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‘Ndrangheta, l’intercettazione che “incastra” il boss di Zungri: “A Leli povareu u ‘mmazzai”

Un frase che sarebbe pronunciata in auto da Giuseppe Accorinti captata dagli investigatori della Squadra Mobile di Vibo tre giorni dopo l'omicidio a Spilinga di Raffaele Fiamingo e il ferimento di Francesco Mancuso

Ci sono le dichiarazioni di sette collaboratori di giustizia ma anche una serie infinita di intercettazioni, telefoniche e ambientali tra le pagine dell’ordinanza di applicazione della custodia cautelare alla base dell’operazione “Errore Fatale”. Una in particolare incastra il presunto boss di Zungri, Giuseppe Accorinti, tra le quattro persone arrestate dalla Squadra Mobile di Vibo nell’ambito dell’inchiesta che ha fatto luce sull’agguato che nel luglio del 2003 costò la vita a Raffaele Fiamingo, detto “Lele il vichingo” e il ferimento di Francesco Mancuso, alias “Ciccio Tabacco”. L’intercettazione rispolverata dagli inquirenti risale al 12 luglio del 2003, esattamente tre giorni dopo il delitto che ha rischiato di scatenare una guerra all’interno della famiglia Mancuso.

L’intercettazione ambientale. Accorinti si trovava in auto con un’altra persona, non sapendo di essere intercettato e mentre tornava a casa dopo l’interrogatorio in Questura, si lasciava sfuggire una mezza frase: “… a Lele u ‘mmazzai, mi dispiace ca eramu amici”. Il Lele in questione è Raffaele Fiamingo, la vittima dell’agguato per il quale oggi, a sedici anni di distanza dai fatti, Giuseppe Accorinti è accusato di essere il “co-autore” avendo portato sul luogo del delitto i due presunti esecutori materiali, Antonio Prenesti e Domenico Polito che avrebbero invece agito dopo il placet di Cosmo Michele Mancuso, lo zio di “Ciccio Tabacco”. La frase in questione viene anche sottoposta all’esame di un consulente che ne stabilisce la versione definitiva: “Povareu u ‘mmazzai”.

Le dichiarazioni di Servello. Dell’agguato di Spilinga, territorio che rientrerebbe nella zona controllata proprio da “Peppone Accorinti” parla anche il pentito Angelino Servello, uomo vicino al presunto boss di Zungri con il quale avrebbe trafficato droga. Accorinti gli avrebbe confidato che uno degli esecutori materiali dell’omicidio Fiamingo sarebbe stato Domenico Polito. Una confidenza che lo stesso Accorinti avrebbe appreso da Giuseppe Mancuso detto Bandera. Il gip che ha firmato l’ordinanza Tiziana Macrì precisa perché – a suo avviso – Accorinti avrebbe detto di aver appreso tutto da Pino Mancuso. “Evidentemente non fidandosi completamente del Servello e ben consapevole delle conseguenze che vi sarebbero potute essere in caso di diffusione della informazione ha preferito omettere”.

… quelle di Emanuele Mancuso. Sul ruolo di “Peppone” Accorinti nell’azione delittuosa si sofferma l’ex rampollo della famiglia di Limbadi, Emanuele Mancuso che afferma: “Non so quale sia stato il ruolo di Accorinti detto Peppone (se di possibile vittima ovvero di partecipe all’azione delittuosa con il ruolo di basista-palo) benché io sia a conoscenza che lui era certamente coinvolto. Infatti nel tempo ne avevo sentito parlare molto all’interno della mia famiglia ma adesso non ricordo in quale veste”.

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