Cronaca

Agguato all’armiere di Mancuso, il mistero dell’auto rubata a Riace e la paura per una nuova faida

Il tentato omicidio di Dominic Signoretta e la precedente scomparsa di Antonio Pardea e Bartolomeo Arena al vaglio della Procura antimafia guidata da Nicola Gratteri

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Sarebbe stata rubata a Riace la vecchia Fiat Uno utilizzata dal commando che nella tarda serata di domenica scorsa ha tentato di uccidere Dominic Signoretta, il 34enne di Nao di Jonadi ritenuto uomo di fiducia del boss Pantaleone Mancuso, alias l’ingegnere e armiere del potente clan di Limbadi. L’auto, di proprietà di una donna del posto, è stata trovata dalle Volanti della Questura di Vibo nei pressi del cimitero di Jonadi all’indomani del fallito agguato. Ovviamente i sicari prima di volatilizzarsi hanno provveduto a dare fuoco al mezzo ma all’interno sono stati ugualmente rinvenute delle armi: una pistola, un fucile a pompa e una mitraglietta.

Il caso al vaglio dell’Antimafia. Le indagini sono condotte dal Nucleo investigativo dei Carabinieri e dei poliziotti della Squadra Mobile di Vibo sotto il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro fin da subito informata vista la caratura di Dominic Signoretta, braccio destro di Pantaleone Mancuso, alias l’ingegnere (arrestato nel mese di marzo in una sala giochi di Roma dopo un periodo di irreperibilità) ma anche molto vicino al figlio Giuseppe (fratello più grande di Emanuele Mancuso, oggi collaboratore di giustizia). Per questo motivo il fallito agguato di Nao unito a un altro caso di cronaca quale la scomparsa di Antonio Pardea e Bartolomeo Arena (non è del tutto escluso il collegamento tra le due vicende) fanno temere qualcosa di molto grave forse anche l’inizio di una nuova guerra di mafia sul territorio. Dalle prime ricostruzioni, a sparare contro Signoretta sarebbe stato un commando formato da almeno tre persone. L’intento era quello di ucciderlo visto che contro la sua abitazione, ubicata in pieno centro abitato dove si trova ai domiciliari, sono stati sparati oltre trenta colpi. Il 34enne è riuscito a scampare all’agguato rifugiandosi dietro un muretto.

Tanti interrogativi. Le armi ritrovate quasi bruciate all’interno dell’auto sono ora al vaglio degli specialisti della Scientifica per gli esami balistici che potrebbero dare qualche elemento in più alle indagini e, soprattutto, qualche risposta ai tanti interrogativi che ruotano intorno a questo tentato omicidio. Perché l’auto è stata rubata sulla costa ionica reggina? Da dove arrivano le armi utilizzate per l’agguato e, soprattutto, chi ha dato il “nulla osta” per aprire il fuoco contro un personaggio di un certo livello criminale come Dominic Signoretta, già condannato (non ancora in via definitiva) per armi e droga e il cui profilo è stato tracciato non da uno ma da tre diversi collaboratori di giustizia: Andrea Mantella, Raffaele Moscato e Lino Furfaro. Non uno qualsiasi secondo i loro racconti ma l’armiere e, addirittura, il killer di un’articolazione dei Mancuso con collegamenti anche con i clan della Piana di Gioia Tauro.

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