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Amianto, la Regione Calabria si sveglia. Ma senza finanziamenti è tutto inutile

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Pochi giorni fa è stata pubblicata la mappatura dei comuni con maggiori criticità. Ma c’è ancora molto da fare. L’Ona Cosenza: “È un primo passo, ma non possiamo farne uno ogni dieci anni. Si convochi un tavolo con tutti gli enti interessati per discutere del problema”

Se fosse una canzone sarebbe “Andamento lento” di Tullio De Piscopo. Che, a dispetto del titolo, aveva comunque maggiore ritmo di certi amministratori. È notizia – buona – di pochi giorni fa che la Regione Calabria ha pubblicato la mappatura dei comuni con le maggiori criticità in tema di amianto. Mario Melfi, capostruttura del dipartimento Ambiente e Territorio, nel presentare quanto fatto ha parlato di “un lavoro estremamente importante che permette alle istituzioni di intervenire concretamente a difesa della salute dei cittadini”. Un lavoro “estremamente importante” ma alquanto tardivo, se si pensa che la legge regionale sull’amianto (essa stessa in ritardo di quasi vent’anni rispetto a quella nazionale) è del 2011 e quasi tutte le sue disposizioni sono rimaste inattuate. Ben venga, comunque, se è sintomo che qualcosa si sta muovendo, ma…

giuseppe infusiniServono i soldi. “I problemi rimangono – commenta Giuseppe Infusini, coordinatore provinciale dell’Ona Cosenza, l’Osservatorio amianto –. Questo della Regione è un primo passo, ma non possiamo farne uno ogni dieci anni…”. Di passi da fare, infatti, ce ne sono ancora molti. “Finalmente ci si dà una mossa e questo anche grazie agli allarmi da noi lanciati e alle battaglie fatte in questi anni. Ma adesso bisogna andare avanti – dichiara Infusini – perché senza finanziamenti per le bonifiche rimane tutto lettera morta, così come lettera morta è rimasta fino a oggi la legge regionale del 2011”.

Cosa fare, dunque? “Innanzitutto – prosegue il coordinatore dell’Ona Cosenza – bisogna redarre il Prac, il Piano regionale amianto, in modo che sia un documento completo, quindi che contenga una mappatura esaustiva del territorio, un ordine di priorità degli interventi e l’indicazione dei fondi necessari alle bonifiche. Senza questo non si va da nessuna parte. In secondo luogo bisogna fare un’analisi di rischio dei siti più contaminati, a partire dall’individuazione dei grossi opifici dismessi che vanno inseriti nel Prac. Poi la Regione dovrà dare ai Comuni delle direttive su come comportarsi per le bonifiche di piccole quantità di amianto, individuando delle ditte preposte allo smaltimento e snellendo così le procedure”.

Insieme per un obiettivo comune. Tutti punti su cui l’Ona sta insistendo da tempo. E forse, almeno a giudicare dalle ultime notizie, la Regione ha ora deciso di muoversi nella direzione giusta. E l’Osservatorio amianto è pronto a dare il suo contributo. “Vogliamo chiedere un tavolo di consultazione con tutti gli enti coinvolti – conclude Infusini – per analizzare nei dettagli il problema e trovare insieme soluzioni concrete e non più rinviabili”.

Mariassunta Veneziano

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