Cronaca

Estorsione ai pescatori di Vibo Marina, chieste tre condanne per complessivi diciotto anni di carcere

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Il pm della Dda di Catanzaro ha chiesto sei anni e sei mesi per Rosario Mantino e Rosario Tavella e cinque anni e otto mesi per cinque anni e otto mesi per Fortuna

di MIMMO FAMULARO

Diciotto anni di carcere. E’ quanto ha complessivamente chiesto il pm della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro Annamaria Frustaci al termine della sua requisitoria che si è tenuta questa mattina dinnanzi al gup di Catanzaro Assunta Maiore nell’ambito del processo con rito abbreviato nei confronti di Rosario Primo Mantino, 42 anni (difeso dall’avvocato Sergio Rotundo); Francesco Fortuna, 23 anni (avvocato Giovanni Vecchio; e Rosario Pompeo Tavella, 27 anni (avvocato Gaetano Scalamogna). I tre imputati, tutti di Vibo Marina, sono accusati di estorsione ai danni di due pescatori, i fratelli Adriano e Francesco Gambardella, parti offese insieme al Comune di Vibo e alla Provincia di Vibo Valentia che hanno deciso di costituirsi parte civile. Il pm Frustaci ha chiesto sei anni e sei mesi di carcere per Rosario Mantino e Rosario Tavella mentre nei confronti di Francesco Fortuna sono stati invocati cinque anni e otto mesi di reclusione.

Rosario Mantino
Rosario Tavella
Francesco Fortuna

L’aggressione. I fatti risalgono al 13 giugno 2015, quando un membro dell’equipaggio di un motopeschereccio sottoposto a controllo, Francesco Gambardella, era stato aggredito e colpito violentemente da due persone armate di bastoni, poi scappate a bordo di un’auto guidata da un terzo soggetto. Teatro del pestaggio il porto di Vibo Marina. La vittima, un pescatore da poco rientrato da una battuta di pesca, fu costretto a ricorrere alle cure del personale sanitario del 118, nel frattempo fatto intervenire sul posto. Francesco Gambardella, sentito insieme al fratello Adriano, anche lui componente dell’equipaggio del peschereccio, in qualità di persona informata sui fatti della Squadra Mobile di Vibo Valentia all’epoca diretta da Tito Cicero, aveva denunciato l’aggressione subita, aggiungendo che la spedizione punitiva era da ricondursi alla pretesa da parte degli aggressori di ottenere parte del pescato “sotto forma di omaggio”, due tonni da circa 30 chili ciascuno. Richiesta che veniva, secondo le ipotesi di accusa, tutte le volte che si rientrava dalle battute di pesca.

Le accuse. L’attività di indagine, coordinata dai magistrati della Dda di Catanzaro diretta dal procuratore Nicola Gratteri e condotta dalla Squadra mobile di Vibo Valentia, è avvenuta sulla base di attività tecniche, l’escussione di testi e la disamina delle immagini videoregistrate dai sistemi di videosorveglianza all’interno del porto di Vibo Marina. Rosario Mantino sarebbe l’accompagnatore e il mandante, gli altri due gli esecutori materiali dell’aggressione. Tutti e tre – secondo l’accusa – si sarebbero avvalsi della “forza di intimidazione ed assoggettamento derivante dall’evocare la loro vicinanza alla criminalità organizzata di tipo ‘ndranghetistico operante sul territorio di Vibo (clan dei Piscopisani consorziato a quello dei Tripodi), sfruttando il cosiddetto metodo mafioso”.

Questura-di-Vibo-ValentiaPrima le minacce, poi le botte e la denuncia. A vario titolo sono accusati di estorsione, lesioni ed anche minacce. Non ritenendosi soddisfatti di quanto gratuitamente ricevuto dai pescatori e considerato “l’omaggio” dei Gambardella di modica quantità rispetto al loro “spessore criminale”, iniziavano le minacce proferite da Mantino all’indirizzo di uno dei due fratelli: “Ti ammazzo, avete dato pesce a tutti quanti, a cani e porci! Tu non sai chi sono io!” aggiungendo: “Ca a Vibo Marina comando io!” oppure “Adesso vado a prendere la pistola e ti sparo stasera!” facendo quindi intendere che “non erano stati rispettati”. Dalle minacce si è quindi passati all’aggressione vera e propria con calci, pugni e bastonate nei confronti di Francesco Gambardella, costretto a ricorrere alle cure dei sanitari del Pronto soccorso per contusioni ed escoriazioni varie. Un incubo terminato negli uffici della Squadra Mobile di Vibo Valentia le cui indagini hanno portato all’arresto dei tre presunti autori delle minacce e del pestaggio.

La sentenza attesa per il 9 marzo. Nell’udienza di questa mattina, oltre al pm Frustaci che ha avviato e completato la sua requisitoria con le richieste di pena nei confronti dei tre imputati, sono intervenute le parti civili e l’avvocato Scalamogna in difesa di Tavella. Il processo è stato quindi aggiornato al prossimo 9 marzo con le arringhe difensive degli avvocati Giovanni Vecchio e Sergio Rotundo e la sentenza. 

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