Cronaca

“Furbetti del cartellino” all’Asp di Catanzaro, interrogatori conclusi

Oggi cinque dipendenti hanno optato per il silenzio, altri tre, invece, hanno scelto di fornire la loro versione dei fatti al gip

Assenteisti-Catanzaro

Si è conclusa la due giorni di interrogatori di garanzia per i 15 dei 57 indagati raggiunti dalla misura cautelare di sospensione dal servizio nell’ambito dell’inchiesta “i furbetti del cartellino” dell’Asp di Catanzaro istruita dal sostituto procuratore Domenico Assumma. Oggi sono comparsi davanti al giudice per le indagini preliminari Carlo Paris, firmatario del provvedimento, gli ultimi 8 dipendenti dell’Azienda sanitaria, finiti sotto inchiesta per truffa e fraudolenta attestazione della presenza di servizio. Cinque di loro hanno optato per il silenzio, altri tre hanno scelto di fornire la loro versione dei fatti al gip. Giuseppe Folino Gallo,(sospeso per tre mesi) assistente tecnico, a cui la Procura contesta 30 episodi, per quasi 9 ore di indebita assenza e un ingiusto profitto percepito di circa 135 euro, ha spiegato di essere provvisto dell’autorizzazione ad uscire e il suo legale difensore Eugenio Felice Perrone, ha fornito al giudice la relativa documentazione delle fatture di acquisto corrispondenti agli orari di uscite, a suo avviso, tutt’altro che ingiustificate. Si è difeso anche Enrico Caruso, (sospeso per sei mesi) a cui, secondo le ipotesi accusatorie, viene riconosciuta la gravita indiziaria in relazione a 91 episodi, per 66 ore di assenza con un guadagno non dovuto di 647 euro. L’indagato, assistito dall’avvocato Aldo Casalinuovo, che ha preannunciato ricorso al Riesame, ha spiegato di svolgere la funzione di agente tecnico con mansioni di commesso e proprio in virtù di queste mansioni doveva uscire per svolgere incombenze esterne, quali la consegna della posta al Pugliese- Ciaccio, il recupero di materiale di cancelleria, allontanamenti dalla postazione lavorativa sempre collegati all’affidamento di compiti esterni. Analoga versione dei fatti è quella riferita al gip da Maurizio Mazziotti, (sospeso per sei mesi) codifeso dai legali Domenico Pietragalla e Francesco Pullano. Il dipendente, a cui viene contestata la gravità indiziaria su 40 episodi per 28 ore di assenza non dovute, corrispondenti alla somma di 426,30 euro, indebitamente intascata a spese dell’azienda, ha evidenziato come le sue assenze dalla postazione di lavoro fossero giustificate dalla necessità di svolgere una serie di atività esterne per conto della stessa Azienda. Si è avvalso della facoltà di non rispondere  Mario Mangiacasale, (sospeso per sei mesi) difeso dal legale Antonio Chiarella, al quale vengono contestati 30 episodi di ingiustificato allontanamento dal posto di lavoro per 34 ore di assenza  e un profitto indebito di 665 euro. L’avvocato Chiarella ha depositato la determina dirigenziale, attestante che l’indagato è andato in pensione, chiedendo al gip la revoca della misura interdittiva o la caducazione della stessa e il gip, al riguardo, si è riservato.  Giuseppe Raciti, (sospeso per sei mesi), ha deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere sui 40 episodi contestati, le 61 ore di assenza ingiustificate e gli 800 euro ricevuti  senza aver lavorato e il suo legale difensore Sergio De Nardo ha chiesto la revoca della misura interdittiva. Si è avvalso della facoltà di non rispondere anche Antonio Aloi, (sospeso per tre mesi) difeso dal legale Giuseppe Vetrano, preferendo tacere sui 44  episodi contestati pari a circa 7 ore di ingiustificata assenza, per un profitto di circa 125 euro, sul presupposto che non è in possesso degli atti di indagine, dei mezzi di prova, necessari per poter esercitare il diritto di difesa. Il legale dell’indagato, a cui la Procura contesta, anche, di aver favorito il dirigente Carlo Nisticò nelle sue “fughe lavorative”, beggiando al suo posto, ha sollevato un’eccezione di nullità dell’ordinanza, perché per il difensore l’interrogatorio doveva essere prodromico alla misura interdittiva applicata.  Così come si sono avvalsi della facoltà di non rispondere Giorgio Costantino, (sospeso per tre mesi) codifeso dai legali Vittoria Aversa e Franco Rotundo, a carico del quale vengono contestati 25 episodi equivalenti a 12 ore di assenza e un profitto indebito di 140 euro e  Vincenzo Mancuso, (sospeso per sei mesi) difeso dal legale Antonio Rania, preferendo il silenzio sui 48 episodi contestati pari a oltre 33 ore di assenza per un ammontare di 800 euro di illecito profitto, in attesa del ricorso al Tribunale del Riesame.

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