Cronaca

Rinascita, Pittelli “pestato” da Peppe Mancuso e l’intervento del maresciallo del Ros

Il pentito Luigi Farris ha parlato dei rapporti dell'ex parlamentare anche con i Fiarè di San Gregorio. E di come un maresciallo dei carabinieri abbia "bloccato" la sua collaborazione

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L’avvocato ed ex parlamentare di Forza Italia Giancarlo Pittelli “aveva rapporti con Peppe Mancuso”, detto ‘Mbrogghia, ma anche “con tutta la famiglia dei Fiarè” di San Gregorio d’Ippona. Ad affermarlo, nel corso del maxi processo Rinascita Scott, è stato oggi il pentito Luigi Guglielmo Farris, 70 anni, che ha iniziato la sua collaborazione con la giustizia nel 1996. Farris ha recentemente rilasciato nuove dichiarazioni agli inquirenti – appena sette giorni fa, l’1 marzo – nelle quali si parla anche di Pittelli. “Una volta ero con Saverio Razionale – ha raccontato il pentito in collegamento da un sito riservato – e venne verso di noi l’avvocato Pittelli. Scese dalla macchina ed era visibilmente agitato e disse che Peppe (Mancuso, ndrl’aveva malmenato – un ‘pestaggio‘ l’ha chiamato in aula il pm Annamaria Frustraci – perchè non era d’accordo con la gestione di un processo”. Il tutto, secondo il pentito, era stato raccontato a Saverio Razionale – boss della locale di ‘ndrangheta di San Gregorio d’Ippona – perchè “voleva che contattasse Peppe per cercare di calmarlo”.

I rapporti con i Fiarè di San Gregorio.
L’avvocato Pittelli, imputato nel maxi processo con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, avrebbe inoltre “avuto rapporti con tutta la famiglia Fiarè“, infatti “li seguiva tutti lui, era il difensore di fiducia”. Ma, secondo il pentito, non si sarebbe trattato solo di questioni lavorative: “È stato diverse volte ospite d’onore da Rosario Fiarè. Aveva rapporti non voglio dire di famiglia – ha chiosato Luigi Farris – ma privilegiati”.

“Solo Pittelli può risolvere il problema”.
C’è poi un altro episodio in cui emerge, sullo sfondo, l’ex parlamentare. Il commerciante Antonio Ortuso – che per i suoi affari “aveva rapporti anche con i Mancuso” – venne ucciso nel suo ufficio nel settembre del 1992. Qualche giorno prima aveva incontrato Luigi Farris perché “aveva un problema, ma non sapevo con chi”. “Mi disse allora – racconta il pentito – ‘accompagnami da Pittelli perchè solo lui può risolvere il problema’”. Era un problema “serio” perché “c’era pericolo di vita o di morte, non era un problema di tipo legale”. “Dell’incontro con Pittelli poi non mi parlò, disse solo che lunedì ci saremmo visti alla stazione e che l’avvocato si sarebbe adoperato per risolvere il problema”. Alla fine, però, “non riuscii a incontrarlo perchè era morto”.

L’intervento “occulto” del maresciallo del Ros.
Alcune vicende su Pittelli, in particolare il “pestaggio” da parte di Giuseppe Mancuso, erano già state riferite agli inquirenti circa 20 anni fa. Un primo interrogatorio era però stato interrotto e, “successivamente a quel verbale in cui si parlava di Pittelli”, dopo qualche settimana “incontrai un militare che mi portò le copie di quasi tutti i verbali e mi disse ‘secondo me la collaborazione finisce qui’. E così fu, perchè non fui più chiamato (dagli inquirenti, ndr)”. Il nome del militare non è stato fatto perchè, ha spiegato il pm Annamaria Frustraci, “sono ancora in corso accertamenti”. Si tratta in ogni caso, si legge nel recente verbale, di un maresciallo del Ros di Catanzaro.

“Qualcuno” del Tribunale cercò di fermare la collaborazione.
Nel corso della deposizione nell’aula bunker di Lamezia è emerso infine anche un altro fatto dai tratti inquietanti: mentre il pentito era a Cesena, poco dopo l’inizio della collaborazione, “mia moglie è stata contattata e hanno cercato di farmi desistere dalla collaborazione”. Sempre con l’avvertimento da parte del pm di “non fare i nomi”, Farris ha evidenziato che “questo fatto è avvenuto ad opera di qualcuno del Tribunale di Catanzaro”.

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