E’ lo sviluppo di “Carminius” l’inchiesta firmata dalla Direzione distrettuale antimafia di Torino che all’alba di ieri ha portato all’esecuzione di otto misure cautelari in carcere per associazione a delinquere di stampo mafioso, scambio elettorale politico-mafioso e reti fiscali per 16 milioni di euro. Filo conduttore tra l’operazione messa a segno nello scorso mese di marzo e il blitz di queste ore denominato in codice “Fenice” riguarda gli interessi della cosca dei Bonavota di Sant’Onofrio in Piemonte e, più precisamente, tra Moncalieri e Carmagnola. Oltre a Onofrio Garcea, nato a Pizzo ma residente a Genova e ritenuto il referente in Liguria e in Piemonte del clan, nell’elenco delle persone destinatarie dell’ordinanza di custodia cautelare figura anche il più giovane Raffaele Serratore, anche lui originario di Sant’Onofrio ma trasferitosi con la famiglia in Piemonte e ritenuto dagli inquirenti vicino ai Bonavota.
La consorteria ‘ndranghetistica con a capo Garcea e Viterbo avrebbe ingerito – secondo l’accusa – sulle elezioni politiche regionali in Piemonte del 26 maggio 2019 con quello che gli investigatori definiscono un “patto di scambio” con il candidato della lista “Fratelli d’Italia” Roberto Rosso. Per gli inquirenti sarebbe stata pagata la somma di 15mila euro in cambio della promessa di un “pacchetto” di voti. “Dalle indagini – sottolineano i finanzieri – è emersa la piena consapevolezza del politico e dei suoi intermediari circa la intraneità mafiosa dei loro interlocutori. Roberto Rosso, avvocato civilista sposato con una nota imprenditrice torinese, è poi diventato assessore regionale con le deleghe ai rapporti con il Consiglio regionale, Delegificazione e semplificazione dei percorsi amministrativi, Affari legali e Contenzioso, Emigrazione e Diritti civili. Attualmente è capogruppo di Fratelli d’Italia al Comune di Torino e vice sindaco di Trino Vercellese, di cui è originario. L’inchiesta della Dda lo ha indotto alle dimissioni dal consiglio regionale e Fratelli d’Italia lo ha espulso.