Economia & Società

L’autostrada e quel viadotto “maledetto”, l’appello: “Alzate quelle barriere”

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A seguito dei due suicidi verificatesi nel tratto dell’A3 tra Pizzo e Sant’Onofrio, cittadini e automobilisti chiedono che il luogo venga protetto con barriere più alte

Greta Medini Una manciata di mesi soltanto e la tragedia si è riprensentata in tutta la sua drammaticità, nel punto esatto in cui il Vibonese si era scoperto improvvisamente “vulnerabile”, appena lo scorso settembre. In quello stesso punto, lunedì si è consumato un nuovo dramma con altri pensieri rimasti per sempre sospesi un attimo prima del tragico lancio. L’istantanea del momento con una macchina in sosta, in un caso come nell’altro, è la cicatrice indelebile di una ferita che Vibo conserverà nella sua memoria con più volti e diversi sentire. Le immagini dei soccorsi, disperati, urgenti, hanno tenuto con il fiato sospeso quanti hanno assistito dal punto più basso alle operazioni di rito. Ma la speranza ha dovuto lasciare il posto al silenzio rigoroso di una comunità rimasta attonita, per Sonia Pontoriero e per Greta Medini, entrambe lanciatesi nel vuoto dal viadotto dell’Autostrada che sovrasta Pizzo.

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Le barriere. Oggi la città riprende a parlare, si interroga sulle azioni da intraprendere per evitare che quel punto diventi il punto della morte. Secondo quanto scrive Gazzetta del sud in un articolo ben documentato, per il tratto più alto dell’A3 “Costiera di Pizzo”, dove delle barriere di protezione esistono già, automobilisti e cittadini invocano l’installazione di una sorta di “barriera a prova di salto”. Un meccanismo”di difesa” per evitare che il luogo divenga scenario di altre tragedie così drammatiche, di ferite così profonde.

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Le testimonianze. Cittadini e automobilisti del Vibonese, abituati per esigenze quotidiane a percorrere quel tratto di strada, sempre secondo quanto riporta Gazzetta del sud, vorrebbero che barriere più alte fossero installate, “per dissuadere per quanto possibile il compiersi di simili gesti estremi”.

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