Cultura & spettacolo

Fede e arte si fondono nel nuovo progetto di Tonino Gaudioso

Lo scultore vibonese ha creato una importante e maestosa opera denominata "Madonna delle Fonti", installata a Spilinga.

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Un progetto importante, ambizioso per la Calabria, quello dell’artista vibonese Tonino Gaudioso, che ha saputo coniugare arte e teologia, fede e preghiera, spiritualità e devozione. È riuscito con maggiore forza e intensità, a fondere la comunicazione del suo messaggio artistico con il desiderio di un’intera comunità, anelante la libertà di essere punto di ritrovo sociale e meta di riferimento per una Calabria nuova, che offre occasioni di sicura crescita e sviluppo armonioso in campo culturale, turistico e sociale.

Creare opere che raccontino la nuova visione del mondo e in una veste tutta femminile, è innovativo e singolare, e se a questo si aggiunge che l’opera, nella fattispecie, è imperniata sulla storia sacra, la creazione artistica assume un valore interessante, particolare, degno di una stima altissima in memoria di una Madre, “Madre di tutte le madri”, ricordo perenne e vivo di una storia salvifica che è quella cristiana.

Le madri donano la vita, la offrono, la crescono, la plasmano, la cambiano a sé stesse e agli altri. Le donne sono arrivate alle altezze delle stelle, sui crateri della luna e poi scese negli abissi del mare, in immaginabili profondità. Hanno guidato regni, governato imperi, lasciato segni indelebili nell’evoluzione del pensiero umano, della scienza, della cultura e della medicina. La donna è arte viva. Come la grande e stupefacente opera del Gaudioso.

Dunque, non ci meravigliamo se la statua è sostantivo femminile come la scultura e l’arte. Ma le statue, quelle che dominano piazze e spazi pubblici delle città calabresi, italiane e del mondo sono anche di uomini o di donne viste da occhi che appartengono a tutti. Occhi universali, come lo è l’arte, capaci quasi sempre di cogliere la santità, il sacrificio, l’impegno, l’esempio, la virtù di modelli di vita unici e rari.

Il progetto dello scultore Gaudioso vuole unire diversi obiettivi di Luce: offrire nuovi e diversi punti di vista, connettere le generazioni, portare in superficie l’identità, promuovere l’appartenenza, andare oltre lo standard, puntando non solo sulla forza della materia, ma su quella delle immagini e anche delle parole.

Si tratta di plasmare una Statua di Donna che può lasciare il segno, una Donna non comune, situata in un luogo pubblico di una città del sud, la piazza -fulcro di un paese- pensata e realizzata da uno scultore ormai esperto, ex allievo dell’Accademia di Belle Arti di Brera.

La novità che sorprende gli addetti ai lavori più che gli estimatori dell’arte è la materia prima utilizzata nella fattura di questa opera straordinaria. Non poteva che essere il prezioso marmo bianco di Carrara, da cui ha preso vita la statua della “Madonna delle Fonti”, pensata e scolpita dal Gaudioso, ormai noto scultore calabrese.

Oggi è protagonista di un progetto artistico che sarà per la Calabria e per tutto il Sud, una vera e importante occasione di crescita culturale e sociale: dallo studio al bozzetto fino alla realizzazione dell’opera. E un “sì” incondizionato a Maria -Madre di Dio- alla Madonna delle Fonti, dopo anni di lavoro duro e infinita passione, da quando era solo un bambino. Sempre in prima linea per sostenere l’arte, la cultura regionale e i giovani del suo paese natio appassionati alla scultura.

