Cronaca

“Robin Hood”, conclusi gli interrogatori di garanzia: Salerno risponde e si difende

salerno-4.jpg

 Si è invece avvalso della facoltà di non rispondere Gianfranco Ferrante, titolare del locale vibonese "Cin Cin Bar", comparso stamani davanti al gip di Vibo Valentia

Interrogatorio di garanzia questa mattina per le nove persone arrestate due giorni addietro nell'ambito dell'inchiesta "Robin Hood" che ha svelato i presunti rapporti tra politici e mafiosi finalizzati al voto di scambio e all'appropriazione di somme destinate al "Credito sociale".

Salerno risponde. Ha risposto per circa un'ora offrendo la sua chiave di lettura al gip nell'interrogatorio di garanzia, Nazzareno Salerno, destinatario con le altre otto persone di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere. L'esponente di Forza Italia, assistito dal suo legale di fiducia, Vincenzo Gennaro, ha precisato al gip di Verona, città nella quale si trova da qualche tempo, ogni singolo aspetto della vicenda che lo vede coinvolto. 

Gli interrogatori a Vibo. Si è invece avvalso della facoltà di non rispondere Gianfranco Ferrante, titolare del locale vibonese "Cin Cin Bar", comparso stamani davanti al gip di Vibo Valentia, assistito dall'avvocato Francesco Sabatino. Al contrario si è sottoposto alle domande del giudice Vincenzo Caserta, difeso dagli avvocati Giancarlo Pittelli e Francesco Iacopino, che nell'interrogatorio durato circa mezz'ora, nel carcere di Vibo, ha fornito la propria versione sui fatti che lo vedono coinvolto, contestando l'impianto accusatorio. Ha risposto al Gip anche Vincenzo Spasari, funzionario di Equitalia, assistito dagli avvocati Nicola D'Agostino e Angelo Spasari, così come Claudio Isola, difeso anche lui dall'avvocato Spasari.

Atti trasmessi a Catanzaro. Sia il gip di Vibo che quello di Verona, una volta conclusi gli interrogatori, si sono dichiarati funzionalmente incompetenti trasmettendo gli atti al collega di Catanzaro che ha emesso l'ordinanza dell'inchiesta denominata "Robin Hood" sulla scorta delle risultanze investigative di carabinieri e guardia di finanza, coordinati dalla Dda di Catanzaro.

Le accuse. L'inchiesta ruota attorno alla distrazione di fondi comunitari destinati al "Credito Sociale" che, a giudizio dei magistrati della Dda di Catanzaro, sono stati sottratti ai veri destinatari, ovvero alle famiglie più disagiate e utilizzati da ciascuno degli indagati per ragioni personali. Un piano ideato dall'ex assessore al Lavoro ed eseguito dai suoi più stretti collaboratori. Da Vincenzo Caserta a Pasqualino Ruberto, presidente della fondazione Calabria Etica. Un vero e proprio comitato d'affati che avrebbe fatto di tutto per esternalizzare il servizio, sottraendolo all'ente in house della Regione.  Operazione nella quale - secondo gli inquirenti - un ruolo prioritario sarebbe stato svolto proprio da Caserta. Sulla sorte delle persone arrestate non resta ora che attendere le decisioni del tribunale del Riesame. 

Più informazioni