Cronaca

Romanzo Criminale contro il clan Patania, in due tornano in libertà

La Corte di Appello di Catanzaro ha dichiarato l’immediata perdita di efficacia della misura cautelare per Nazzareno Patania e Caterina Caglioti

tribunale catanzaro

Tornano in libertà Nazareno Patania e Caterina Caglioti, coinvolti nell’operazione della Dda di Catanzaro, nome in codice Romanzo Criminale, contro il clan Patania di Stefanaconi . La Corte di Appello di Catanzaro ha dichiarato l’immediata perdita di efficacia della misura cautelare per entrambi gli imputati, accogliendo l’istanza dei legali difensori Antonio Larussa e Costantino Casuscelli. I giudici di secondo grado, presidente Giancarlo Bianchi, a latere Giovanna Mastroianni e Teresa Reggio hanno preso atto della decisione della Corte di Cassazione che il 21 febbraio 2020 ha annullato con rinvio la sentenza emessa dalla Corte di Appello di Catanzaro che aveva ritenuto esistente la famiglia di ‘ndrangheta facente capo al boss ucciso Fortunato Patania, protagonista di una sanguinosa faida con il gruppo dei Piscopisani a cavallo tra il settembre del 2011 e il luglio del 2012. Ritenuto che in seguito all’annullamento i termini cautelari sarebbero comunque scaduti l’11 marzo, i giudici di secondo grado hanno deciso di scarcerare i due imputati.

La decisione della Cassazione. I giudici ermellini hanno dichiarato inammissibile il ricorso del collaboratore di giustizia Figliuzzi condannato a 4 anni e sei mesi per concorso esterno in associazione mafiosa. Processo da rifare  per Giuseppina Iacopetta, vedova di Fortunato Patania, condannata a 15 anni, Saverio Patania e Salvatore Patania, condannati a 15 anni, Giuseppe Patania che avrebbe dovuto scontare 16 anni, Nazzareno Patania, condannato a 12 anni e Bruno Patania condannato a 9 anni in Appello ma assolto in primo grado. Identica sorte per Andrea Patania, condannato a 9 anni in Appello; Caterina Caglioti, moglie di Nazzareno Patania, condannata a 12 anni; Cristian Loielo, 10 anni in Appello, Alessandro Bartalotta e Francesco Lopreiato, entrambi condannati a dieci anni. La Procura generale della Cassazione aveva chiesto la condanna per tutti gli imputati