Economia & Società

#FOCUS | Amianto, il monitoraggio non basta. Tutti i ritardi della Regione Calabria

A cinque anni dalla legge regionale molti dei dettami sono rimasti lettera morta. Qualcosa si muove ma si va a rilento. E soprattutto non si parla ancora di finanziamenti per le bonifiche

di MARIASSUNTA VENEZIANO

Un problema sottovalutato, un problema che in Calabria è regolato da una legge ritardataria e in gran parte inattuata: la 14 del 2011, che segue la normativa nazionale a ben 19 anni di distanza e che finora ha affrontato la questione solo sulla carta. Prima che la legge nazionale 257 del 1992 intervenisse a vietarne l’uso – anch’essa con un certo colpevole ritardo visto che gli effetti nocivi erano già noti da tempo – dell’amianto si è fatto un uso invasivo: phon, assi da stiro, tubature e tettoie. Gli effetti li paghiamo ancora oggi, nonostante le leggi. Mentre prima si moriva perché si lavorava l’amianto, oggi ci si ammala e si muore perché si vive nelle vicinanze di manufatti in amianto.

I ritardi. Le cose che non vanno? Tante. Troppe, forse. Le norme, dicevamo, ci sono, ma si tratta purtroppo di una serie di dettami rimasti a lungo e in gran parte lettera morta. Non solo la legge regionale è ritardataria, ma è a sua volta portatrice di diversi ritardi. All’articolo 3 prevede l’istituzione di “una speciale unità organizzativa”, l’Usa (Unità speciale amianto), che al comma 2 si dice da individuare “entro trenta giorni dall’entrata in vigore della presente legge”. L’Usa, però, non è stata istituita che un anno dopo, nel 2012. Un ritardo chiama l’altro, e così anche il “portale informatico” dedicato all’amianto previsto al comma 1 dello stesso articolo 3, da creare “entro trenta giorni dall’istituzione dell’Usa”, alla fine è arrivato e allo stesso modo se n’è andato: da inconsistente che era (non c’era traccia, ad esempio, dell’albo delle imprese esperte nella rimozione) è diventato introvabile. Strumento principe o, se vogliamo, ‘braccio armato’ della legge dovrebbe essere il Prac (Piano regionale amianto per la Calabria). Già, dovrebbe. Perché anche il Prac – fondamentale per avviare gli interventi di bonifica sul territorio – se l’è presa comoda. L’articolo 4 lo vorrebbe approvato già da tempo: “entro centottanta giorni dall’entrata in vigore della presente legge”. Invece uno slancio si è avuto solo un anno fa, il 27 aprile 2015, quando la prima giunta Oliverio – quella antecedente al terremoto di Rimborsopoli – ha licenziato la delibera 127, con cui sono stati approvati il Documento preliminare al Prac e il relativo Rapporto preliminare ambientale.

E i soldi? Nei dettami della legge 14/2011, il Piano dovrebbe contenere “le azioni, gli strumenti e le risorse necessarie per realizzare le finalità di cui all’articolo 1”, ossia “la salvaguardia della salute dei cittadini” e “la tutela e il risanamento dell’ambiente attraverso la bonifica e lo smaltimento dell’amianto”. In questa direzione la Regione ha fatto un ulteriore passo di recente, completando il telerilevamento sui comuni calabresi. “Uno strumento di conoscenza volto alla realizzazione di interventi per eliminare le condizioni di rischio sul territorio”, ha detto il presidente Mario Oliverio presentando i risultati. Ma per eliminare davvero il rischio manca un ultimo punto, quello più dolente: i finanziamenti. All’articolo 11, comma 4, della legge è scritto: “La Regione Calabria (…) concede contributi per interventi di bonifica da manufatti di amianto presenti su edifici o aree di proprietà pubblica e privata, contributi per le aziende operanti nel settore di rimozione e smaltimento, con entità e modalità definiti nel Prac. I contributi sono concessi in relazione al grado di rischio sanitario che i manufatti oggetto d’intervento rappresentano”. Senza incentivi per le bonifiche, anche i recenti passi avanti rischiano di essere inutili. E così capita di dover leggere lettere di gente disperata, come il disoccupato di turno multato di 2.500 euro per non aver provveduto a rimuovere l’amianto dal tetto di casa perché non aveva i soldi per farlo. Risultato: i soldi non ci sono neanche per pagare la multa e l’amianto resta al suo posto.

(GUARDA IL VIDEO CON LE INTERVISTE ALL’OSSERVATORIO AMIANTO)

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