Economia & Società

Libera, don Ciotti incontra Vibo: “Il cambiamento ha bisogno di noi” (FOTO)

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In vista della Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, il fondatore dell’associazione ha consegnato ai giovani il suo messaggio per il domani

di ILARIA LENZA

Ventuno marzo, giorno di avvio di primavera: la stagione “del risveglio delle coscienze”, della rinascita. Non è un caso che l’associazione Libera, dal 1996, abbia fatto di questa data un simbolo del ricordo. Il ventuno marzo segna, infatti, il momento nel quale a ciascuno è data la possibilità di un impegno che affonda le sue radici nella memoria, con la celebrazione della “giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie”. Un appuntamento che vede di anno un anno in una diversa città italiana scandire i nomi degli innocenti e che quest’anno si terrà a Locri. Un evento al quale si sta preparando anche Vibo Valentia, con l’azione del coordinamento provinciale dell’associazione, presieduta da monsignor Giuseppe Fiorillo, e i giovani di Libera, i quali hanno incontrato i ragazzi delle scuole in una serie di iniziative, culminate in città con l’incontro, tenutosi ieri al “Valentianum”, con il fondatore di Libera, don Luigi Ciotti.

“Protagonisti del cambiamento”. Gli studenti del Vibonese hanno consegnato a don Ciotti una serie di domande e riflessioni, sui problemi di questa società: bullismo, clientelismo, corruzione. Con le loro considerazioni hanno messo in luce ciò che di più prezioso posseggono le nuove generazioni: la speranza. E la speranza è il motore del cambiamento. “Il cambiamento – ha detto don Ciotti ai ragazzi – ha bisogno di ciascuno di noi. La prima mafia si annida nell’indifferenza, nella superficialità, nel quieto vivere, nel puntare il dito senza far nulla. Molti si girano dall’altra parte: c’è una quota di responsabilità che appartiene a ciascuno di noi”. Ai giovani il compito di farsi protagonisti di questo processo evolutivo, senza delegare ad altri, ma agendo in prima persona contro le ingiustizie, le disuguaglianze.

Inclusione come base democratica. “Siamo qui oggi, a distanza di secoli, a parlare di mafia. Se il problema fosse stato solo di ordine criminale, sarebbe bastato il lavoro straordinario delle forze dell’ordine, della magistratura, delle istituzioni. Ma il problema – ha proseguito – è anche di ordine sociale, culturale, etico. La lotta alla mafia è una battaglia di civiltà”. Si combatte, quindi, anche con il lavoro, l’inclusione sociale. Ed occorre smuovere le coscienze. “Le mafie oggi sono legate a certi sistemi imprenditoriali e politici. Non si sconfiggono, se non si sconfigge la criminalità politica ed economica”. Tanti esempi positivi tuttavia esistono e devono essere custoditi, anche nella memoria collettiva, che diventa stimolo per il cambiamento. “La legalità è un prerequisito per raggiungere la giustizia, un mezzo fondamentale”. Ed ha bisogno di concretezza. “Abbiamo solo questa vita per vivere, perché buttarla via? Il coraggio – ha detto ancora – ha bisogno di un esercizio quotidiano: ognuno è chiamato a fare la propria parte”.

Le coscienze. “Eventi come questo servono a scuotere la gente”, ha detto il prefetto Guido Longo, che ha richiamato alla necessità di uno sforzo comune. “Intendiamo lottare contro la mafia con tutti i nostri mezzi e possibilità”, ha tuonato poi il sindaco Elio Costa, annunciando l’apertura di due sportelli di ascolto, uno antiracket e l’altro antiviolenza. “Voi giovani siete un ramo di mandorlo fiorito – ha detto monsignor Fiorillo -, e il mondo grazie a voi cambierà, ne sono certo”.

 

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