Paga la ‘ndrangheta per far pestare il nipote, nove fermi (NOMI-VIDEO)

Operazione "Hope" della Dda di Brescia e del Ros dei Carabinieri. La donna aveva contatti con la cosca dei Bellocco di Rosarno

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Sono ritenute, a vario titolo. responsabili di gravi episodi delittuosi compiuti anche con modalità mafiose e con la finalità di agevolare la cosca Bellocco di Rosarno le nove persone fermate nella notte dai Carabinieri su mandato della Procura distrettuale antimafia di Brescia. Oltre alle catture delle persone colpite dal fermo – eseguite dal Ros Carabinieri unitamente a militari dei Comandi Provinciali Carabinieri della Lombardia, del Veneto e della Calabria – sono state attuate numerose perquisizioni domiciliari e locali in varie province del territorio nazionale cui ha partecipato anche la Guardia di Finanza di Brescia, che ha operato in relazione a specifiche e complementari ipotesi di reati finanziari sviluppate a carico degli indagati.

Operazione "Hope". Le indagini sono state avviate a seguito di attivazione da parte della Dda di Reggio Calabria, che nel corso di un’articolata indagine a carico di appartenenti alla cosca ‘ndranghetista dei Bellocco di Rosarno (RC), aveva avuto notizia di un’imminente azione aggressiva in danno di soggetti mantovani. Le indagini, coordinate dalla Direzione Distrettuale antimafia e condotte dal ROS Carabinieri, si sono sviluppate attorno alla figura del calabrese Antonio Loprete (classe 1963), risultato essere organico alla cosca dei Bellocco, e alla mantovana Marta Magri (classe 1963) che per gli inquirenti era pienamente consapevole della caratura criminale del calabrese e chiedeva a questi il suo intervento per far compiere gravi azioni intimidatorie contro il nipote e la cognata per risolvere una controversia economica. Dalle acquisizioni captative è emerso come Antonio Loprete avesse affidato inizialmente l’esecuzione dell’azione intimidatoria al proprio nipote Francesco Corrao (anch’egli organico alla consorteria criminale dei Bellocco) e che a causa dell’arresto patito da quest’ultimo il 24 gennaio 2018 (per altra vicenda), il sodalizio criminoso era stato costretto a cambiare i propri piani. Infatti, nella stessa serata del 24 gennaio 2018, Antonio Loprete insieme al figlio Loprete Giuseppe Loprete (classe 1993), al fine di attuare prima persona l’azione violenta, sarebbero dalla Calabria per portarsi in provincia di Mantova.




La spedizione punitiva. Dopo il primo tentativo fallito dai Loprete, l’incarico sarebbe poi stato assegnato a Fabio Campagnaro ed a Alberto Reale, 49 e 42 anni, entrambi padovani, gravitanti nel mondo dei reati fiscali e finanziari, che sarebbero stati assoldati dalla Magri dietro pagamento di un importo iniziale di 3.000 euro. Il 7 febbraio 2018 sarebbe stato dunque documentato come i due si fossero recati ad effettuare un sopralluogo presso l’abitazione delle potenziali vittime in Bagnolo San Vito (MN). Le captazioni consentivano di acclarare come la volontà di portare a termine il piano criminoso fosse ancora esistente tanto da essere programmato per il successivo 14 marzo 2018; anche in questo caso, grazie all’intervento della polizia giudiziaria è stato sventato il pestaggio. Il 19 giugno 2018, improvvisamente e senza rilevare alcuna avvisaglia nel contesto delle indagini, il nipote della donna ha subito un’aggressione violenta da parte di alcuni soggetti che, dopo averlo avvicinato mentre usciva da un tabaccaio a Governolo (MN), gli hanno provocato con pugni la frattura della mascella. Il giovane era sta ricoverato presso l’ospedale di Mantova dove è sottoposto ad un intervento di chirurgia maxillo facciale di ricomposizione con una prognosi iniziale di 40 giorni che si protraeva poi per ulteriori due mesi, con compromissione della dentatura.

I fermi Gli approfondimenti investigativi hanno poi consentito, in breve tempo, di raccogliere gravi indizi sulla responsabilità del pestaggio in capo alla mandante, al committente Campagnaro, a Reale, al veneto Roberto Bortolotto, di 58 anni, che sarebbe risultato in possesso di un’arma da fuoco che contribuiva alla realizzazione dell’azione criminosa, ed a identificare gli esecutori materiali nel moldavo Gheorghe Lozovan (classe 1976) e negli albanesi Eduard Keta (classe 1984) e Kleant Curri (classe 1994).

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