Cronaca

Crisalide, l’inchiesta regge e gli indagati restano in carcere. Convalidati i 52 fermi

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I gip di Lamezia Terme hanno disposto la misura cautelare per tutti gli indagati, la maggior parte dei quali avevano fatto scena muta in sede di interrogatorio

di MIMMO FAMULARO

I magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro incassano un altro risultato positivo. Regge infatti la maxi inchiesta denominata “Crisalide” che ha portato al fermo di 52 persone e, tra queste, i presunti affiliati alla cosca “Cerra-Torcasio-Gualtieri” di Lamezia Terme. 

operazione crisalideFermi convalidati. I gip del tribunale lametino Carlo Fontanazza, Valentina Gallo e Luana Lascanna hanno infatti convalidato il fermo e disposto la misura cautelare per tutti i 52 indagati coinvolti nell'operazione condotta all'alba di martedì dai carabinieri del Comando provinciale di Catanzaro e coordinata dal sostituto procuratore Elio Romano. A vario titolo sono accusati di associazione per delinquere di stampo mafioso, traffico di sostanze stupefacenti, possesso illegale di armi ed esplosivi, estorsione, danneggiamento aggravato e rapina. In sede di interrogatorio la maggior parte dei fermati si è avvalsa della facoltà di non rispondere.

Antonio-MiceliStrategia della tensione. Secondo l'accusa ad assumere il ruolo di reggente del clan in assenza dei capi finiti in carcere era stato Antonio Miceli (nella foto), il principale indagato di un'inchiesta, insieme alla moglie Teresa Torcasio. Era lui a gestire il controllo del territorio pianificando attentati, estorsioni, rapine, danneggiamenti. “Bloccali tutti e facciamo Falcone e Borsellino a Lamezia”, avrebbe detto il reggente della cosca Cerra- Torcasio- Gualtieri intercettato dagli investigatori. Per imporre il predominio sul territorio avrebbe voluto ricreare nella piana Lametina il clima di terrore, che ha caratterizzato le stragi di  Capaci e Via D’Amelio.

Scacco alle nuove leve. Un’indagine complessa partita all’inizio da soli accertamenti tecnici. “Parliamo di una ‘ndrangheta di serie A, che per anni ha controllato il territorio lametino, ha affermato il procuratore capo Nicola Gratteri in conferenza stampa. E dopo gli arresti dei capi era in atto il tentativo di formare nuove leve. Un piano praticamente bloccato sul nascere dagli investigatori. Ora l'inchiesta passerà al vaglio del gip distrettuale antimafia di Catanzaro, competente per materia. 

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