Cronaca

Omicidi e feriti nel Vibonese, tanta inutile violenza: la scia di sangue degli ultimi anni

I "futili motivi" (e non solo) hanno portato più volte a spargere sangue nelle strade vibonesi: gli eventi più eclatanti da luglio 2019 a oggi. Un'emergenza a cui ha dichiarato guerra il procuratore Camillo Falvo

Vibo Valentia carabinieri

Omicidi, tentati omicidi, feriti, ricoveri in ospedale, intimidazioni e non solo. Il ferimento di un 32enne in pieno centro a Vibo, nella notte tra sabato e domenica, è solo l’ultima goccia di sangue di una scia che negli ultimi anni conta troppi colpi di pistola esplosi inutilmente. Limitandoci agli ultimi due anni, quanti omicidi – tentati o riusciti – conta la provincia di Vibo? Provate ad andare indietro con la memoria, pensate agli articoli di cronaca letti in un periodo segnato anche da diversi lockdown causa pandemia. Fatto? Quanti ne ricordate? In realtà sono di più.


Prima del tentato omicidio di Domenico Catania avvenuto la scorsa notte – per i frequenti “futili motivi” – ad aprile 2021 una donna di 42 anni è stata ferita a Tropea dopo essere stata bersaglio di alcuni colpi di pistola. Nel settembre del 2020 una coppia di coniugi, marito e moglie, è rimasta ferita in centro a Vibo in località Feudotto (in foto, ndr); pochi giorni dopo, a Joppolo, un giovane è scampato a tre colpi che gli sono stati indirizzati appena uscito di casa. Circa due mesi prima, a fine luglio 2020, a Vena Superiore un 49enne è sopravvissuto a un tentato omicidio. Non ce l’ha fatta invece il 27enne Francesco Palmieri, ucciso nel pieno dell’emergenza Coronavirus l’1 aprile 2020 a Paravati, frazione di Mileto. Ma non è certo l’unica vittima di questa inutile montagna di violenza: a settembre del 2019, dopo due giorni di agonia, è morto il 21enne Salvatore Battaglia (e in quell’occasione un altro uomo è rimasto ferito) dopo essere stato colpito da più proiettili a Piscopio. A luglio 2019, e ci fermiamo a quella data, è stato invece un 32enne ad essere ferito in un bar a Vena di Jonadi.

In soli due anni, a quanto abbiamo ricostruito, in almeno otto occasioni il centralino del 118 ha risposto a una richiesta di intervento perchè qualcuno era rimasto ferito – o peggio ucciso – da “colpi di arma da fuoco“. E questi sono solo i casi più eclatanti. Non si contano, ad esempio, le minacce – un esempio su tutti quando un uomo si è visto puntare contro una pistola a un distributore di benzina, a settembre 2019 – o le intimidazioni (sempre con proiettili) come i sei colpi di pistola esplosi contro un esercizio commerciale (e altri quattro contro un’auto) nella zona industriale di Vibo Valentia a giugno 2020, o la ventina che ha invece colpito un negozio di fiori a settembre 2019.


Il problema non è, però, solo la ‘ndrangheta
. Le ragioni – che dovranno essere cristallizzate alla fine di un processo – sembrano essere spesso molto banali, insignificanti: da motivi di vicinato a liti nate per caso, passando per moventi di tipo “amoroso“. L’ha spiegato molto bene il procuratore di Vibo Camillo Falvo (in foto, ndr) che – in merito al recente tentato omicidio – ha parlato di “atteggiamenti che molto spesso sono retaggio di una cultura prepotente e mafiosa dove tutto si deve regolare con le pistole“. Quando si dice che “il problema non è solo la mafia ma la mentalità mafiosa”, insomma, è anche a questo tipo di atteggiamenti che si fa riferimento.

Il risultato è che le strade del Vibonese finiscono per essere poco sicure. E i cittadini, che non si vogliono abituare alla violenza, sono stanchi di sentire periodicamente il rumore dei colpi di pistola. In questo senso è da ammirare lo sforzo del procuratore Falvo che ha posto il problema al centro dell’azione della Procura di Vibo. L’obiettivo di riportare la legalità nel territorio vibonese passa infatti – ha spiegato Falvo nel corso di una conferenza stampa qualche mese fa – dalla necessità di “abbattere il triste primato della provincia con il più alto tasso di crimine violenti“.

Per questa ragione è costante e determinata la lotta contro gli armamenti, con continui rastrellamenti e sequestri di armi clandestine. “Vogliamo abbattere questo triste primato – aveva aggiunto il procuratore – e forse ci stiamo riuscendo”. Se lo augurano i cittadini vibonesi – “non se ne può più di sentire queste cose, soprattutto quando si parla di futili motivi… è uno schifo” ci ha scritto questa mattina un nostro lettore – che devono essere però parte attiva della rivoluzione culturale. Come? Banalmente cominciando ad essere i primi a pretendere un cambio di mentalità in ogni luogo, collaborando con le forze dell’ordine, e ricordando che essere onesti e pretendere che anche gli altri lo siano è il modo migliore per aumentare la qualità della vita della comunità in cui si vive. Provare per credere.

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