Cronaca

‘Ndrangheta, killer vibonesi per ammazzare Canale. Ecco come lo hanno ucciso (FOTO-VIDEO)

Le immagini dell'omicidio che sarebbe stato commesso da Nicola Figliuzzi e Cristian Loielo nell'agosto del 2012 a Gallico

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Al termine di complesse e articolate indagini coordinate la Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, i carabinieri dei Comandi Provinciali di Reggio Calabria e Vibo Valentia, supportati dallo Squadrone Eliportato Cacciatori “Calabria”, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale reggino, a carico di sei soggetti, ritenuti responsabili, a vario titolo dei reati di omicidio, illecita detenzione e porto di armi da fuoco, ricettazione, tutti posti in essere avvalendosi delle condizioni previste dall’art. 416-bis c.p. ed al fine di agevolare l’attività della ramificata organizzazione di tipo mafioso denominata ‘ndrangheta, ed in particolare della preminente articolazione territoriale denominata cosca “Condello-Chirico” di Gallico di Reggio Calabria.

Nomi. ln particolare, il gip del Tribunale di Reggio Calabria ha disposto l’applicazione della misura custodiale nei confronti di:

1. CALLEA Salvatore, nato a Oppido Mamertina il 2 luglio 1967;
2. FIGLIUZZI Nicola, nato a Soriano Calabro l’8 maggio 1990;
3. GIORDANO Filippo, nato in Belgio il 1° ottobre 1971, residente a Reggio Calabria;
4. IANNÒ Sergio, nato a Melito di Porto Salvo il 21 novembre 1972;
5. LOIELO Cristian, nato a Soriano Calabro il 24 settembre 1990;
6. MARCIANÒ Domenico, nato a Reggio Calabria 13 ottobre 1983,

L’agguato. Il 12 agosto 2011, alle ore 15, i carabinieri di Reggio Calabria rinvenivano riverso sull’asfalto — in via Anita Garibaldi a Gallico Superiore — il corpo senza vita di un uomo, successivamente identificato in Giuseppe Canale. Dai primi elementi raccolti, i militari constatavano che Canale era stato attinto da numerosi colpi d’arma da fuoco. Inoltre, sulla base dei primi accertamenti tecnici eseguiti sulla scena del crimine, veniva accertato che l’azione di fuoco — compiuta da due killer armati di pistola, giunti a bordo di uno scooter — aveva avuto inizio in un primo momento in piazza Calvario di Gallico Superiore, ove venivano esplosi i primi colpi, per poi concludersi in via Anita Garibaldi, luogo in cui veniva rinvenuto il corpo esanime del Canale. Durante l’azione di fuoco, uno dei proiettili esplosi aveva attinto in maniera accidentale alla coscia destra un passante, rimasto ferito, mentre alcuni fori provocati dai proiettili esplosi dai killer venivano rinvenuti su un tabellone presente all’esterno di un bar sito proprio all’interno della predetta piazza.  La complessiva ricostruzione degli eventi vedeva Canale, quindi, sfuggire al primo tentativo dei killer, correndo lungo la via Anita Garibaldi, ove, all’altezza del civico 221/A veniva raggiunto e, nel vano tentativo di sottrarsi all’agguato, scaraventava contro i propri inseguitori un contenitore di rifiuti presente ai lati della strada. Tale tentativo, tuttavia, non sortiva alcun effetto, giacché i due sicari riuscivano egualmente a raggiungerlo e ad  esplodergli contro numerosi colpi di pistola che lo attingevano mortalmente.

Le indagini. Immediatamente, gli investigatori del Nucleo Investigativo di Reggio Calabria avevano inquadrato la vicenda in uno scontro finalizzato al raggiungimento di nuovi equilibri criminali nella frazione Gallico di Reggio Calabria, area sotto il controllo della cosca “Condello”. In particolare, a seguito dell’arresto di Francesco Rodà, ritenuto reggente della locale di Gallico, il processo di ridefinizione degli equilibri interni alla cosca aveva interessato Domenico Chirico, esponente apicale dei “Condello” assassinato il 20 settembre del 2010, e lasciava presumere che potesse rientrarvi anche l’omicidio di Giuseppe Canale, pluripregiudicato scarcerato nel 2008 ed elemento di spicco della locale di Gallico. Peraltro, anche le attività di intercettazione del contesto criminale avvaloravano tale prima ipotesi: numerose conversazioni registrate, infatti, attribuivano  inequivocabilmente l’evento ad un regolamento di conti interno alla cosca.

La faida nel Vibonese. Successivamente, nel consentire la puntuale ricostruzione dei gravi fatti di reato inerenti una cruenta faida di ‘ndrangheta consumatasi a cavallo del 2011 e del 2012 nel territorio vibonese, le dichiarazioni di più collaboratori di giustizia fornivano incidentalmente chiari e precisi elementi conoscitivi – non solo tra di loro pienamente convergenti, ma anche assolutamente compatibili con quanto acquisito dai carabinieri che hanno svolto le iniziali attività di indagine sulla scena del crimine – in ordine all’episodio oggetto dell’odierno provvedimento, sia con riferimento alla fase esecutiva dello stesso, attribuita a Cristian Loielo, Nicola Figliuzzi e Salvatore Callea, sia con riferimento al ruolo di mandante, attribuito a Giordano, Marcianò e Iannò, che per l’esecuzione avrebbero corrisposto al Callea la somma fra i 10 e i 14mila euro.

Le perquisizioni. In tal senso, seguendo le indicazioni di un collaboratore di giustizia i carabinieri rinvenivano in Gallico, presso il parco della Mondialità, un revolver Colt, calibro 38 special con matricola obliterata, che — in virtù degli accertamenti esperiti dal R.I.S. di Messina — risultava essere quella utilizzata nell’omicidio Canale. All’esito delle operazioni odierne sono stati rinvenuti 1 fucile da caccia, 1 pistola cal. 7,62 e oltre duecento munizioni di vario tipo e calibro, oltre a 6 ordigni esplosivi artigianali, tutti posti sotto sequestro.

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