Cronaca

Gratteri a Vibo: “Sono scostumato, se parlassi di meno farei carriera”

Il magistrato attacca l'antimafia di facciata, invita tutti ad essere "intransigenti " e lancia un appello: "Impegnatevi nel sociale, in politica. Prendete posizione. Non solo contro la 'ndrangheta"

gratteri vibo 2

“Sono stato programmato per essere scostumato. Quando parlo so perfettamente di danneggiarmi, perchè se parlassi di meno farei più carriera“. Così il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri ieri a Vibo Valentia, dove ha presentato il suo ultimo libro – scritto con Antonio Nicaso – “Non chiamateli eroi” (ne abbiamo parlato QUI). Sa di essere “scostumato”, dice il magistrato, ma continua a dire quello che pensa per amor di verità e “per il piacere di dire le cose come stanno”.

Il magistrato ha poi spronato la folla a “fare di più”. “Piccoli passi sono stati fatti, sento che c’è un po’ più di consapevolezza – ha spiegato – ma dovete prendere posizione nella piazza: non ci sono più alibi per nessuno“. In particolar modo nel Vibonese gli alibi sono ormai caduti: “Non esiste in Italia un territorio dove sono state fatte tante indagini per km quadrato o per abitanti. Il territorio è stato ‘lavorato’, per così dire”. Da qui l’invito: “Impegnatevi nel sociale, in politica. Prendete posizione. Non solo contro la ‘ndrangheta, ma anche contro i faccendieri che vi vengono a trovare in campagna elettorale promettendo che trovano un lavoro a vostro figlio. Se fanno così non li votate, vi stanno prendendo in giro“. Alla politica, evidenzia, “dovete chiedere di darvi opportunità, di mettervi nelle condizioni di essere competitivi, all’avanguardia”.

E sul discorso degli “alibi”, che ormai non sono più ammessi, è ritornato anche in un’altra occasione nel corso della presentazione del libro. E l’ha fatto raccontando di quando è andato a trovarlo un vescovo e il magistrato gli ha chiesto “ma perché andate a cena a casa di Tizio?“. “Lui – racconta Gratteri – mi risponde che doveva andare dalla pecorella smarrita. ‘Ma se va 3 volte e non si ravvede, si rende conto che così facendo dà legittimità a quel tipo?’ gli ho detto. ‘Lì vicino c’è un contadino, perché non va a casa di quel contadino? Se va a cena del capo mafia e mi dice che deve vedere la pecorella smarrita noi non ne usciamo più'”. Questo perchè il momento delle scuse, dei “però”, dell’ambiguità, dev’essere superato: “Se non siamo intransigenti, duri, e non facciamo tagli netti, precisi, la gente si confonde”.

Un’intransigenza che però dev’essere vera, autentica. “Conosco molta gente che davanti a me fa quella impegnata per la legalità, e poi partecipano a cena con avanzi di galera, con gente che solo per caso non è in carcere. C’è tanta abbondanza di gente che è tutta impettita pro legalità, poi la sera li vedi con persone improponibili”. Questa falsa antimafia che, spiega Gratteri, va assolutamente fermata: “Noi dobbiamo stanare questa gente. Fanno danni, fanno danni (lo ripete due volte, ndr). Come anche gente che si inventa storie di antimafia. Dobbiamo essere feroci con queste persone, non dobbiamo consentirgli di fare questo gioco e prendere in giro la collettività”. “Dobbiamo essere più intransigenti, più duri – conclude Gratteri – non serve essere tolleranti“.

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