Cronaca

“Metauros”, il nipote del boss diventato avvocato e gestore degli “affari” del clan Piromalli (VIDEO)

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Dall’inchiesta “Porto” a quella “Metauros” passando per “Cent’anni di storia”, il nome di Gioacchino Piromalli jr non è mai uscito dai radar della Dda di Reggio Calabria

di FRANCESCO ALTOMONTE

Dall’inchiesta “Porto” a quella “Metauros” (l’antica Gioia Tauro) il nome di Gioacchino Piromalli jr non è mai uscito dai radar della Distrettuale antimafia di Reggio Calabria. L’avvocato, come è conosciuto nella Piana di Gioia Tauro e agli inquirenti, era riapparso dopo la condanna per associazione mafiosa nel maxi processo “Porto” nel 2008, quando la sua richiesta di riabilitazione costò il carcere, e il conseguente scioglimento dei Consigli comunali, a sindaco e vicesindaco di Gioia Tauro – Giorgio Dal Torrione e Rosario Schiavone, e quello di Rosarno Carlo Martelli. I tre uscirono puliti da quella vicenda, assolti dal procedimento aperto dalla procura antimafia nei loro confronti. 

Gioacchino Piromalli

L’affaire Piromalli La vicenda della riabilitazione di Gioacchino Piromalli, conosciuta come l’affaire Piromalli, confluì nella maxi inchiesta denominata “Cent’anni di storia”, operazione della Dda reggina contro i clan Piromalli e Molé di Gioia Tauro e sulla fine della loro storica alleanza criminale. L’avvocato era stato condannato nel processo “Porto” al risarcimento in solido ai tre comuni dell’area portuale (Gioia Tauro, San Ferdinando e Rosarno) che si erano costituiti parte civile nel procedimento. Tra il 2005 e il 2006, Piromalli chiese di poter risarcire i comuni attraverso non meglio precisate “prestazioni professionali”. I tre comuni tergiversarono in un primo momento, non rispondendo alle sollecitazioni del Tribunale di sorveglianza che chiedeva la disponibilità agli enti. Alla fine, Gioia Tauro e Rosarno si rimisero a quanto chiedeva il Tribunale e finirono nei guai. La vicenda si concluse con l’assoluzione degli amministratori e di Gioacchino Piromalli, nipote del boss Pino Piromalli.

Rifiuti e depurazione Secondo le poche notizie trapelate in conferenza stampa, in attesa del vaglio del gip che dovrà pronunciarsi sul fermo emesso dalla Dda, Gioacchino Piromalli in rappresentanza della sua famiglia gestiva direttamente e indirettamente l’inceneritore di Gioia Tauro, imponendo il “pizzo” anche alla società “Iam” che gestisce il l’impianto di depurazione della città del porto. Secondo il procuratore capo di Reggio Calabria Federico Cafiero de Raho, i Piromalli sarebbero riusciti a trasferire da Palmi (dove doveva essere costruito) a Gioia Tauro l’inceneritore, gestendolo poi attraverso imprese a loro riconducibili. 

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