Cronaca

‘Ndrangheta in Piemonte, presunto referente dei Bonavota opta per l’abbreviato

Nel processo scaturito dall'operazione "Fenice" contro le infiltrazioni della 'ndrangheta a Torino e dintorni sono imputati due vibonesi

Nuova udienza davanti al Gup del Tribunale di Torino del processo scaturito dall’operazione “Fenice” sulle presunte infiltrazioni della ‘ndrangheta in Piemonte. Nel corso del dibattimento hanno scelto il rito abbreviato due degli undici imputati. Si tratta di Onofrio Garcea, 70 anni, originario di Pizzo e ritenuto vicino ai Bonavota di Sant’Onofrio, e Francesco Viterbo. Entrambe le richieste sono state accolte dal giudice Elena Rocci.
A dibattimento gli altri imputati, tra cui l’ex assessore regionale piemontese Roberto Rosso, accusato di voto di scambio politico-mafioso nelle elezioni regionali del 2019. L’imputato Francesco Franzè invece ha chiesto di rendere dichiarazioni spontanee ribadendo la sua estraneità alle accuse mosse dalla Direzione distrettuale di Torino. L’udienza preliminare è stata quindi rinviata a venerdì 22 maggio.

Operazione “Fenice”. L’inchiesta condotta dalla Guardia di finanza di Torino ha portato all’arresto lo scorso 20 dicembre di otto persone e al sequestro di circa 200 milioni di euro di beni tra il Piemonte, la Lombardia, la Toscana, il Lazio, la Campania, la Sicilia, la Calabria e la Sardegna. Tra gli arrestati figurano anche due vibonesi. Oltre ad Onofrio Garcea, risulta coinvolto pure Raffaele Serratore, 39 anni di Sant’Onofrio ma da anni trapiantato in Piemonte. Il primo è ritenuto un esponente di spicco della ‘ndrangheta in Liguria e insieme a Francesco Viterbo avrebbe stretto un “patto di scambio” con Roberto Rosso, candidato alle elezioni regionali in Piemonte per Fratelli d’Italia. Secondo l’accusa avrebbe versato del denaro in cambio di un pacchetto di voti. Serratore, invece, farebbe parte dell’articolazione di matrice ‘ndranghetista operante nel territorio di Carmagnola e collegata al clan Bonavota di Sant’Onofrio.

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