Economia & Società

L’INTERVENTO | Capitale…di che? La fotografia di una città in decomposizione

La riflessione dopo la bocciatura di Vibo Valentia, estromessa dalla speciale graduatoria già alle prime selezioni

di ROCCO TRIPODI

L’esclusione della candidatura di Vibo a Capitale della Cultura è stata generalmente accolta con sardonico, se non derisorio, distacco dai nostri concittadini. Non altrettanto, dai promotori del progetto che, con sdegno e collera, hanno polemizzato con i politici locali e regionali, a loro dire, colpevoli di non averli “sostenuti” per il raggiungimento dell’obiettivo.

Se “sostenere” è sinonimo di raccomandare, scavalcare, attribuirsi meriti, eccellenze, primati, riconoscimenti di cui non c’è traccia, in quella misera carcassa in stato avanzato di decomposizione che rimane della città, io non mi accodo. Sarò, invece, sempre con chi invocherà la delegittimazione di questa stessa classe politica autoreferenziale che, da decenni, si impone al solo fine di pompare il proprio ego smisurato, e di rinsaldare esclusive personalissime rendite di posizione. Ci spintonano, senza darci indirizzi e certezze, all’interno di una città murata senza più luce, impresentabile, declassata; una città dove quotidianamente si fa scempio della poca dignità rimasta agli uomini ed ai luoghi. Recentemente oltraggiata e vigliaccamente abusata con un attacco alla copertura, appena ultimata, dei ruderi del tempietto dorico, in loc. Cofino; per le modalità terroristiche (luogo di cultura, uso dei coltelli) e per la fredda e mirata esecuzione, riconosco – per lo meno io – motivazioni mafiose (intimidazione, diversa destinazione dei luoghi, speculazioni, altro …).

Le conseguenze, invece, di quel che può definirsi atto vandalico, si possono osservare in piazza Martiri d’Ungheria. Qui, per poter abbattere quattro palme morenti, sono state brutalizzate, con mezzi pesanti, piante ed aiuole; distrutti pozzetti dell’acqua; divelte o deformate ringhiere metalliche. Tutto sotto gli occhi di tecnici, assessori, guardie municipali, a garanzia di una corretta ed approvata esecuzione dei lavori. Per cui, non risultandomi alcun contenzioso con la ditta, ritengo che il ripristino dei luoghi spetti all’Amministrazione.

Ma, a distanza di venti giorni, la piazza, su cui affaccia il Municipio, continua a dare pubblica rappresentazione di “Vandalismo sistemico d’apparato”. “Non ci sono soldi!”. Questa cosa non si può più sentire: attingete alla improsciugabile cassa dei rimborsi, gettoni, arretrati, premi di produzione, di rendimento, e trasferte sempre a disposizione di politici voraci che fanno ressa sulla porta dell’economato, con, tra le mani, un tozzetto di pane mollicoso, a recuperare “restatine” con cui fare scarpetta. Questa è la città mancata capitale della cultura! Non basta una “spintarella” in più per accendere una luce, occorre lottare per tentare di riagganciare un collettivo riscatto da illuminare.

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