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Comune Vibo, secondo dissesto inevitabile? Ecco cosa dice la Corte dei Conti

Documenti incomprensibili, errori e dimenticanze: una serie di presunte irregolarità che portano la Corte dei Conti a quantificare in 61 milioni di euro (e non 24) il debito dell'Ente

comune vibo (2)

“Non ci sono soldi”. Per le buche, per i (dis)servizi, per gli eventi. Ogni qual volta qualcosa non funziona a Vibo Valentia la risposta è sempre la stessa: “Non ci sono soldi”. Questo perchè una pessima gestione ha portato, il 21 giugno del 2013, a dichiarare il primo dissesto finanziario del Comune. Ora l’attenzione principale è su quello che viene definito “secondo” dissesto, anche se, in realtà, il problema di fondo è che non si è mai riusciti – dal 2013 – a sistemare i conti delle casse comunali. Per questa ragione il Consiglio comunale ha approvato, il 5 agosto dello scorso anno, un Piano di riequilibrio finanziario pluriennale per poter ripianare il debito quantificato in 24.495.227,98 euro (circa 24 milioni e mezzo). Piano passato al vaglio della Corte dei Conti che ha riscontrato numerose “irregolarità” (risalenti a prima del 2019) che, a meno che l’Amministrazione attuale non riesca a fornire dei chiarimenti convincenti, fanno salire il debito a ben 61.536.902,22 euro (61 milioni).

Quadro allarmante della Corte dei Conti. Qualche consigliere comunale l’ha detto espressamente: “Se il debito è di 61 milioni, Vibo non la salva nessuno”. Ed è vero: ripianare i 24 milioni iniziali, poi aumentati nel tempo e ancor di più con l’emergenza sanitaria in corso, è un’impresa a tratti impossibile. L’unica possibilità sono 15 anni di tagli e spending review da lacrime e sangue. Un debito più che raddoppiato sarebbe, quindi, una pietra tombale per il Comune di Vibo. Ma è verosimile quanto sollevato dalla Corte dei Conti o il Comune riuscirà a fornire tutti i chiarimenti necessari? Abbiamo analizzato le 56 pagine di relazione dei giudici e il quadro che ne esce fuori è, a dir poco, allarmante.

I documenti “incomprensibili”. L’accertamento della Corte ha individuato buona parte dei problemi sin dal 2015. Si tratta di una serie di “irregolarità” di cui l’attuale Amministrazione, anche se riguarda anni precedenti alla sua elezione, dovrà provare a fornire una spiegazione. E non sarà per nulla facile. Per avere un’idea basti pensare che nel 2015 ci sono errori che sembrano far strabuzzare gli occhi ai giudici: il Comune di Vibo Valentia, nella delibera di approvazione del rendiconto gestione 2014, ha indicato, nella parte disponibile del risultato di amministrazione, un disavanzo pari ad 19.011.905 euro (19 milioni). Ciò nonostante, nella delibera successiva relativa al riaccertamento straordinario, l’Ente, invece di indicare “come avrebbe dovuto” il disavanzo di 19 milioni ha, “incomprensibilmente”, inserito un avanzo (quindi in positivo) di circa 5 milioni. Com’è possibile? Non è dato saperlo, ma il risultato è stato “una sottostima della corretta quantificazione della massa passiva”. O ancora: l’Ente, nel 2013, aveva stralciato tutti i residui attivi riferibili alla Tarsu – la tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani – ovvero circa 9 milioni di euro: al 31 dicembre 2014, pertanto, tale posta avrebbe dovuto essere pari a 0. “E però – rilevano i giudici – sempre al 31 dicembre 2014, risulta allocata, alla voce entrata ‘altre tasse’, la somma di 7.972.857 euro (quasi 8 milioni), di cui non si comprende la natura”.

Cancellati, senza ragione (?), milioni di debiti. Secondo i calcoli della Corte, poi, l’extradeficit risultate dalle operazioni di riaccertamento faceva gravare 9 milioni di euro sul piano di riequilibrio. L’Ente, però, ne ha indicati poco più di 2 milioni. Così come vengono inspiegabilmente cancellati “importi consistenti” nella gestione in conto residui. Ad esempio, sempre nel 2015, sono stati cancellati residui passivi per quasi 5 milioni di euro: per quale ragione? I giudici non hanno trovato una motivazione convincente e, ora, spetterà all’attuale Amministrazione fornire un’adeguata spiegazione.

5 milioni di potenziale debito coperti con 60mila euro. A queste, e varie altre, si aggiungo anche diverse criticità rilevate in riferimento alla evoluzione del Fondo pluriennale vincolato nel periodo 2015-2018. Così come solo il 31 dicembre 2018 il Comune ha provveduto ad accantonare delle somme, per essere coperta in caso di contenziosi legali persi, per “l’esiguo importo” di 60mila euro: un accantonamento che “appare, senza ragionevole dubbio, assolutamente incongruo e sottostimato”. Questo perchè alla voce “Rischio soccombenza contenzioso legale“ l’Ente ha indicato un probabile importo di oltre 5 milioni di euro “che fa presumere l’esistenza di molteplici contenziosi in essere alla data del 31 dicembre 2018”. “Sarebbe stata pertanto quanto mai necessaria – rileva la Corte dei Conti – la costituzione di un congruo fondo rischi al fine di preservare gli equilibri di bilancio già dall’1 gennaio 2015”.

La tangenziale mai realizzata. Un sintomo inequivocabile della continua crisi di liquidità del Comune di Vibo è poi riscontrabile, così come rileva lo stesso Piano di riequilibrio, nell’utilizzo di somme vincolate (quindi destinate ad altro) per il finanziamento delle spese ordinarie. Nulla da eccepire a riguardo: se i soldi momentaneamente non ci sono, da qualche parte andranno pur presi. Il problema sorge quando i fondi da cui le somme sono prese non vengono mai completamente ricostituiti. A riprova di questo la Corte dei Conti cita la somma di oltre 12 milioni di euro, presente nella parte vincolata del risultato di amministrazione, “relativa ad una sola opera (la tangenziale, ndr) mai realizzata dall’Ente”.

0 euro riscossi su un milione di tasse non pagate. Errori, dimenticanze e decisioni finanziarie (apparentemente) inspiegabili e poco avvedute che hanno portato i giudici a tirare le somme: il debito è di 61milioni di euro, non di 24. Spetterà al Comune provare a dimostrare il contrario, ma ci sono elementi che sembrano di difficile spiegazione. Come, per concludere, le scarse entrate dell’Ente – “una delle principali problematiche della gestione finanziaria del Comune di Vibo Valentia” – derivanti dalla poca attenzione alla riscossione delle tasse. “Le riscossioni in conto residui – si legge sempre nella relazione della Corte dei Conti – di parte corrente, nel periodo messo a confronto (2016/2018), hanno sempre evidenziato una bassissima capacità di realizzo (25% nel 2016; 26% nel 2017; 22% nel 2018). Anche l’attività di recupero dell’evasione tributaria, fino al 2018, è praticamente nulla. Negli anni precedenti al 2017 non è stata neanche stanziata la relativa voce in bilancio. Nel 2017, invece, a fronte di accertamenti pari ad 1.282.165 euro, le riscossioni sono state pari a 0”. In altre parole: neanche 10 centesimi riscossi su oltre un milione di euro di tasse non pagate. Cos’altro aggiungere?

 

 

 

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