Cronaca

Gli affari tra la ‘ndrangheta vibonese e i “narcos” albanesi nei racconti di un nuovo pentito

Dalle carte dell'inchiesta della Dda di Catanzaro che ha portato all'arresto di undici persone per traffico di droga dal Brasile e dall'Albania spunta un nuovo collaboratore di giustizia 

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Spunta un nuovo collaboratore di giustizia nel Vibonese. Si chiama Salvatore Schiavone, ha 45 anni ed è originario di Nicotera. Le sue dichiarazioni sono confluite tra le carte dell’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro sfociata ieri nel blitz antidroga messo a segno dai Carabinieri tra le province di Vibo e di Firenze. Un “cartello” capeggiato dal presunto boss di Zungri Giuseppe Antonio Accorinti, alias “Peppone”, che secondo l’accusa finanziava il traffico di cocaina dal Brasile e di marijuana dall’Albania.

I fratelli Navarra. Nell’interrogatorio del 3 ottobre del 2019 Schiavone parla dei fratelli Navarra, Valerio e Giuseppe, inquadrati dagli inquirenti come gli emissari della Locale di Zungri in Toscana. Il neo collaborare di giustizia conferma di aver conosciuto Valerio Navarra e di essere al corrente del fatto che quest’ultimo, insieme al fratello Giuseppe, fosse inserito nel traffico di sostanze stupefacenti (cocaina e marijuana). Nello stesso verbale aggiunge un altro particolare e cioè quello di aver visto Valerio Navarra tagliare cocaina con la mannite, utilizzando un robot da cucina (Bimby) all’interno della sua abitazione sita in zona Monte Poro. “Andai a trovare Valerio Navarra quando viveva in una casa sul Monte Poro e appena entrato sentii una puzza e mi disse che era dovuta al taglio della cocaina che effettuava con il bimbi mescolando lo stupefacente”. Secondo quanto sostenuto nel corso dell’interrogatorio davanti ai magistrati antimafia il trasferimento in Toscana di Navarra sarebbe stato causato “da dissidi” insorti nell’ambito dei traffici illeciti. “Le sue zone di vendita – ha spiegato Schiavone riferendosi a Valerio Navarra – erano, a quanto ne sappia, a Vibo Valentia. Dopo essersi trasferito a Montecatini ha continuato sottobanco ad essere attivo nel traffico di stupefacente”. Dichiarazioni che gli investigatori avrebbero riscontrato nel corso dell’indagine.

L’anello di congiunzione. Navarra, trasferitosi in Toscana nel 2016, per gli inquirenti è uomo contiguo alla ’ndrangheta, in particolare alla criminalità organizzata di Zungri. Viveva a Montecatini Terme dove gestiva la pizzeria, intestata alla moglie, ma al contempo coltivava, nel diretto interesse della ’ndrangheta, consolidati rapporti criminali con trafficanti di droga albanesi. Il suo nome è salito alla ribalta della cronaca già lo scorso 13 dicembre quando è stato arrestato nell’ambito di un’inchiesta condotta proprio dalla Direzione distrettuale antimafia di Firenze per la quale dietro l’apparente attività di imprenditore e titolare di una pizzeria si nascondeva quella di “anello di congiunzione” tra la ‘ndrangheta e i “narcos” albanesi. Non a caso Valerio Navarra avrebbe rivelato a Schiavone che “una grandissima quantità di sostanza stupefacente” proveniva direttamente dall’Albania e di essere a conoscenza anche di “una cessione di oltre 20 chili di marijuana effettuata da Giuseppe Navarra”. I due fratelli avrebbero intessuto rapporti soli con il broker Robert Lazaj, il quale in un’intercettazione finita agli atti dell’inchiesta era ben consapevole della forza della ‘ndrangheta e della pericolosità nel trattare con gli “amici calabresi”: “La ti fanno sparire… là ti fanno fuori… ti uccidono… ti ammazzano! Là non c’è casino come qui… la io non posso accedere… non è come a Firenze”.

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