Cronaca

Rifornivano di droga la “movida” reggina, a capo della rete di spaccio c’era un vibonese (VIDEO)

Secondo gli inquirenti era intenzionato a governare rigidamente la rete di spaccio, indispensabile a preservare il proprio “mercato” insieme al giovane figlio

I Carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria hanno sgominato nella notte una presunto organizzazione criminale finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti nella città dello Stretto. Il gip, su richiesta della competente Direzione distrettuale antimafia, ha emesso quindi misure cautelari. Tra le persone coinvolte figurano anche due vibonesi. Si tratta di Francesco Lonano, 51 anni; e di Salvatore Lonano di 27 anni, entrambi di Tropea.

I nomi. Oltre ai due vibonesi, risultano coinvolti nell’inchiesta Antonio Massimo Condello, 48 anni di Reggio Calabria; Davide Divino, 32 anni di Reggio Calabria, il marocchino Reda Elanakdi, 37 anni; Luca Adornato, 40 anni di Reggio Calabria; Lahchen Najuh alias “Moussine” anche lui marocchino di 32 anni; Mansour Mbengue, alias Pogba, senegalese di 32 anni, Giuseppe Campicelli, 40 anni (arresti domiciliari); Demetrio Condello, 23 anni; Antonia Condello, 21 anni; Annunziata Elisabetta Foti, 53 anni; Silvia Lipari, 34 anni; Naim Fouzi, 36 anni; Youssef Rachid, alis “Italia Uno”, 50 anni, marocchino.

Operazione “Random”. Il provvedimento cautelare scaturisce dagli esiti di un’attività di indagine condotta dalla Stazione Carabinieri di Reggio Calabria-Rione Modena e coordinata dal sostituto procuratore Gianluca Gelso, che ha permesso di accertare l’operatività di un’organizzazione criminale dedita al traffico e allo spaccio di sostanza stupefacente del tipo marijuana, eroina e cocaina, talora anche per ingenti quantitativi, approvvigionata nella provincia di Reggio Calabria (in particolare, Sinopoli e Sant’Eufemia d’Aspromonte) e destinata alla commercializzazione nel capoluogo reggino. In particolare, le investigazioni avviate dai Carabinieri a seguito dell’arresto in flagranza di Francesco Lonano, risalente all’aprile 2017, hanno permesso di accertare come gli indagati, al fine di organizzare in maniera più strutturata e sistematica lo spaccio di stupefacenti nel capoluogo, avessero individuato – in via 2 Settembre, quindi prossimo sia alla movida notturna, sia a diversi istituti scolastici – un locale nel centro di Reggio Calabria da ristrutturare e adibire a sala giochi e circolo ricreativo (con insegna “Random”) in cui concentrare l’illecita attività di spaccio. Particolarmente utile si è rivelato il monitoraggio del locale, di fatto oggetto di ristrutturazione e utilizzato come temporaneo deposito della droga da smerciare, che ha permesso di comprovare una fiorente attività di spaccio avviata principalmente da Antonio Condello e Davide Divino, con cessioni concordate previo contatto telefonico da parte degli acquirenti abituali che si limitavano a fissare l’orario dell’incontro, essendo noti il luogo dello scambio e la “merce” da acquistare.
Dal contenuto delle conversazioni captate dai Carabinieri, infatti, si ha contezza della partecipazione dei diversi indagati – ognuno nello svolgimento del proprio ruolo, con la “propria” clientela nelle diverse aree del tessuto urbano – all’organizzazione del traffico illecito: Francesco Lonano, Antonio Massimo Condello e Davide Divino, sono ritenuti dagli inquirenti veri e propri promotori del sodalizio. Per l’accusa acquisivano la droga (cocaina, marijuana e, talvolta, eroina), ne organizzavano il trasferimento verso il capoluogo, il taglio e il confezionamento in dosi per la successiva cessione.

La figura di Lonano. Centrale è la figura del vibonese originario di Parghelia, Francesco Lonano con lunghi trascorsi nel Reggino. Secondo gli inquirenti era intenzionato a governare rigidamente la rete di spaccio, indispensabile a preservare il proprio “mercato”. Nel corso delle indagini sono stati documentati numerosi episodi in cui Francesco Lonano ha aggredito o ha minacciato con una pistola i partecipi del sodalizio, perché insolventi rispetto alle “partite” di droga a loro assegnate. In un caso, in particolare, dopo aver disposto l’aggressione nei confronti di un marocchino che ha simulato un incidente stradale per giustificare le lesioni cagionate (giudicate guaribili in 30 giorni dai sanitari che lo hanno visitato), incassare il risarcimento dalla compagnia assicurativa e compensare, così, il debito vantato per la fornitura di cocaina e marijuana. Inoltre, al fine di eludere le investigazioni, Francesco Lonano, assieme al figlio Salvatore, ad Adornato e a Divino hanno ricercato persone compiacenti cui far attivare conti correnti bancari e carte prepagate, necessarie per custodire i proventi delle attività illecite; in ragione del carattere sistematico di tali condotte. Francesco Lonano e Luca Adornato sono risultati pienamente coinvolti in ulteriori attività di riciclaggio, per le quali sono destinatari di misura restrittiva nell’ambito dell’indagine “Fullones”, anch’essa eseguita oggi dall’Arma reggina (LEGGI QUI). In altri casi, Francesco Lonano e il figlio Salvatore hanno fatto sottoscrivere false dichiarazioni di prestito ad alcuni spacciatori dell’organizzazione, per giustificare il debito contratto per l’acquisto dello stupefacente, consumando pertanto anche ulteriori reati di estorsione e usura ai danni di taluni partecipi dello stesso sodalizio criminale.  Nel corso dell’attività sono state tratte in arresto in flagranza di reato 5 persone e sottoposti a sequestro 290 grammi di cocaina, 630 grammi di marijuana e 5.500 euro in contanti, ritenuti provento dell’attività di spaccio.

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