Cronaca

Maltrattamenti a un bambino nella scuola di Mileto, il pm chiede sei condanne per le maestre

Il processo, scaturito dall'inchiesta Don Rodrigo, è ormai alle battute conclusive. Il verdetto è atteso per il prossimo 24 gennaio

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E' ormai alle fasi finali il processo che si celebra presso il Tribunale di Vibo Valentia nei confronti delle maestre della scuola materna di Mileto accusate di maltrattamenti nei confronti di un bambino. Il pubblico ministero ha chiesto ieri la condanna per tutte le insegnanti rinviate a giudizio. Il pm ha invocato 2 anni e 4 mesi di reclusione nei confronti Adriana Mangone, docente nella sezione in cui si trovava il bambino che sarebbe stato vittima dei maltrattamenti, e per Francesca De Liguori Cimino, al tempo fiduciaria del dirigente scolastico. Due anni di reclusione sono stati richiesti dal pubblico ministero, invece, per Maria Rosa Riso, Maria Teresa Spina ed Elena Magliaro; un anno ed otto mesi di reclusione per Anna Maria Veneziani. I difensori delle imputate (avv. Giuseppe Di Renzo, avv. Vincenzo Gennaro ed avv. La Scala ed avv. Crudo) hanno chiesto ovviamente l'assoluzione perchè il fatto non sussiste. Prossima udienza il 24 gennaio quando è prevista anche la sentenza.




L'inchiesta, denominata “Don Rodrigo”, aveva avuto inizio nel 2011 da un'informazione confidenziale ai carabinieri di Mileto, che riferiva di presunti maltrattamenti su minori perpetrati da alcune maestre della scuola per l'infanzia e, in particolare, nei confronti di un bambino che sarebbe stato spesso percosso a causa della sua vivacità. Successivamente, il 26 aprile, alla caserma veniva recapitato, in forma anonima, un plico contenente un Dvd sul quale erano impresse tracce audio-video che ritraevano l'interno di un edificio scolastico ed alcune donne nell'atto di rimproverare un fanciullo che piangeva. In poco tempo si era risaliti all'identità delle persone e al nome dell'edificio scolastico. E così la Procura aveva disposto l'attivazione di un servizio di videoriprese con l'installazione di sei telecamere nascoste che avevano confermato, a parere dell'accusa, le violenze nei confronti di Domenico A., i cui genitori si sono costituiti parte civile.

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