Cronaca

Le strane versioni di Petrini e i dubbi del gip: “Chi vuole proteggere il giudice”

Il mutato atteggiamento del giudice, la conversione spirituale e i dialoghi compromettenti con la moglie nelle carte dell'ordinanza che hanno portato in carcere Petrini

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Dichiarazioni su appartenenti all’ordine giudiziario, accusando tre magistrati del distretto di Catanzaro, facendo anche i nomi di uomini dell’avvocatura, salvo poi ritrattare. Marco Petrini arrestato dagli uomini della Guardia di Finanza di Crotone, che hanno eseguito l’ordinanza di misura cautelare in carcere vergata dal gip del Tribunale di Salerno su richiesta della Dda campana ha affermato di aver reso “gli interrogatori del 25 e del 29 febbraio scorso, in stato di profonda prostazione, aggiungendo inoltre che “solo a partire dal 2 marzo, quando è iniziato un percorso spirituale e di purificazione interiore, ho potuto riflettere e mi sono riproposto di attendere un successivo interrogatorio per correggere talune delle mie dichiarazioni precedenti. Attendevo pertanto tale occasione per spiegare alcune circostanze su cui in precedenza avevo reso dichiarazioni. Resta ferma la mia volontà di collaborare sinceramente”. Ma il 5 febbraio scorso il togato “si autoaccusava di corruzione giudiziaria rendendo dichiarazioni rivaletesi mendaci”.

Il mutato atteggiamento del giudice. Per il gip, l’ex presidente della Seconda sezione della Corte di appello di Catanzaro, che aveva iniziato un percorso collaborativo con i pm della distrettuale ha stravolto la ricostruzione della vicenda corruttiva emersa nel corso dell’inchiesta “Genesi”, rispetto alla quale aveva reso una circostanziata rappresentazione dei fatti. “Il mutato atteggiamento processuale di Petrini, trovava ulteriormente riscontro- scrive il gip- nella informativa del 24 febbraio scorso della Guardia di Finanza di Crotone, laddove riporta i contenuti di due telefonate intercorse in data 22 febbraio 2020 fra Petrini e la moglie Stefania Gambardella, cancelliere in servizio alla Corte di appello di Catanzaro”, anche lei indagata per induzione a non rendere dichiarazioni o a rendere dichiarazioni mendaci all’autorità giudiziaria insieme ad altre persone allo stato ignote.

I dialoghi compromettenti. Una duplice conversazione, in cui, secondo il giudice per le indagini preliminari apparivano inequivoche le frasi pronunciate da Gambardella “Qua a Lamezia non ci puoi venire sicuro perché… veramente ti vengono e ti … ti sparano a qualche parte a te… E ti vogliono ammazzare tutti, non hai capito tu cosa ha combinato pure, tu non hai capito niente Marco…” La moglie dell’ex presidente della Corte di appello di Catanzaro Marco Petrini, Maria Stefania Gambardella intima il marito in due distinte conversazioni telefoniche di ascoltarla. “Le cose che hai fatto da solo sono tutte sbagliate”. Allora tu mi devi ascoltare, però sennò non vengo più Marco… se non fai le cose che ti dico io… Non vengo più… non fare più le cose di testa tua, perché sono tutte sbagliate… sono tutte deviate”. E altrettanto chiaro l’intento dichiarato da Petrini con la sua replica: “cambierò indirizzo, capito Stefà”.

“Chi vuole proteggere Petrini”?. Quali che siano le motivazioni sottese, che hanno indotto Petrini a cambiare versione dei fatti e che potrebbero spiegare la “reticenza” nel rivelare il suo ruolo effettivo nella complessa vicenda o che potrebbero basarsi sulla volontà di voler proteggere altri magistrati del collegio giudicante, è una questione al vaglio degli investigatori. Ma una cosa è certa: per il gip  “va condiviso l’assunto del pm in ordine all’aggravamento delle esigenze cautelari legate al rischio di inquinamento probatorio. E’ innegabile che il mutato atteggiamento processuale di Petrini ha fatto venir meno il presupposto su cui si fondava il provvedimento di sostituzione della misura degli arresti domiciliari, del tutto inidonea alla salvaguardia delle esigenze cautelari” rendendosi necessaria nuovamente la misura cautelare in carcere.

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