco Scrugli che è stato poi ucciso nel marzo 2012, un tale Mommo ed il fratello di cui non ricordo il cognome. Anche Scrugli per un certo periodo di tempo è stato ricoverato nella clinica”.

Mantella ed i riti di affiliazione dentro “Villa Verde”.  Andrea Mantella, a detta del pentito, sarebbe stato in grado di comandare dall’interno della clinica compiendo anche riti di affiliazione alla ‘ndrangheta  utilizzando una stanza della struttura sanitaria, con tanto di “santini” bruciati e lamette con cui far scorrere gocce di sangue necessarie per i giuramenti della criminalità organizzata. “Presi un santino che mi aveva regalato in carcere Turi Pellera – ha svelato Lovato – e nella stanza del dirigente sanitario, in quel momento assente, con una lametta e recitando delle formule Andrea Mantella iniziò a compiere il rito di affiliazione per Antonio Pardea. Quando si accorse però che io non ero stato battezzato per i gradi superiori, Mantella interruppe il rito dicendo che l’avrebbe poi ripreso quando sarebbe arrivato pure Francesco Scrugli”.

codice penale

I lavori nelle proprietà di Mantella. In ordine invece ai lavori edili nella casa della moglie di Mantella, originaria di un paese del Cosentino, e che lavorava nella clinica “Villa Verde”, ed in relazione ad altri lavori che erano stati svolti nella casa di campagna dei familiari di Mantella a Vibo lungo la strada per Stefanaconi, il pentito ha raccontato che Mantella gli avrebbe riferito di aver fatto eseguire tali opere da un architetto del Vibonese “che doveva dei soldi ad un altro gruppo, circostanza per la quale Andrea Mantella si sarebbe interessato al fine di appianare ogni cosa ottenendo poi in cambio alcuni lavori edili con i quali l’architetto si è sdebitato”. Rispondendo alle domande dell’avvocato Francesco Catanzaro, che unitamente all’avvocato Francesco Sabatino assiste Andrea Mantella, il pentito ha spiegato infine di aver raccontato a suo tempo “agli inquirenti che Salvatore Morelli aveva dato i suoi soldi ad usura e questo aveva generato delle discussioni fra Mantella e Scrugli”.

L’esame di Mantella. Collegato dal carcere di Spoleto, Andrea Mantella ha quindi inteso fornire al Tribunale la propria verità sui fatti che lo vedono sotto processo, spiegando di aver sempre pagato i lavori che gli erano stati fatti dall’architetto-imprenditore Domenico Ceravolo e di non aver mai saputo da quest’ultimo di debiti con alcuno. “Il signor Ceravolo – ha concluso Mantella – è stato pagato e ringraziato”. Prossima udienza per la requisitoria del pm, e poi per le arringhe difensive, il 9 marzo, giorno in cui è prevista anche la sentenza.

‘Ndrangheta: processo ad Andrea Mantella, parte offesa non conferma accuse (LEGGI QUI)