Economia & Società

Dieci anni di diritti negati, ma non si arrendono: perché lei è cieca non diversa

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La denuncia dell’associazione “Io vedo con le mani onlus” che insieme all’avv. Giovanna Fronte accompagna la famiglia della ragazza in questa “lotta” per i diritti, primo tra tutti  allo studio

Dieci anni “precisi e impeccabili”. Non è cambiato nulla, se non qualche parentesi di diritti riconosciuti. Poi, come nulla fosse, tutto è tornato come prima. L’avvocato Giovanna Fronte definisce “paradossale” la situazione. Anche perché è del diritto allo studio che si parla, diritto allo studio per una bambina – oggi una ragazza – cieca che, da dieci anni, lotta con la burocrazia e le inefficienze. Nel 2013 la prima denuncia, perché andare a scuola senza libri in braille e senza docenti specializzati non era semplice e per questo la famiglia aveva deciso di rompere il silenzio e denunciare. Nel 2015 quel diritto lo aveva riconosciuto anche il Tar. Ma nel 2017, suonata la campanella, è cambiato poco per lei che non è diversa. Ha una disabilità ma non è diversa.

Diritti e burocrazia. A darle voce questa volta è anche l’associazione “Io vedo con le mani onlus” di cui la ragazza è socia. Sostengono lei e la sua famiglia, in un cammino che, loro malgrado, sono stati costretti a percorrere. Da neanche una settimana è iniziata la scuola. Per tutti? Si domandano. Forse no, perché qualcuno si è dimenticato di fare il suo dovere. Una vecchia storia, ma non per questo c’è voglia di arrendersi. Perché c’è chi del riconoscimento di un diritto non vuole farne a meno. E non si arrende. Davanti ad un sistema che ha smarrito se stesso.

La lettera. Di seguito la lettera dell’associazione: “Giovedì 14”….. la data fatidica nella quale le campanelle degli istituti calabresi hanno suonato in questo settembre 2017 l’ingresso a scuola per tutti! Ma proprio per tutti? Sì, proprio per tutti! “Prepararsi” al primo giorno di scuola…è un processo per il quale i vari istituti si adoperano con il dovuto anticipo, elaborando atti e piani di lavoro complessi e articolati. Di questo bisogna rendere merito a tutti i dirigenti e a tutti i loro collaboratori che hanno dedicato impegno e lavoro ad ogni buon fine, vincendo prontamente persino contro gli stimoli tentatori del caldo sole di agosto. E gli alunni? Ogni alunno avrà il proprio stile di apprendimento, le attitudini individuali saranno diverse ed anche le scelte su quanto e come studiare saranno personalizzate. Appunto! Norme e letteratura scientifica, del resto, ci vengono molto incontro nell’affrontare questi ultimi aspetti. Per fortuna! Toccherebbe però prendere atto che la formula “bibidibobidibu”, applicata a qualsiasi bacchetta magica, funziona solo nelle favole! Siamo ormai saturi anche del gioco dello scaricabarile, che sa tanto del modo più antico per esimersi dai propri doveri e dalle proprie responsabilità. Non basta quindi dire e neppure scrivere nell’attesa di risposte… . E’ tempo piuttosto di “fare”. Già! Fare…! Nella cornice del fare e delle cose da preparare rientra pure tutto quanto concerne il diritto allo studio e l’inclusione scolastica di alunni con disabilità. Siamo certi che tutti gli enti competenti e le figure istituzionali di riferimento abbiano fatto ed abbiano preparato. Ciò significherebbe, d’altra parte, aver assolto al proprio lavoro. Nonostante ciò qualcosa ci sfugge! Ci sfugge per esempio come sia possibile che gli interventi da predisporre, come previsto dalla legge e quindi secondo quanto di suo diritto, in favore di un’alunna cieca nostra socia siano mancati all’appello. Urca, che sorpresa? Nessuna sorpresa, si tiene solo alta la bandiera: 10 anni scolastici su 10 anni scolastici. Precisi e impeccabili! “I nostri complimenti per la costanza e la coerenza”.

Dopo 10 anni la stessa storia. Prosegue la lettera: “Succede quindi che l’alunna non vedente in questione dovrebbe andare a scuola senza un docente di sostegno specializzato, senza Assistente specialistico Educatore Tiflologico, senza libri di testo. Docenti curriculari e compagni di classe rappresentano una grande ricchezza e due risorse di importanza indiscutibile. Ci sono? Sì, loro sì! Peccato che non bastino! Dunque, quanto possiamo credere che, per lei e per chi vive condizioni simili alla sua, la scuola sia iniziata? Non è che per caso si sia semplicemente riproposta la solita, ridondante e frustrante situazione in cui le viene negato il diritto ad imparare? Anche qui non sono bastate le formule magiche ma,cosa ancora più grave, non è stata sufficiente a tutelare l’alunna una sentenza del Tar la quale, nel 2015, si sperava rappresentasse un importante chiarimento che avrebbe messo le istituzioni di fronte ai propri obblighi. E così è stato in parte per un certo periodo di tempo, ma poco è bastato per cancellare memoria delle buone pratiche adottate per via dei passaggi di competenze da un ordine di scuola all’altro. Rabbia, delusione, ansia le emozioni ricorrenti in questa storia, visto che il detto “Occhio non vede e cuore non duole” non è sempre valido! Che tristezza parlare in questi termini della scuola, la sede per eccellenza della cultura, dello studio…..di quell’imparare che nella vita serve innanzitutto ad essere liberi. Carini ed empatici i compagni di classe che si dichiarano disposti a supportare la compagna per quanto siano in grado, ma non sono certo loro a doversene fare carico, distraendosi invece dal ruolo che a quell’età compete: confrontarsi sull’ultimo cd del mito musicale di turno, affrontare temi significativi come quelli in materia di make up, misurarsi muscoli e rotolini, oltre che eventualmente scambiarsi informazioni sui contenuti disciplinari. Lasciamo dunque fare a ognuno il suo “mestiere”…..e soprattutto non tocchiamo quello dei ragazzi!!!! Siamo pronti a credere che la scuola sia autonoma nell’applicazione degli strumenti previsti per l’inclusione scolastica e l’applicazione del diritto allo studio, nonché aggiornata sulla normativa e le misure adottate dalla nostra Regione, oltre a quelle nazionali ed europee. Ma…..le richieste senza risposta non legittimano l’immobilità.

Il monito. A volte bisogna uscire da dietro la scrivania, rinunciando al confort della “comoda” poltrona che accompagna l’attesa. Buon inizio di anno scolastico a tutti, sollecitando chi di dovere a “fare” anche se fare ormai può solo voler dire “rimediare” e limitare i danni già provocati. Non vogliamo certo peccare di “predicare bene e razzolare male”, pertanto la nostra azione continuerà.

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