Cronaca

“Nemea”, il clan Soriano voleva far saltare in aria la caserma dei carabinieri (VIDEO)

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Il presunto boss Leone Soriano aveva mandato cartoline dal carcere la maresciallo di Filandari e stava pianificando un agguato ai carabinieri

di MIMMO FAMULARO

Stavano pianificando persino un attentato alla caserma dei carabinieri di Filandari con il lancio di una bomba o l’esplosione di colpi d’arma da fuoco contro l’edificio e le auto. E’ quanto emerge dal provvedimento di fermo che ha portato all’operazione denominata “Nemea” contro il clan dei Soriano di Filandari. Sette le persone fermate all’alba di oggi. Tra queste figurano il 52enne Leone Soriano, la cognata Graziella Silipigni, i figli di quest’ultima Giuseppe e Caterina, il “braccio armato” della famiglia Francesco Parrotta e anche Emanuele Mancuso, 30 anni, figlio del boss Pantaleone Mancuso, alias “l’ingegnere”. I provvedimenti di fermo si sono resi necessari proprio per mettere un freno alla sempre più pericolosa escalation di attentati che aveva ormai toccato livelli allarmanti.

Leone Soriano

Carabinieri nel mirino. In particolare nel mirino di Leone Soriano era finito il maresciallo maggiore Salvatore Todaro, comandante della Stazione di Filandari. A lui il presunto boss aveva addirittura recapitato una cartolina dal carcere di Secondigliano dove era detenuto “rivolgendo – si legge nel provvedimento – frasi allusive e minacce”. Dopo la scarcerazione Leone Soriano avrebbe iniziato a pianificare insieme al suo “braccio armato” Francesco Parrotta un agguato da mettere a segno contro il maresciallo “facendo espliciti riferimenti alla persona e ai locali della caserma dei carabinieri di Filandari nella parte dove è ubicato l’alloggio di servizio del comandante della Stazione”. Secondo le indagini, i Soriano avrebbero persino effettuato dei sopralluoghi sul sito con l’obiettivo di compiere l’agguato e si erano persino procurati un’auto rubata per entrare in azione. 

L’auto incendiata. L’intera indagine è partita da un’auto incendiata proprio ad un carabiniere della Stazione di Filandari nello scorso mese di novembre nel centro abitato della frazione di Vena Superiore. Ad agire – anche in quell’occasione – sarebbero stati i Soriano o chi per loro. Nessun dubbio sulla matrice dolosa del gesto e da qui che l’attività investigativa condotta sul campo dagli uomini del colonello Luca Romano e del maggiore Valerio Palmieri si è sviluppata passo dopo passo fino a sfociare al blitz di oggi che ha fatto luce su una serie impressionati di danneggiamenti a scopo estorsivo ed intimidatorio tra i territori comunali di Filandari e di Ionadi. 

Le intimidazioni all’imprenditore Castagna. Fatta luce anche sui danneggiamenti perpetrati ai danni dell’imprenditore vibonese Antonino Castagna. Secondo le indagini Leone Soriano avrebbe trasmesso all’indirizzo di Castagna alcune missive di carattere intimidatorio, inviate dal carcere di Secondigliano dove era all’epoca detenuto, “con le quali chiedeva all’imprenditore il pagamento di somme di denaro a titolo risarcitorio per le spese legali sostenute a seguito delle denunce sporte dallo stesso Castagna”. Al tentativo di estorsione sono seguiti una serie di atti intimidatori che – secondo la tesi accusatoria – sarebbero state perpetrate dallo stesso Soriano in veste di mandante ed organizzatore. Ricostruiti quindi il danneggiamento a seguito di un incendio all’escavatore di proprietà della società di Castagna avvenuto il 5 febbraio scorso (l’esecutore materiale sarebbe Francesco Parrotta); l’esplosione di numerosi colpi d’arma da fuoco contro il cancello dell’abitazione della figlia di Castagna, Daniela (intimidazione dell’11 febbraio), e l’esplosione di una bomba-carta scagliata nel giardino dell’abitazione familiare dello stesso imprenditore. In quest’ultimo caso gli esecutori materiali sarebbero Francesco Parrotta ed Emanuele Mancuso. 

Il danneggiamento al distributore di benzina dei Pasqua. Tra gli episodi contestati agli indagati e, in particolare, a Leone Soriano, Francesco Parrotta, Emanuele Mancuso e Giacomo Cichello figura anche il danneggiamento a colpi di pistola del distributore di benzina di proprietà dell’avvocato Romano Pasqua, ubicato a Filandari, sulla strada statale 17 che collega la zona industriale di Jonadi a Mesiano. 

Emanuele Mancuso

Giuseppe Soriano

L’operazione Nemea. Così all’alba di oggi il reparto operativo del Comando dei carabinieri e della Compagnia di Vibo ha fatto scattare il blitz che ha portato al fermo di sette persone, la maggior parte delle quali ritenute esponenti apicali della famiglia Soriano di Filandari. Una risposta alla recrudescenza criminale registrata sul territorio dopo la scarcerazione del pluripregiudicato Leone Soriano, considerato dagli inquirenti al vertice dell’organizzazione e detenuto sino allo scorso mese di settembre. Dopo la sua liberazione il gruppo, già duramente colpito dall’operazione “Ragno” nel 2011, si era ricomposto e attraverso una serie ininterrotta di danneggiamenti tramite colpi d’arma da fuoco, lancio di bombe artigianali, incendi di mezzi industriali e autovetture private, stavano cercando di riappropriarsi del territorio. L’operazione segue l’arresto operato un mese fa dai carabinieri nei confronti di Giuseppe Soriano, nipote di Leone, trovato in possesso di un ingente quantitativo di stupefacente e di munizioni, e del ritrovamento di un piccolo arsenale di kalashinokov, pistole e bombe a mano. 

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