Cronaca

Mazzette in cambio di appalti, il “patto corruttivo” tra l’ingegnere dell’Anas e il “re del bitume”

Dalle indagini emerge il coinvolgimento del responsabile dell'area reggina dell'Anas che avrebbe favorito un imprenditore in cambio del pagamento di somme di denaro in favore della moglie

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C’è anche il funzionario dell’Anas del Compartimento di Reggio Calabria, l’ingegnere Giovanni Fiordaliso tra le persone coinvolte nell’inchiesta denominata “Waterfront” che ha portato a numerosi arresti in tutta Italia eseguiti della Guardia di finanza nei confronti dei presunti componenti di un cartello criminale composto da imprenditori e funzionari pubblici per pilotare gli appalti e agevolare la cosca Piromalli. Il suo nome figura nell’elenco delle quattordici persone finite ai domiciliari.

Mazzette in cambio di appalti. Le attività investigative avrebbero certificato “uno stabile rapporto corruttivo” tra Fiordaliso e il noto imprenditore Domenico Gallo, ritenuto dagli inquirenti il dominus di numerose società fornitrici di bitume e calcestruzzo. Un rapporto che secondo gli inquirenti sarebbe “finalizzato alla frode nell’esecuzione di svariati contratti di fornitura (che celavano tra l’altro subappalti non autorizzati), nonché svariati lavori in regime di somma urgenza indebitamente affidati ad imprese riconducibili al Gallo – per un valore complessivo pari a 3,5 milioni di euro – nell’ambito di quattro gare per lavori di ammodernamento di tratti dell’Autostrada A2 Salerno – Reggio Calabria, indette – tra il 2009 e il 2016 – da Anas Spa. In cambio il funzionario avrebbe ricevuto beni di lusso, altre indebite utilità e promesse di incarichi redditizi nelle sue imprese. “Al riguardo, è emerso che, per il tramite delle imprese a lui risultate riconducibili, e con l’ingerenza del Fiordaliso, Domenico Gallo – aggiungono gli inquirenti – ha potuto effettuare forniture di bitume in diversi tratti autostradali della Salerno-Reggio Calabria attraverso contratti di subfornitura o nolo a caldo e nolo a freddo che celavano, in realtà, subappalti non autorizzati e utilizzando materiali di qualità inferiore rispetto ai parametri imposti dai capitolati di appalto”. A fronte delle sue omissioni, Fiordaliso avrebbe ricevuto somme di denaro per circa 94mila euro (percepite dalla moglie del funzionario) attraverso conti bancari che recavano quale causale la retribuzione per prestazioni di lavori mai effettuate secondo quanto accertato dalla Finanza.

Waterfront. L’operazione è il frutto di tre filoni di indagine scaturiti dall’operazione “Cumbertazione” che nel gennaio 2017 portò al fermo di 35 persone ed alla scoperta di un “cartello” di imprenditori sostenuti dalle cosche della ‘ndrangheta. Indagando su sette appalti già oggetto di quella inchiesta, i finanzieri del Comando provinciale di Reggio Calabria e dello Scico, hanno portato alla luce altre ipotesi di reato di frode in pubbliche forniture portate a termine grazie anche a funzionari pubblici infedeli. Il secondo filone ha preso le mosse da quanto scoperto nel computer di uno degli arrestati in Cumbertazione che ha portato alla scoperta di un altro cartello di imprese al servizio delle cosche. Infine, dalle indagini è emerso il coinvolgimento del responsabile dell’area reggina dell’Anas che avrebbe favorito un imprenditore in cambio del pagamento di somme di denaro in favore della moglie per prestazioni lavorative che secondo quanto emerso dalle indagini della Guardia di finanza, in realtà, non sarebbero mai state svolte.

La precisazione dell’Anas. “In riferimento alle notizie stampa diffuse questa mattina – si legge in una nota stampa dell’Anas – e relative all’inchiesta coordinata dalla DDA di Reggio Calabria, che ha portato a numerosi arresti in tutta Italia nell’ambito dell’operazione denominata “Waterfront”, Anas intende precisare che l’ex funzionario Anas, coinvolto nell’inchiesta, già dal mese di febbraio del 2017 non è più in servizio. In quello stesso anno, a seguito delle indagini scaturite dall’inchiesta c.d. “Cumbertazione”, seguì l’immediata sospensione dal servizio disposta da Anas, che si è costituita parte civile nel procedimento penale per il risarcimento dei danni subiti. Anas, – sottolinea la nota – ferma restando la doverosa collaborazione con gli organi inquirenti, è impegnata costantemente nell’azione di contrasto alle condotte illecite che ledono l’immagine dell’Azienda e di tutti i dipendenti onesti”.

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