Cronaca

Rinascita, l’ex boss Mantella: “Pittelli massone di una loggia clandestina paramafiosa”

Il collaboratore di giustizia, al suo esordio nel maxi processo, ha raccontato anche del trucco per “salvarsi” dai processi e di quando l’ex parlamentare fu “scassato di botte” dal boss Peppe Mancuso

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L’avvocato Giancarlo Pittelli, ex parlamentare di Forza Italia, era “un grande massone deviato di una loggia clandestina paramafiosa, che aveva delle entrature importanti a livello nazionale”. A definirlo così è stato l’ex boss di ‘ndrangheta, adesso collaboratore di giustizia, Andrea Mantella, ascoltato oggi per la prima volta all’interno del maxi processo Rinascita Scott. Il pentito, rispondendo alle domande del pm Annamaria Frustaci, ha dichiarato di aver saputo da Ottavio Galati che Peppe Mancuso, detto ‘Mbrogghia, ce l’aveva con lo zio Luigi Mancuso – che “se l’era giocato in Cassazione” – in una vicenda che vedeva coinvolto proprio l’ex parlamentare.

Peppe Mancuso “ha scassato di botte” Pittelli.
In che senso temeva che se lo fossero giocato in Cassazione? “Peppe Mancuso – ha spiegato il collaboratore di giustizia in collegamento da un sito riservato – sosteneva che Pittelli si fosse fatto influenzare da Luigi Mancuso per venderselo, processualmente parlando. Era preferibile che ‘Mbrogghia stesse in carcere, mentre Luigi doveva uscire a tutti i costi”. E sarebbero riusciti a ottenere questo risultato, continua ancora Andrea Mantella, in quanto “avevano una corruttela con il presidente della Cassazione Carnevale, tanto che so che per questa questione Pittelli è stato malmenato da Peppe Mancuso. Saverio Razionale mi confermò che ‘l’ha scassato di botte, se l’è presa con Pittelli che preferiva più a Luigi che a lui’” (circostanza citata anche da un altro pentito, Luigi Farris: ne abbiamo parlato QUI).

La “chiave” e il ruolo di Pittelli.
Nello spiegare questi passaggi il collaboratore di giustizia ha parlato di una “chiave“. “Qual era la chiave che avevano a disposizione?” ha chiesto allora il pm Frustaci. “Erano i colletti bianchi, cose massoniche, ci sono in mezzo grosse somme di denaro e si cercava di salvare il salvabile corrompendo il giudice vizioso. A quanto ne so il tramite era l’avvocato Giancarlo Pittelli, un grande massone deviato di una loggia clandestina paramafiosa che aveva delle entrature importanti a livello nazionale, e quindi facevano sollecito attraverso lui. Ma non avevano solo lui, perchè amico porta amico…”.

Il trucco per “salvarsi” dai processi.
Ma queste presunte attività dell’avvocato Pittelli, del giudice Carnevale, “lei – ha chiesto il pm – come l’ha saputo?”. “Da Saverio Razionale ma anche da altri, come Francesco Giampà detto ‘il professore’, che è un capo ‘ndrangheta che comandava su Lamezia Terme. Con Giampà siamo stati insieme nel carcere di Siano“. Spiegando inoltre il modo per “salvarsi” dai processi quando ormai la condanna è inevitabile. “Il trucco è questo: quando il processo è perso cerchi di evitare il danno maggiore“. In che senso? “Se sei accusato di 416 bis (associazione mafiosa, ndr) e di omicidio – ha spiegato Andrea Mantella – cerchi di farti condannare solo per omicidio, così ti rimangono solo 4-5 anni di associazione mafiosa”.

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