Cronaca

‘Ndrangheta: catturato il boss latitante di Rosarno Marcello Pesce (FOTO-VIDEO)

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E’ ritenuto uno dei capi dell’omonimo clan e fra i ricercati più pericolosi. E’ stato anche presidente della locale squadra di calcio

Poliziotti dello Sco e della Squadra Mobile di Reggio Calabria hanno arrestato a Rosarno Marcello Pesce, 52 anni, boss della ‘ndrangheta tra i più pericolosi, ricercato per associazione di stampo mafioso. A darne notizia è il profilo Twitter della polizia di Stato. Il latitante era nascosto in un’abitazione al centro di Rosarno. Il blitz è scattato attorno alle 5 del mattino, quando si è avuta la certezza che il boss fosse proprio lì. Assieme a Pesce sono stati arrestati anche altre due persone con l’accusa di favoreggiamento.

Ndrangheta, catturato il latitante Marcello Pesce: il boss con la passione per il calcio

marcello-pesce-latitante-arrestatoLa cattura. Il boss di Rosarno, soprannominato “U Ballerinu”, era latitante dal 2010 a seguito dell’operazione denominata “All inside”. Marcello Pesce per diversi anni è stato anche presidente della squadra di calcio del Rosarno. E’ primo cugino di Antonino Pesce, detto “Testuni”, da anni in carcere e ritenuto il capo storico del clan insieme al defunto patriarca Peppino Pesce.

‘Ndrangheta, finita la latitanza del super boss: “Così come abbiamo catturato Marcello Pesce”

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Il profilo. Marcello Pesce avrebbe rappresentato il volto imprenditoriale dell’omonimo clan. Inseguito per anni dall’allora procuratore di Palmi, Agostino Cordova, era stato poi assolto dall’accusa di associazione mafiosa e traffico di droga in uno storico processo celebrato a metà anni ’90 e che aveva visto fra gli imputati anche il venerabile della loggia P2 Licio Gelli. Dopo l’assoluzione, Marcello Pesce aveva assunto un ruolo di primo piano nella vita sociale di Rosarno divenendo anche presidente della locale squadra di calcio, osannato e riverito non solo da parte della popolazione ma pure da parte dell’informazione che arrivò persino ad intervistarlo in Tv – quale presidente della locale squadra di calcio – in occasione dell’inaugurazione del nuovo campo sportivo. Sarebbe stato poi il socio occulto anche della Squadra di calcio del Sapri, tanto che nel 2011 la società è stata sequestrata nell’ambito della maxi operazione antimafia “All Clean” coordinata dalla Dda di Reggio Calabria congiuntamente a Guardia di Finanza e carabinieri. Marcello Pesce veniva indicato dall’accusa come socio occulto del Sapri, societá della quale era stato effettivamente un dirigente per alcuni mesi nella stagione 2005/2006, ricoprendo la carica di direttore generale. Una presenza durata poco, però, e dal giorno della sua uscita di scena dalla societá saprese di Marcello Pesce si erano perse le tracce in riva al Golfo di Policastro.

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La passione per la politica. Sul finire degli anni ’80 e nei primi anni ’90 si è inoltre direttamente interessato di politica e delle campagne elettorali sponsorizzando l’allora P.S.I. (partito socialista italiano), organizzando riunioni con politici socialisti calabresi di primo piano nella saletta riservata di un bar di Rosarno (LEGGI QUI: La carriera di Sandro Principe oggi arrestato e già coinvolto in altre inchieste). 

marcello-pesceLa latitanza. Dal 2010 si era dato alla latitanza per sfuggire alla nuova accusa di associazione mafiosa nell’ambito dell’operazione della Dda di Reggio Calabria denominata “All Inside” dove in primo grado è stato condannato a 15 anni e 6 mesi di reclusione, verdetto poi riformato in appello con una nuova condanna alla pena di 16 anni e 2 mesi.
Nel 2015, in considerazione dei possibili appoggi su cui conta anche all’estero, le ricerche sono state estese anche in ambito comunitario con un mandato di arresto europeo della Corte d’Appello di Reggio Calabria. Numerosi i precedenti: nel febbraio 1989 viene colpito da un mandato di cattura emesso dal Tribunale di Palmi per associazione mafiosa, l’anno dopo viene sottoposto alla sorveglianza speciale con divieto di soggiorno in Calabria, Basilicata e Puglia, nel dicembre 91 è raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere di Reggio Calabria in quanto ritenuto appartenente ad un’associazione mafiosa. Assolto dai reati di associazione mafiosa e violazione delle leggi sugli stupefacenti in un procedimento nato dalle dichiarazioni dei pentiti Giuseppe Scriva e Salvatore Marasco, e poi in un altro processo per rapina e detenzione di armi, nel 2002 viene arrestato nell’ambito dell’operazione “Gatto Persiano” per avere “promosso, organizzato e diretto la cosca Pesce, operante in federazione con il clan Albano di San Ferdinando. Del ruolo di Pesce hanno parlato diversi collaboratori di giustizia, tra cui Salvatore Facchinetti e Giuseppina Pesce, quest’ultima figlia di suo cugino Salvatore.