La lavorazione artistica del marmo ha caratterizzato tutte le epoche storiche conferendo eleganza e magnificenza a molteplici edifici e architetture, a tantissime opere sia in stile classico sia contemporaneo. Nell’esecuzione di ogni opera d’arte, gli artisti si avvalgono della tecnica scultorea tradizionale, oltre che della loro personale creatività, con impegno costante nella cura del particolare e della perfezione della rifinitura, a garanzia dell’unicità e dell’esclusività di ogni creazione. Ed è ciò che ha fatto il Maestro Tonino, dando vita ad un’opera eccelsa in marmo di Carrara alta un metro e 95cm, quasi 2 metri di altezza, con un peso di 33 quintali. Questa maestosa statua dedicata alla Madonna delle Fonti o della fontana, su gentile e gradita commissione di don Michele De Vita, parroco della Chiesa dedicata a San Giovanni Battista in Spilinga, e del comitato parrocchiale, guidato da M. Fiamingo, è stata installata nella spaziosa Piazza del borgo all’ingresso del paese. Buona e provvidenziale l’idea di collocarla nella zona alta del paese di Spilinga, comune dell’entroterra vibonese, situato tra l’altopiano e le pendici di Monte Poro perché sarà punto di riferimento sociale, teologico, cristiano e meta di attrazione turistica al fine di far conoscere il patrimonio storico e artistico calabrese. I cittadini di Spilinga e tutti i calabresi nonché tutti i visitatori italiani e stranieri hanno un monumento di inestimabile valore che diventerà meta di preghiera, pellegrinaggio e riflessione spirituale nella nostra regione.

Il viaggio che la statua della Madonna delle Fonti ha compiuto per arrivare in piazza non è stato solo fisico ma morale, sociale e storico perché inizia da lontano. Infatti, nelle immediate vicinanze si trovano, ancora oggi, delle grotte nelle quali trovarono rifugio, in passato, i superstiti alla frana sull’abitato di “Condrochilone” che sorgeva nei pressi dell’attuale centro di Spilinga, (“Spelaion-ghe” terra ricca di grotte) oggi, grazioso borgo che si adagia su una collina alle falde del Poro nell’immediato retroterra di Capo Vaticano. In queste grotte si ripararono, molti anni dopo, anche gli abitanti delle zone limitrofe nascondendosi in seguito alle scorrerie dei pirati saraceni. In questi anfratti, gli archeologi hanno trovato anche dei reperti risalenti all’età Neolitica e nell’area che avvolge il sito religioso sono presenti anche un acquedotto in pietra di età borbonica e una necropoli. La storia parla ancora attraverso gli attuali artisti.

La più importante di queste grotte è quella della “Madonna delle Fonti” da cui prende il nome la nuova statua dello scultore Gaudioso; in origine era una laura eremitica basiliana, e oggi è adibita a santuario, circondata da sorgenti d’acqua, meta continua di pellegrinaggi, soprattutto a maggio, mese in cui si celebra la ricorrenza religiosa. La Madonna della Fontana o delle Fonti, da lui riprodotta in scultura moderna, è venerata come madre protettrice dell’agricoltura e della pastorizia. Essa viene rappresentata con in braccio il bambinello Gesù che stringe il mondo al suo petto, e due angioletti che sorreggono i piedi della Vergine Santa. L’opera emana luce e amore nelle precise fattezze dei corpi e candore nelle movenze morbide, sobrietà e dolcezza nei volti incisi di Maria, Gesù e degli angeli. La Madonna raffigurata con il Bambino, felice e protetto tra le braccia della Madre, indossa una veste semplice con cintura ai fianchi e un lungo mantello, che scende dalle spalle fin sulle ginocchia, formando ampie pieghe sotto i gomiti, dietro la schiena e sulle gambe. Ai piedi di Maria, stanno inginocchiati i due teneri angeli che si aggrappano al suo corpo, ma nello stesso tempo le sostengono i piedi per esprimere tutta la loro riverenza e gratitudine. Il volto della Vergine è regolare nei lineamenti e l’espressione è composta, contemplativa, assorta. Le lunghe chiome si ondulano lungo le spalle, coperte da un velo. Di grande effetto plastico sono gli abiti dei soggetti dell’opera, sottolineate da panneggi morbidi, voluminosi e dinamici. E in ultimo, spicca il viso espressivo del Bambino: dolce, intenso, profondo ed eloquente. “Tutto posso in colui che mi dà forza” potrebbe essere il pensiero ideale tradotto dal soggetto marmoreo che volge il suo lungimirante sguardo verso l’infinito.