Cronaca

Autobomba a Limbadi, chiesto il processo per i Mancuso-Di Grillo: “Sono gli ideatori dell’attentato”

Richiesta di rinvio a giudizio per i cinque indagati nell'ambito dell'inchiesta che ha fatto luce su quanto avvenuto in contrada Macrea il 9 aprile del 2018. Il gup deciderà il prossimo 7 giugno

Operazione-Demetra-FERMI

La Procura antimafia di Catanzaro ha chiesto il rinvio a giudizio per i cinque indagati dell'operazione "Demetra" che ha fatto luce sull'autobomba di Limbadi costata la vita il 9 aprile dello scorso anno al 42enne Matteo Vinci e il ferimento del padre Francesco. Dopo l'avviso di conclusione indagini arriva quindi la richiesta di processo per Domenico Di Grillo 72 anni di Limbadi, la moglie Rosaria Mancuso 64 anni di Limbadi, il genero Vito Barbara 29 anni, le figlie, Lucia e Rosina Di Grillo, rispettivamente 30 e 39 anni.. Nei loro confronti il sostituto procuratore antimafia Andrea Mancuso contesta - a vario titolo - i reati di omicidio tentato e consumato con l'aggravante del metodo mafioso, la detenzione illegittima dell'ordigno esplosivo e, ancora, minaccia, ricettazione, detenzione abusiva di armi, lesioni personali, estorsione e rapina. Il gup distrettuale di Catanzaro si esprimerà il prossimo 7 giugno nell'apposita udienza preliminare.




L'ipotesi accusatoria. Vito Barbara, Lucia Di Grillo e Rosaria Mancuso sono ritenuti, in concorso morale e materiale tra loro e con altri soggetti allo stato non identificati, quali ideatori e promotori dell’attentato dinamitardo che lo scorso 9 aprile è costato la vita a Matteo Vinci e il ferimento del padre Francesco. L’obiettivo – secondo quanto emerge dall’inchiesta – era quello di costringere i coniugi Francesco Vinci e Rosaria Scarpulla a cedere alle loro pretese estorsive. Per i carabinieri sarebbero i mandanti e, forse, anche gli esecutori. Avrebbero “collocato o concordato che altri la collocassero la radio-bomba al di sotto dell’autovettura Ford Fiesta di proprietà di Francesco Vinci condotta nell’occasione dal figlio Matteo facendola (ovvero concordando e disponendo che altri la facessero) successivamente esplodere”. Vito Barbara, Domenico Di Grillo, Lucia e Rosina Di Grillo, Rosaria e Salvatore Mancuso (deceduto) sarebbero poi "gli autori di una serie di azioni esecutive che miravano allo stesso disegno criminoso ovvero costringere la famiglia Vinci a cedere il pezzo di terreno di loro proprietà in contrada Macrea a Limbadi".

Collegio difensivo. Gli indagati sono difesi da Giovanni Sisto Lo Vecchio, Francesco Capria, Giovanni Vecchio, Antonino Carmelo Naso e Fabrizio Costarella.

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