Appalti truccati e clientelismo alla Regione, l’amarezza di Gratteri: “La Calabria come l’Africa del Nord”

Dall'inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro emerge uno spaccato inquietante tra 'ndrangheta, pressioni politiche, funzionari regionali asserviti e corruzione

"Lande desolate". E' questo il nome dato all'inchiesta condotta dalla Guardia di finanza di Catanzaro che ha eseguito 16 misure cautelari notificando, tra gli altri, l'obbligo di dimora nel comune di residenza al presidente della Regione Calabria Mario Oliverio. Nel mirino della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro sono quindi finiti dirigenti della Regione Calabria, dipendenti pubblici, politici ed imprenditori accusati a vario titolo per corruzione, falso in atto pubblico, abuso d'ufficio e frode in pubbliche forniture. Al centro dell'inchiesta coordinata dal procuratore antimafia Nicola Gratteri le presunte irregolarità nella gestione e nella conduzione degli appalti per l'ammodernamento dell'aviosuperficie di Scalea, degli impianti sciistici di Lorica e nella successiva fase di erogazione di finanziamenti pubblici.




L'amarezza di Gratteri. Il pm della Procura distrettuale di Catanzaro avevano chiesto gli arresti domiciliari per Mario Oliverio ma il gip ha disposto una misura cautelare più leggera: l'obbligo di dimora nel comune di residenza. Un provvedimento che presuppone automaticamente la sospensione dall'incarico di presidente della Regione con le funzioni che passano al suo vice Russo. Nell'inchiesta c'è praticamente tutto: appalti pubblici, 'ndrangheta, aiuti politici, favori, giro vorticoso di denaro. Quanto basta per spingere Gratteri a paragonare la Calabria all'Africa del Nord: "Parlo con la tristezza nel cuore perché vedo questo rito che continuamente si verifica in Calabria: dover registrare quest'ennesima incompiuta, questo fallimento della ricostruzione della Calabria, che continua a essere, purtroppo ahinoi, l'Africa del Nord". Per il procuratore di Catanzaro "è spaventosa la facilità con la quale alti funzionari della Regione sono pronti e proni al potere dell'uno o dell'altro".

L'imprenditore "senza scrupoli". Giorgio Ottavio Barbieri, l'imprenditore romano 42enne considerato contiguo al clan Muto di Cetraro, è la figura centrale dell'operazione "Lande Desolate". Per la Dda di Catanzaro sarebbe "un soggetto senza scrupoli, alla guida di un'impresa priva di adeguate capacità tecniche e finanziarie per la simultanea e positiva realizzazione di lavori di particolare complessità (la costruzione e la gestione dell'aviosuperficie di Scalea, del comprensorio sciistico di Lorica e del parcheggio cittadino di piazza Bilotti a Cosenza), aduso a colludere con altre imprese, con i locali potentati mafiosi e con i pubblici funzionari".Così lo dipingono i magistrati della Dda di Catanzaro che portano ad esempio l'aviosuperficie di Scalea, in riferimento a cui, negli atti dell'inchiesta, si evidenzia la "cattiva e ritardata esecuzione dei lavori". Un'impresa, quella di Giorgio Barbieri, che sarebbe - secondo gli inquirenti - un punto di riferimento della famiglia di 'ndrangheta dei Muto di Cetraro. "Nel corso delle intercettazioni telefoniche e ambientali, e anche grazie alle dichiarazioni di due collaboratori di giustizia, in particolare Ernesto Foggetti, si conferma che la Barbieri costruzione è espressione della 'ndrangheta".

Operazione "Lande desolate". Dalle pagine dell'inchiesta emerge un vero e proprio sistema di potere dove ogni azione è guidata da un "mero tornaconto politico". Il presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio, avrebbe esercitato "pressioni indebite" sui dirigenti dell'assessorato regionale al Turismo, al fine di far ottenere all'imprenditore Gaetano Ottavio Barbieri la liquidazione di ingenti somme. Il finanziamento in questione si riferisce agli impianti sciistici di Lorica e l'intervento di Oliverio si sarebbe reso necessario a fronte delle perplessità emerse negli uffici regionali circa la mancata esecuzione di tutte le opere previste da parte dell'impresa di Barbieri, elemento legato, secondo a Dda, al clan Muto di Cetraro. "L'adozione, in extremis, del decreto di liquidazione appare - si legge nell'ordinanza del gip Pietro Carè - il frutto della convergenza di una serie di interessi, quello del privato Barbieri di vedersi sostanzialmente "anticipata" la provvista finanziaria necessaria a pagare materiali non ancora saldati e, spesso, neppure consegnati, e quello dell'apparato amministrativo-politico di portare a termine a tutti i costi un risultato di spesa sul Por 2007/2013, pena il rischio di disimpegno dei fondi e comunque di insuccesso politico". In tale contesto, scrive il magistrato, è "documentata l'ingerenza - certamente indebita perché in violazione del principio di separazione fra la funzione di indirizzo politico e quella di concreta gestione amministrativa - del Presidente Oliverio sui funzionari del Dipartimento Turismo" per indurli "ad una sostanziale rivisitazione delle proprie iniziali determinazioni". Secondo gli inquirenti, "il favore nei confronti del Barbieri acquista massima consistenza allorché, nonostante l'indebita percezione di capitale pubblico a fronte di opere ineseguite o comunque non funzionali, l'imprenditore riesce ad influenzare direttamente l'azione politico-amministrativa del Presidente della Regione, risultando il principale beneficiario - con un finanziamento aggiuntivo di 4,2 milioni di euro - della delibera di Giunta regionale n. 159 del 13.5.2016, con oggetto "utilizzo temporaneo delle risorse in conto residui", adottata su proposta del Presidente Oliverio".

Oliverio contro Occhiuto. Non ci sarebbe solo il finanziamento per l'impianto sciistico di Lorica "per mero tornaconto politico" nelle azioni che il governatore Mario Oliverio avrebbe compiuto in concorso con l'imprenditore Giorgio Barbieri, vicino al clan Muto, e con il direttore dei lavori dell'opera Francesco Tucci. Oliverio avrebbe agito "per ripagare Tucci e Barbieri che ne avevano assecondato gli interessi economici a Cosenza". Il tutto inoltre, anche per "rallentare strumentalmente i lavori pubblici", in alcune opere pubbliche di Cosenza, soprattutto quelli di Piazza Bilotti, "per per pregiudicare così sul piano politico-elettorale il sindaco uscente di Cosenza Mario Occhiuto".

Inchiesta aperta. Ma non finisce qui perché - secondo quanto riferito in conferenza stampa dallo stesso Gratteri - l'indagine andrà sicuramente avanti: "Dobbiamo approfondire e specificare meglio alcuni aspetti della vicenda".

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