Primo piano 1 vibo valentia

Coronavirus, paziente salvato in extremis all’ospedale di Vibo

Il 54enne racconta la sua storia e parla del supporto fornitogli dai suoi angeli custodi: medici ed infermieri

IMG-20210527-WA0009

Quella che vi raccontiamo è la classica storia, brutta, ma con un finale a lieto fine. Una dimostrazione, anche alle nostre latitudini, pur in un quadro contrassegnato da deficit infrastrutturali e organici ridotti all’osso, la bistrattata sanità calabrese riesce a scrivere pagine belle come questa che vi andiamo a raccontare. Il protagonista di questa storia, suo malgrado, è Antonello Comerci: 54 anni, di Comerconi di Nicotera, sposato e padre di due figli ; un uomo interamente dedito alla famiglia ed al lavoro.

La notte del 27 aprile scorso, Antonello accusa i primi sintomi di quella che potrebbe essere una banale influenza. La mattina dopo, invece di recarsi al lavoro, senza perdere tempo, non esita a recarsi a Vibo Valentia presso un laboratorio privato ad effettuare un tampone dal quale risulta essere affetto da Covid-19. Immediatamente torna nel suo paesino abbarbicato nelle colline nicoteresi e dimostrando un alto senso civico, avverte i suoi dipendenti e le autorità sanitarie e comunali e si pone in un rigido autoisolamento che comunque non impedirà al virus di contagiare i suoi figli.

Antonello è tranquillo, forte anche del suo ottimo stato di salute ma dopo dieci giorni in cui viene curato con antiobiotici e cortisone dal proprio medico, si accorge però che le sue condizioni stanno peggiorando. Contatta così prima il 118 e il giorno successivo, l’Usca. In questo frangente, il dott. Zappia unitamente al dott. Chirico, dopo aver immediatamente compreso la gravità del suo stato di salute, ne dispongono l’immediato ricovero al pronto soccorso del nosocomio di Vibo valentia, dove sottoposto a TAC, gli viene riscontrata una polmonite bilaterale interstiziale. Qualche giorno dopo viene ricoverato, appena si libera un posto, presso il reparto malattie infettive Covid dello Jazzolino, viene accolto dalla dott.ssa Bartalotta, dal dott. Vallone e dalla dott.ssa Castagna che da quel momento assieme a tutta l’equipe de reparto, diventano i suoi angeli custodi. Qui viene sottoposto ad ossigenoterapia, in quella che è la fase più critica della malattia: Antonello sempre cosciente anche se debilitato capisce che la situazione è seria e viene assalito da mille pensieri a iniziare dalla famiglia. Ma lo staff del reparto è eccezionale e lo sostiene non solo sul piano sanitario ma anche su quello psicologico.

“Forse è questo il fattore che ha fatto la differenza – dice egli stesso – perchè il loro continuo apporto durante quelle ore mi ha reso più forte e così mi sono rasserenato e ho trovato nuovi stimoli per continuare a lottare contro questo nemico subdolo e implacabile”. Poi superata la fase critica, una fase molto dolorosa dove per ore è costretto ad indossare un apparecchio che gli pompa ossigeno ma che lo fa grondare di sudore e dove deve stare sdraiato in una posizione che consente ai polmoni di respirare meglio, i medici passano alla fase due: quella di riabituare i polmoni stessi di quest’uomo, a iniziare piano piano a far a meno dell’ossigeno artificiale. Si giunge così all’epilogo del 25 maggio, quando Antonello stanco ma sempre combattivo viene dimesso e può tornare a casa dai suoi cari. “Sono certo – dice – oltre ogni ragionevole dubbio che senza le continue cure dei medici degli infermieri e degli OSS del reparto io non sarei qui a raccontare questa piccola odissea. Essi lavorano con assoluta abnegazione con turni massacranti e sono la prova che anche nella sanità calabrese vi sono delle eccellenze. Il mio grazie per avermi restituito alla mia famiglia va dunque a tutti loro”.

Più informazioni